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Dl Ristori, 5 miliardi di aiuti: perché non sono stati usati per potenziare la Sanità?

Dl Ristori, perché questi 5 miliardi non si sono trovati a maggio? Perché ci si ostina a elargire ristori invece di spenderli per medici e ospedali?

Dl Ristori

Il premier Giuseppe Conte durante la conferenza

Nella nottata è stato firmato il cosiddetto Dl Ristori.

Ennesimo decreto che vede un massiccio intervento economico, circa 5 miliardi di euro, al fine di contrastare le indubbie perdite di tutte quelle categorie che a causa dei decreti di chiusura inevitabilmente avranno. Tutto ineccepibile. Se togli la possibilità di poter lavorare a coloro che hanno investito in questi mesi per garantire le misure di distanziamento o comunque gli toglie la possibilità di poter erogare il proprio servizio, è giusto provvedere ad un riconoscimento del mancato guadagno.
Dunque parliamo ancora una volta di spesa pubblica, ancora una volta di risorse economiche ingenti che vengono utilizzate per soccorrere, in qualche modo.
Secondo Patuanelli, ministro dello sviluppo economico ” aiuti dovuti dal governo a seguito delle chiusure anticipate “.

Dl Ristori, perché i soldi non sono stati trovati prima?

Parliamo di 5 miliardi di euro. Una cifra che nel bilancio andrà in debito, sui quali si pagheranno interessi e per i quali il governo ha forzato il sistema delle casse per reperirli.
Bene, ma perché questi 5 miliardi non si sono trovati a maggio?
Se fossero stati stanziati nel mese di maggio, anche forzando il sistema o meglio utilizzando il MES, magari si sarebbero potuti creare nuovi posti letto, nuove terapie intensive, nuovi padiglioni o strutture specificamente adatte alla gestione di pazienti covid.

Perché il fondo non è stato usato per potenziare la Sanità?


Si sarebbero potuti assumere nuovi medici, anestesisti, infermieri, operatori sanitari. E invece no! Ancora una volta nessuna programmazione, nessuna vera strutturazione del servizio sanitario. Nulla si è fatto in funzione della capacità di risposta alla malattia. Si preferisce ancora una volta mettere il cerotto sulla ferita. Un cerotto il cui costo è pari all’intero ospedale. La politica ancora una volta mostra il proprio limite. Si sono avuti 6 mesi per rispondere strutturalmente all’emergenza e invece no, si preferisce medicare, tamponare!


Ma perché ci si ostina a elargire ristori invece di oggettivizzare queste ingenti risorse?
E” troppo intuibile la cosa per non arrivare dentro ai palazzi della politica.
Ditelo ai malati oncologici che non si possono curare, ditelo ai malati di malattie patologiche cronico-degenerative che ogni giorno muoiono.
Non vi sono obbiettivi e strategie su ciò che non è casuale né isolabile.
E allora cosa pensare?


Non resta che “scivolare con la mente a banali conclusioni “, le strategie non devono infastidire le grandi lobby. La sanità è un business e questo deve rimanere. Perché se l’offerta della sanità viene migliorata, la sanità privata non potrà più avere la richiesta attuale. Perché se finita l’emergenza la sanità pubblica saprà rispondere alla necessità di fare una Tac o una risonanza magnetica nel giro di una settimana, la lobby della sanità privata non avrà più gli introiti di oggi. Ecco il circolo vizioso dentro cui la politica trasversalmente si deve muovere. Ditelo a quelli in piazza. Sono riflessioni, sono ragionamenti ma quelli erogati sono soldi veri!

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