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Damiano: “Smart working farà sparire straordinari e malattie brevi”

“E’ una rivoluzione, alla quale dobbiamo guardare dal punto di vista culturale, sindacale e legislativo”

smart working lavoro

Smart working

Con lo smart working in futuro “scompariranno gli straordinari, le malattie brevi saranno assorbite” e ci sarà un “aumento della produttività”. Questo porterà a “forti risparmi per le imprese”, che devono essere “regolamentati e redistribuiti”, anche a favore dei lavoratori stessi.

Il pronostico porta la firma dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, presidente dell’associazione Lavoro&Welfare, intervistato oggi dall’agenzia Dire a margine della giornata inaugurale di ‘Ambiente Lavoro’ (si apre domani).

Lo smart working, mette prima di tutto in guardia Damiano, “non è una nuova forma di flessibilità del lavoro a chiamata, a disposizione dell’imprenditore. E’ lavoro dipendente, che ha lo stesso contratto di chi lavora sempre in ufficio o in officina”.

Quindi quella persona “ha le stesse regole e la stessa paga di un normale lavoratore – insiste l’ex ministro – altrimenti potremmo immaginare che questa è una nuova forma di flessibilità che si aggiunge a quelle precedenti”.

Per questo, sottolinea Damiano, “sarebbe opportuno regolamentare nei contratti di lavoro questa nuova forma di attività”. Grandi imprese come Leonardo, Enel ed Eni, cita Damiano, hanno già previsto almeno il 30% di dipendenti in smart working nel futuro.

Le aziende così “possono risparmiare metà degli affitti sugli uffici e delle utenze”.
Dall’altra parte, lo smart working porterà allo stesso tempo anche “un incremento di produttività” da parte del lavoratore.
“Scompariranno gli straordinari – prevede Damiano – e le malattie brevi saranno assorbite dal lavoro domestico.

Home working

Quindi grandi risparmi aziendali, che vanno regolamentati e che possono essere redistribuiti un po’ per l’impresa e un po’ per il lavoratore.
Questo è un compito delle parti sociali”.
L’altra questione che emerge dallo smart working, avverte l’ex ministro, riguarda lo stipendio.

“Un tempo il lavoratore veniva pagato a ore – ricorda Damiano – ma col lavoro a distanza prevarrà il risultato. Quindi da un concetto di retribuzione legata a una prestazione si passa a una retribuzione in base al risultato.

E’ una rivoluzione anche questa, alla quale dobbiamo guardare dal punto di vista culturale, sindacale e legislativo”. L’aspetto positivo dello smart working, analizza poi l’ex ministro, “è che non si fa traffico, non si inquina, non ci si stressa, diminuiscono gli incidenti e si ha più tempo per la famiglia”.

L’aspetto negativo invece è che “manca la comunità e il contatto” col gruppo in ufficio e in azienda. La cosa importante, però, che “deve essere una forma mista. Lo smart working, o meglio l’home working, non è lavorare da casa, quello è il telelavoro – sottolinea Damiano – lo smart working è lavorare sia a casa sia in ufficio: non bisogna commettere errori”.

Tra l’altro, rimarca l’ex ministro, il lavoro a distanza riguarda solo “una porzione” delle attività lavorative, cioè quelle “di tipo intellettuale”, perché “non si può certo portare la catena di montaggio in camera da letto”, chiosa Damiano.
(San/ Dire) 

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