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Dalla condanna all’incarico, un altro guaio nella Roma di Marino

Isabella Cozza nominata commissario straordinario dell’Agenzia Capitolina per le Tossicodipendenze

Isabella Cozza. È lei, direttore del V Dipartimento alle Politiche Sociali del Comune di Roma, l’attuale commissario straordinario dell’Agenzia Capitolina per le Tossicodipendenze.

Un nome che a molti non dirà nulla, ma le immagini de Le Iene (qui il video) forse riporteranno alla memoria la sua figura. Meno conosciuta, invece, è la storia che la vede coinvolta, all’epoca in cui era direttore del Municipio II, negli incarichi decisi insieme all’ex presidente dello stesso Municipio Maurizio Saccone, senza che ne ricorressero i motivi previsti dalla legge di eccezionalità e temporaneità, per sei posizioni diverse, di cui 3 per ufficio stampa e 3 per consulente informatico. Risultato: la Corte dei Conti ha condannato la Cozza e Saccone a risarcire il Comune di Roma per gli importi erogati illegittimamente alle 6 persone di cui sopra. 7mila euro, questo l’ammontare in capo alla Cozza, che però dopo aver presentato appello contro la sentenza di condanna, ha chiesto ed ottenuto che l’addebito fosse stabilito nell’ammontare minimo di legge, nella misura del 30% dell'importo iniziale – istanza accolta definitivamente dalla Corte con decreto n. 13 del 14 maggio 2013: 2.127,58 euro, pari al 30% della condanna oltre interessi, oltre le spese di primo e di secondo grado (rispettivamente pari ad euro 137,75 e ad euro 43,86).

Proprio la Cozza, che si porta dietro questo curriculum è chiamata a gestire, ad oggi, l’Agenzia che la Giunta Marino vuole smantellare. E quale persona migliore della Cozza? Non sorprende infatti la scelta di un sindaco che ha dichiarato – senza mai scusarsi – di non saper come dire ai suoi figli di non assumere sostanze stupefacenti, dopo aver visto suonare i Rolling Stones.

All’Agenzia, invece, sapevano bene come fronteggiare l’emergenza tossicodipendenze, in tutte le sue forme. Eppure, nonostante risultati brillanti ottenuti dal giorno della sua nascita ad oggi, Marino vuole radere al suolo l’Istituzione di Roma Capitale, voluta, peraltro, dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra. Il processo di azzeramento era già stato avviato nell’ottobre del 2013, quando una memoria di Giunta stabiliva l’internalizzazione del servizio nell’ambito del Dipartimento alle Politiche Sociali. Poi, la riduzione dei servizi da 21 a 5, fino alla scelta di commissariare l’Act, affidandola alle mani della condannata Isabella Cozza, che dovrà quindi svolgere i compiti prima affidati al Consiglio d’Amministrazione e al Direttore.

Una conferenza stampa in via delle Vergini, sede dei gruppi consiliari capitolini, promossa da Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale – con la partecipazione del capogruppo in Campidoglio Fabrizio Ghera, del capogruppo alla Camera Fabio Rampelli, del coordinatore romano Andrea De Priamo, e dell'ex direttore dell'Act Massimo Canu – ha ripercorso la vita dell’Agenzia, un’istituzione elogiata “dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal presidente del Senato Pietro Grasso, e da altre importanti cariche dello Stato”.

L’Act, che nasce con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 96 del 21 maggio 1998, al fine di fornire  risposte adeguate a persone tossicodipendenti, mediante interventi di ascolto, accoglienza, sostegno, disintossicazione, recupero e reinserimento socio-lavorativo, “nel quadriennio 2009-2012 ha fatto registrare una riduzione dei morti per droga pari al 56% rispetto a quello precedente, corrispondenti a 155 vite salvate”. Un ruolo fondamentale, quindi, quello dell’Act nell’opera di ripristino della legalità e della trasparenza amministrativa nel comparto della cura delle tossicodipendenze.

Raffrontando i dati su Roma del quadriennio 2005-2008 e quelli 2009-2012, forniti dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, le morti per droga hanno subìto una riduzione pari al 56,8%, corrispondenti a 155 vite umane salvate. Nel primo quadriennio 2005-2008 la Città di Roma deteneva, fra tutte le Città Metropolitane, il triste primato di mortalità per droga, mentre, nel secondo quadriennio, c’è stato un radicale cambio di rotta che ha consegnato a Roma Capitale il primato di Città virtuosa per il contrasto all’uso di sostanze stupefacenti.

Dati destinati a cambiare drasticamente, dopo l’interruzione dei 15 servizi su 20. “Purtroppo ci troviamo di fronte ad una scelta scellerata – commenta il consigliere capitolino Ghera – una scelta ideologica. Ci sembra singolare che nonostante i risultati positivi raggiunti dall'Agenzia si sia deciso di chiuderla. La soluzione proposta dalla Giunta prevede la reinternalizzazione dei compiti e delle risorse dell'Act all'interno del Dipartimento Servizi sociali, a tutto svantaggio degli enti e dei cittadini”. Una scelta di carattere ideologico anche per Rampelli “in un’epoca in cui non ci sono più le ideologie. Questo sindaco – ha aggiunto – non è in grado di scindere le opinioni personali dagli interessi della collettività”. Secondo De Priamo, “l’amministrazione ha sbagliato gravemente e ha fatto male a non salvaguardare il percorso virtuoso dell'Agenzia. È un segnale di disattenzione verso il problema della tossicodipendenza”.

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