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Da droga a zucchero, in commissariato spariscono 31 kg di cocaina

La storia ha inizio nel 2011, nel Commissariato Fidene-Serpentara. A raccontarla è Oronzo Cosi ad ECG Regione Lazio

La cocaina che sparisce dal commissariato, la stanza Reperti con una chiave di troppo, due poliziotti allontanati, un pm chiamato ad indagare, poi arrestato per concussione, corruzione e rivelazione di segreti di ufficio. E un dirigente sopra le righe. Un intreccio di storie e di protagonisti, i poliziotti buoni e quelli cattivi, una vicenda che arriva fino ai giorni nostri. E che riguarda Roma.

Questa storia davvero assurda e tutta particolare, ha inizio nel 2011. Siamo nel Commissariato di Fidene-Serpentara. A detta di Oronzo Cosi, segretario nazionale UIL Polizia intervenuto ad ECG Regione Lazio, la trasmissione di Radio Cusano Campus, condotta da Andrea Di Ciancio e Roberto Arduini, è “un clima di terrore” quello che si vive all’interno di questo commissariato. Colpa di un dirigente, parrebbe, tale nel nome, ma non nei fatti.

Siamo nel 2011, dicevamo, e all’interno del Commissariato di Fidene-Serpentara, sembra scoppiare un litigio tra due colleghi, con incarichi diversi tra di loro. Nel momento in cui viene richiesto di fare rapporto sui fatti, “il dirigente si schiera da una parte e pretende che tutti rilascino le stesse dichiarazioni” – spiega Cosi. Ma non tutti si adeguano a questa richiesta grave e folle. Non lo fa un assistente capo – che  più in là, in questa storia, incontreremo nuovamente – che decide di fare la sua relazione indipendentemente dalle indicazioni del dirigente, riportando i fatti per come li ha visti, con oggettività. A questo punto, l’assistente capo viene puntato e convocato nell’ufficio del dirigente, il quale lo trattiene per almeno 5 ore al suo cospetto.

Risultato? Uno dei due ispettori coinvolti nel litigio, e l’assistente capo vengono allontanati dal Commissariato. Insieme a loro anche il verbalizzante, ovvero quello che aveva assistito all’interrogatorio-fiume tra il dirigente e il ‘poliziotto ribelle’.

L’assistente capo finisce dritto in archivio, svuotato di ogni sua precedente competenza. Da questo archivio non si sposta, tranne un giorno. Chiamato a fare una sostituzione, insieme ad un suo collega, effettua gli ordinari controlli sul territorio – “Un territorio che lui conosceva molto bene”, commenta Cosi, sottolineando la professionalità e competenza del poliziotto.

Proprio nel corso di questi controlli, viene notata una macchina in sosta, nei pressi di un locale “dove evidentemente era frequente la presenza di spacciatori”, spiega Cosi. Effettuati gli accertamenti del caso, si scopre che la macchina è rubata, e immediatamente parte la perquisizione all’interno del mezzo. Agli occhi dei due poliziotti, si presentano 30 panetti ben sigillati. Questi panetti vengono presi e portati al Commissariato. Il dirigente autorizza i due a far sottoporre questi panetti al narcotest. Viene quindi effettuato il primo esame, e l’esito è quasi scontato: i panetti corrispondono a 31 kg di cocaina.

A questo punto, in attesa di ulteriori accertamenti, e con un’indagine in corso, è necessario custodire bene questa merce. “Ma noi non abbiamo locali idonei a mantenere questo materiale sequestrato” – commenta ancora Cosi, che punta il dito, ancora una volta, contro il dirigente. “Un bravo dirigente – rivela – dovrebbe chiamare il giudice di turno o il pm di turno e chiedere di far depositare il materiale presso i loro Uffici. Stiamo parlando di 31 kg di cocaina, non di un’arma utilizzata per uccidere”. E invece, i due colleghi, tra cui l’assistente capo, riportano indietro il materiale e, su indicazione del dirigente, lo chiudono nella Stanza Reperti. Della quale, “sembrerebbe – spiega ancora Cosi – ci siano due chiavi”.

Si arriva così al momento in cui il pm stabilisce che un suo perito debba effettuare il narcotest definitivo. Altri due operatori – quindi non più l’assistente capo di prima, che esce definitivamente dalla storia – prendono il materiale e lo sottopongono all’attenzione del perito. Colpo di scena: i 31 kg di cocaina si sono trasformati in 31 kg di zucchero. Zucchero.

Al momento le indagini sono in corso. Ma il dirigente è già finito nell’occhio del ciclone a seguito della denuncia alla Procura da parte dell’assistente capo, visto il suo comportamento scarsamente etico e professionale. Per quanto riguarda i 31 kg di cocaina trasformati in 31 kg di zucchero la verità giudiziaria deve ancora essere affermata. Ma, come se non bastasse, nella vicenda entra in scena l’ex pm antimafia Roberto Staffa, che indaga sui due poliziotti, rinviandoli a giudizio, per il sequestro di cocaina. Ricordiamo che Staffa, è salito agli onori delle cronache  perché coinvolto in alcuni scandali, tra cui “favori in cambio di rapporti sessuali” per aiutare un boss – come titolavano negli anni scorsi molte testate nazionali.

Nel frattempo, il dirigente ‘incriminato’ rimane al suo posto, nonostante tutto. E Cosi si chiede come questo sia possibile, e soprattutto, chiede quale sia il motivo reale dell’allontanamento dei 3 poliziotti dal Commissariato. Una vicenda assurda, che non appare conclusa. Altro che ‘amaro in bocca’, con 31 kg di zucchero non resta l’amaro. Restano rabbia e sconforto.

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