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Covid-19, la comunità sorda denuncia: “Non possiamo accedere alle informazioni”

“Fondamentale il ruolo dell’interprete ma anche dei sottotitoli per un accesso completo di tutti alle informazioni”

Il discorso del 12 marzo del presidente Conte non è stato accompagnato da un interprete Lis (Lingua Italiana Segni) e questo ha suscitato proteste, per via della mancata attenzione a quel diritto all’informazione che dovrebbe ormai essere riconosciuto a tutti. Abbiamo parlato con Agnese Arganini, interprete Lis e assistente alla comunicazione, la quale ci ha denunciato una situazione di grave esclusione sociale per le persone sorde in italia.

“Innanzitutto vorrei dire che la polemica a cui fa riferimento si inserisce in un contesto di grande arretratezza sociale ed etica nel nostro paese, che è la mancata attenzione e la carenza di conoscenze, per ciò che concerne la comunità sorda. A partire dal fatto che le persone sorde vogliono essere chamate sorde, e non non udenti o sordo-muti. Lei pensi che, anche in tempi senza alcuna crisi sanitaria, i sordi hanno accesso solo all’emittente Rai, e solo per pochi telegiornali che durano qualche minuto: questo significa anche che penalizzano l’approfondimento e condensano poche informazioni trattate in modo superficiale e sbrigativo. Siamo dunque lontanissimi anche rispetto ad altre nazioni europee ad un’equità di opportunità.

Le persone sorde che frequento mi fanno notare che nonostante paghino il canone come tutti i normo udenti, sono pochissime le trasmissioni che possono seguire. Ciò che mi viene detto da loro non è il rifiuto di pagarlo, ma la richiesta di poter accedere anche loro ai programmi di informazione, spettacolo e intrattenimento.

La Lis (Lingua Italiana Segni) non viene rconosciuta ufficialmente come lingua e questo crea molti problemi di diverso tipo, sopratutto nel riconoscimento di diritti all’informazione. Il solo fatto che lei, ad esempio, stia parlando con me e non con una persona sorda, esplicita meglio di qualsiasi altro argomento, ciò che le sto dicendo. Noi interpreti dovremmo essere un tramite trasparente, un ponte tra lei che è udente e la comunità sorda. Invece lei sta parlando con me che sono udente e non con un diretto interessato, questo perché in Italia non c’è una vera ed efficiente politica di inclusione sociale per i sordi”.

Per quanto riguarda le proteste relative ai discorsi del Premier Conte?

“I miei amici sordi mi hanno inviato le loro proteste e la loro amarezza perché già nel primo discorso di Conte del 12 marzo, per la prima chiusura, non era presente la figura dell’interprete Lis (Lingua Italiana Segni). Si è mobilitato l’ENS Ente Nazionale Sordi, con una lettera che ha avuto tantissime adesioni e anche degli effetti; infatti il 21 marzo era presente Susanna Di Pietra, presente anche alle 18:00 per il bollettino della Protezione Civile. Il problema questa volta è che in alcune reti è stata inquadrata e in altre no; potremmo dire che la comunità sorda si è sentita quasi presa in giro per questo modo confuso e poco serio di garantire la fruibilità delle notizie.

Ciò che davvero ci tengo a dire è che non è indispensabile solo il ruolo dell’interprete, soprattutto in un momento come questo in cui tutti abbiamo estremamente bisogno di essere aggiornati, ma anche dei sottotitoli. Per garantire un’accessibilità completa occorrono interprete e sottotitoli in compresenza. La comunità dei sordi è infatti estremamente variegata: ci sono sordi che non conoscono la Lis, sordi bilingue, sordi che lo sono da poco e non hanno ancora imparato questa lingua, o magari sordi anziani che non la apprenderanno mai per difficoltà dovute all’età. Alcuni colleghi si sono attivati per offrire dei video su youtube come azione volontaria di solidarietà, ma certamente il diritto alle pari opportunità sociali non può essere un compito di civiltà delegato al volontariato. Interprete e sottotitoli sono un diritto non più rimandabile”.

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