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Covid-19. Da Fabio Fazio sino al papa, dilaga la fiera dei buoni sentimenti

Decenni di consumismo sfrenato e adesso oplà: ci ammanniscono la celebrazione degli affetti e delle piccole cose

Fabio Fazio - mani intrecciate e sorrisetto

Fabio Fazio

Per il vaccino anti Covid-19 c’è ancora da aspettare. E non si sa quanto. In compenso, si fa per dire, fioccano le pillole… di saggezza. Dispensate da ogni sorta di personaggi mediatici.

Tutti, o quasi, a spiegarci quanto sia importante, in questi tempi difficili e incerti e finanche ansiogeni, trasformare le costrizioni obbligate in occasioni proficue di riflessione. Di ripensamento. Di riscoperta.

Riscoperta – ohibò – delle piccole-grandi cose dell’esistenza. Che di solito – doppio ohibò e pensoso ahimè – avevamo purtroppo trascurato. E che invece – triplo ohibò e ritrovato orgoglio patriottico, con inno di Mameli in sottofondo e sguardo severo, ma paterno, di Mattarella a reti unificate – dovremmo proprio recuperare.

I più, per fortuna, si limitano a lanciare i loro inviti all’interno delle solite interviste ad ampio raggio. “Arte varia”, come si diceva una volta. Coloranti ed eccipienti, come si usa tuttora nei farmaci.

Qualcuno si spinge oltre e azzarda il monologo. Non troppo lungo, per carità, che la maggior parte dei cari connazionali (e del gentile pubblico) tende a distrarsi nel giro di due o tre minuti. Mettendo così a repentaglio l’efficacia del sermoncino. Ma poiché l’ora è solenne, e il coraggio è d’obbligo, figurarsi se un uomo della tempra di Fabio Fazio poteva tirarsi indietro.

Giammai. E infatti, lunedì scorso, eccolo firmare un articolo uscito su Repubblica, con attacco in prima pagina e titolo quanto mai promettente: “Tutte le cose che sto imparando dall’isolamento”. Vero: “tutte” è altisonante ma vago. E quindi chiariamolo subito: mica sono tre o quattro pensierini buttati lì. Macché. Trattasi di ben 15 osservazioni/conclusioni che vengono elencate, e numerate, punto per punto. E che in un caso – tra poco vedremo quale – hanno suscitato l’interesse del papa.

Il quale, nell’intervista apparsa oggi ancora su Repubblica, ne loda l’acume. Ne trae ispirazione. Ne raccoglie il messaggio.

Confermandosi così, ancora più di Wojtyla, un grandioso papa-pop.

Dalla patristica alla mediatica.

Dai Padri della Chiesa ai nipotini della tivù.

Dalle Confessioni di Sant’Agostino alle considerazioni di san Fabietto.

Speriamo in Dio…

L’incipit di Fazio non si può non riportare, limpido e volenteroso qual è. Problematico e risoluto al contempo.

Punto 1: Devo rimettere in ordine la mia scala di valori per scoprire quel che veramente è importante. Punto 2: Quando tutto ciò sarà finito, devo attenermi alla suddetta scala di valori.

Senza nulla togliere al resto, che potrete godervi da soli, saltiamo però al passaggio che è tanto piaciuto a Francesco. E che è collocato proprio nel mezzo del Quindecalogo.

Punto 7: È diventato evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua.

Come no? Se la Sanità italiana è stata prima spolpata per decenni e poi pesantemente ridimensionata per fronteggiare i buchi, anzi gli abissi, di bilancio, la responsabilità principale è degli evasori senza nome. Mica degli amministratori con nome e cognome che hanno perpetrato il saccheggio e che, non essendosi certo nominati da sé medesimi, erano stati messi ai posti di comando dai politici di turno.

A Fabio Fazio sfugge. Il papa-pop gli va dietro: «Questa cosa – afferma – mi ha molto colpito». L’intervistatore, Paolo Rodari, si guarda bene dall’approfondire.

D’altronde, come da curriculum sul suo sito personale, non è facile stabilire dove finisca il buon fedele e dove cominci il bravo giornalista, o viceversa: “dopo la laurea in scienze politiche all’Università Cattolica di Milano ho ottenuto il baccalaureato in filosofia e teologia presso l’Università Lateranense e successivamente la licenza in teologia fondamentale presso l’Università Gregoriana. Ho iniziato l’attività giornalistica al Riformista. Nel 2009 sono passato al Foglio e nel 2013 a Repubblica dove tuttora lavoro con incarico di vaticanista”.

Amen. Chiedere chiarimenti sarebbe scortesia, evidentemente, e la parola del papa si può solo ascoltare con la dovuta deferenza. Accogliendola senza replicare. E semmai meditandola in seguito e in solitudine e in silenzio (con il cilicio o senza a seconda dei gusti, o delle manie).

Di qua il laico Fazio, ancorché fervoroso come un chierichetto servizievole, e i tanti altri che non mancano di interpretare il loro ruolo di star dello spettacolo e dello sport che sanno essere anche sagge e solidali. Che esprimono vicinanza alle persone qualsiasi e non si discostano di una virgola dalle versioni ufficiali.

Di là, o se preferite lassù, il cosiddetto pontefice che cerca di dare un crisma metafisico a un sistema, innanzitutto economico, che di spirituale non ha nulla.

Chiede Rodari: «Santo Padre, cosa ha domandato quando è andato a pregare nelle due chiese romane?».

Risponde Francesco: «Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo».

Ma il Signore, a quanto risulta, ci sta ancora pensando. Sai com’è: la sua holding è immensa e gli impegni, spesso, lo trattengono altrove.

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