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Coronavirus, primo italiano contagiato in gravi condizioni: ha infettato la moglie

L’uomo, 38 anni, è in terapia intensiva, intanto in Toscana arrivati in 1300 dalla Cina

Il primo paziente italiano, contagiato dalla Sars-CoV-2 tramite una persona di ritorno dalla Cina, ma senza essere stato in Cina lui stesso, è un 38enne lombardo. Si è presentato ieri sera, giovedì 20 febbraio, al pronto soccorso di Codogno (Lodi), a causa di una grave insufficienza respiratoria. È dunque all’ospedale Sacco di Milano, ricoverato in terapia intensiva, in prognosi riservata. I medici affermano che le sue condizioni sono molto gravi.

L’uomo sarebbe stato a cena con una persona appena rientrata dalla Cina a fine gennaio e la comparsa dei sintomi avrebbe avuto luogo 16-18 giorni dopo, un tempo considerato di qualche giorno più lungo di quello pensato finora che arriva circa a 14-15 giorni di incubazione. 

È arrivata anche la brutta notizia che l’uomo ha già contagiato anche sua moglie e una terza persona. Salgono quindi a tre i casi di Covid-19 in Lomardia. 

Il personale sanitario e scientifico sta lavorando anche alla ricostruzione dei suoi movimenti e delle sue frequentazioni, per controllare coloro che potrebbe aver infettato a sua volta. 

La situazione in Toscana

Sono 2500 le persone di rientro dalla Cina nella regione, erano partitti per festeggiare il Capodanno Cinese ma sono stati bloccati alle frontiere e negli aeroporti. L’azienda sanitaria ha dichiarato che sono già 1300 i cittadini cinesi rientrati e che sono in isolamento volontario, monitorati da Dipartimento di Prevenzione. 

La Toscana ha deciso di attrezzarsi in sinergia con il consolato cinese attivando un ambulatorio di screening e di assistenza dedicato solo al test sul coronavirus e la pratica di isolamento volontario nel proprio domicilio. 

Nei giorni scorsi vi erano stati attriti tra il virologo Roberto Burioni e il presidente della regione Enrico Rossi. Burioni dichiarava infatti che fosse un azzardo affermare che la quarantena non fosse necessaria, mentre Rossi, secondo Burioni sottovalutava il rischio.

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