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Coronavirus, Asti: cose di questo mondo. Non sarò la stessa di prima

Non sarò e non voglio essere la stessa di prima, una parte di Umanità non è più con noi

Coronavirus, Asti

Coronavirus, Asti

Due mesi fa la provincia astigiana è stata definita zona rossa, insieme a molte altre del nord Italia. Coronavirus, Asti ai primi di maggio 2020 è ancora nella stretta dell’epidemia virale.

Riflessioni di una scrittrice sui giorni del coronavirus ad Asti

Non sono cose dell’altro Mondo; no, sono cose proprio di questo nostro Mondo. Questa frase, almeno una volta nella vita, l’abbiamo pronunciata tutti, a indicare un accadimento al quale noi ci sentivamo estranei, anche colti da un certo disappunto.

L’impensabile, l’inimmaginabile questo altro Mondo, ora è qui tra noi e ha un nome, Coronavirus, nome generico, Sars-Cov-2, 2019-nCov, Covid 19. Tanti codici per identificare il virus che ha cambiato la Vita all’umanità di questo anno 2020. 

Virus, dal latino veleno. In biologia si definisce tale un gruppo di organismi di natura non cellulare che non hanno metabolismo autonomo. Di conseguenza hanno una vita parassitaria, necessitando di una cellula ospite obbligatoriamente per esistere e riprodursi.

Questa è la scienza a spiegarci con lucidità, quella che alla maggior parte di noi manca, noi figli di approssimazione e raccapricciante disinvoltura verso tutti e tutto.

Mascherine che coprono bocche troppo spesso urlanti di parole volgari

In questi anni di vuoti riempiti da autoaffermazione personale ecco che la fragilità dell’uomo appare nella sua evidenza indiscutibile. 

Tutte le abitudini, quelle sfacciate, quelle maleducate, quelle insensate dovrebbero fare i conti almeno una volta con l’urgenza del rispetto reciproco.  

Ma la fragilità del Mondo nasce proprio da quell’equilibrio irrisorio fatto di opposti che si fronteggiano, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, la disciplina e la sopraffazione, per non scrivere di compassione e indifferenza.

Si direbbe che la legge di contrappasso dantesca abbia trovato ragion di esistere ora in quel girone infernale che si chiama COVID19. Adesso siamo qui, sotto lo stesso virus, con mascherine che coprono bocche troppo spesso urlanti di tante parole volgari e insensate.

Siamo qui con guanti che coprono mani troppo spesso macchiate di sangue, distanti gli uni dagli altri, alcuni, immemori di quanto la vicinanza avesse valore.  

Incapaci di lasciare da parte giudizi e urla, almeno per questa volta

Siamo qui chiusi nelle nostre case, fortunati, mentre altri non hanno riparo e non l’hanno mai avuto. Da folla insensata siamo ora divenuti sparuti esseri in balia di un silenzio assordante.

E siamo qui e seppur a testa bassa, tutti a lamentarci come esseri umani incapaci di autodeterminazione e autoregolamentazioni, incapaci di lasciare da parte giudizi e urla, almeno per questa volta.

Quanti usciranno da questa quarantena inchiodandosi al cuore una evidente considerazione? Che I fragili sono sempre stati e saranno solo presi in considerazione e notati quando saranno falcidiati.

Perché così è sempre stato e sempre sarà. Questa quarantena non l’ha smentito. Molti usciranno da questa esperienza diversi; auspicare che tutti lo diventino sarebbe inverosimile.

Coronavirus, Asti

Nessuna sanificazione e nessuna protezione, mascherina, guanti, distanza sociale potrà salvarci dagli errori commessi anche questa volta. 

Personalmente mi affaccerò al Nuovo in silenzio, rispettosa del dolore vissuto, delle morti soffocate, delle sepolture in solitudine.

Non sarò e non voglio essere la stessa di prima, una parte di Umanità non è più con noi. Un senso di solitudine si è appropriato del mio petto che stenta a trattenere gli occhi da lacrime per le tante Vite perse sotto questo cielo. (Monica Tedeschi)

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