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Con le unioni civili Ignazio Marino tenta di recuperare consensi

L’annuncio del sindaco: “Riconosceremo i matrimoni tra omosessuali celebrati all’estero anche a Roma”

Non perde occasione il sindaco Ignazio Marino per premere l’acceleratore in tema di riconoscimento dei diritti civili. Dopo aver chiuso l’accordo con il suo collega statunitense, Edwin Lee, sindaco di San Francisco, in merito ad un gemellaggio tra i due Gay Pride cittadini, il primo cittadino di Roma Capitale torna a parlare di riconoscimento nell'Urbe Eterna dei matrimoni tra omosessuali celebrati all’estero.

Lo aveva già fatto durante un dibattito organizzato da SEL lo scorso Giugno, in occasione del quale aveva sottolineato l’importanza di aver partecipato, insieme a tutti i presidenti dei Municipi di Roma, al Pride 2014 – solo un anno prima, invece, aveva fatto registrare la sua assenza per non meglio precisati motivi familiari. Una scelta che, probabilmente, a lungo andare gli sarebbe costata molto in termini di consensi elettorali, che pure, nel corso del tempo, ha perduto. La sua posizione, poi, era stata ribadita dal palco del Gay Village.

E così, oggi, a margine di una conferenza in Campidoglio sulla presentazione del progetto di illuminazione artistica dei Fori, Marino ha dichiarato: “Ho chiesto ai partiti politici e al presidente dell'Assemblea capitolina Mirko Coratti che si avvii il processo per il riconoscimento dei matrimoni contratti all'estero, sia di eterosessuali, sia di omosessuali, di coppie che si trasferiscono a vivere qui perché penso sia una normale procedura di civiltà”.

Ma il sindaco Marino non si ferma qui e detta delle linee guida anche al Governo: “Ci sono altre azioni che devono essere intraprese in Italia: va ricordato che insieme alla Grecia siamo l'unico Paese nell'Unione europea senza leggi sulle unioni civili. Credo – ha concluso – che davanti a una situazione di così grave ritardo sia imporatante che il Parlamentro doti il paese di una legge al più presto”.

Viene il dubbio che si tratti dell’ennesimo spot elettorale. Il Campidoglio infatti ha avuto a disposizione addirittura una settimana intera ad hoc, la Settimana Rainbow, oltre che più di un anno di governo della Capitale, per calendarizzare la delibera sulle unioni civili, appuntamento puntualmente disatteso. Non solo, con mozione n. 63 del 20 ottobre 2013, era stata fissata una riunione di Consiglio straordinario prevista per il 15 Maggio, dedicata ai temi dell’omofobia, della formazione, dell’HIV e delle famiglie e aperta alle Associazioni LGBT. Saltata anche quella.

Nel frattempo, ci aveva pensato il consigliere Riccardo Magi, radicale eletto in Lista Civica Marino, a provvedere ad una raccolta firme tra i consiglieri di maggioranza e opposizione per depositare la richiesta di convocazione dell’Assemblea capitolina per la discussione della delibera sulle unioni civili. Magi, però, constatava “la latitanza del gruppo del Pd, maggior azionista della maggioranza, rispetto a due temi su cui il consenso tra gli elettori democratici, e nel Paese in genere, è ormai radicato”.

E infatti, il sindaco Marino ha costruito la sua campagna elettorale sui pilastri, soprattutto, della mobilità e dei diritti civili. Al di là delle opinioni di merito sulle unioni civili, il dato è uno: a più di un anno dalla sua elezione, è ormai chiaro che anche gli appuntamenti con i suoi elettori sono naufragati, come naufraga Roma ogni volta che piove. E allora ecco intervenire i soccorsi per arginare le emergenze, ma c'è poco da fare: il nostro sindaco è (sempre più) solo.

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