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Cinema: il Maigret di Depardieu affascina, in una Parigi anni quaranta ricostruita nel dettaglio

Quanti commissari Maigret conosciamo prima di Depardieu? Gino Cervi, apprezzato anche da Simenon, Jean Gabin, Bruno Cremer, Rowan Atkinson

Maigret, il manifesto del film con Gerard Depardieu

Maigret, il manifesto del film con Gerard Depardieu

Quanti commissari Maigret conosciamo? Andando a braccio, parecchi. Si comincia, e non potrebbe essere diversamente, dal nostro Gino Cervi, apprezzato anche da Simenon, nella Parigi bianco e nero degli sceneggiati RAI. Si passa poi, e come non si potrebbe, a Jean Gabin, per andare poi a Bruno Cremer e all’improbabile Rowan Atkinson.

Cosa si può dire di nuovo quindi sul personaggio del commissario parigino, qualcosa che possa giustificare un nuovo film? Ebbene Leconte ci è riuscito con la complicità artistica di un Depardieu monumentale non solo per stazza, ma anche per carisma. Un film dalle tinte scure, notturno, con un Maigret che non ha la bonarietà di un Gino Cervi, né i modi spicci e risoluti di Jean Gabin.

Il Maigret di Depardieu è un personaggio che nasce e vive nell’ombra, un gigantesco monumento pieno di misteri, un golem che vaga per le strade di Parigi e si commuove per l’omicidio di una giovane e bellissima ragazza sconosciuta. E non sarà facile darle un’identità: il commissario dovrà percorrere una strada fatta di piccoli indizi e scoperte quasi casuali, dettate dal suo intuito e dall’esperienza, qualcosa che oggi è stato sostituito dall’analisi del DNA e dalle intercettazioni telefoniche.

Eppure questo Maigret sa anche essere spietato e, nonostante provi un affetto quasi filiale per la giovane sbandata che incontra e scopre a rubare in un mercatino, non esiterà ad usarla come esca per scoprire i responsabili dell’omicidio. E sarà proprio con lei che riuscirà a risolvere il caso con un colpo di scena psicologico che da lui non ci saremmo aspettati. Il Maigret di Depardieu parla poco, è un uomo tormentato, una montagna di esperienze e ricordi che mette soggezione, impossibile resistergli.

Il suo metodo investigativo è fatto di pazienza, esperienza e intuizione, lento, ma inesorabile ed è questo che fa capire ai suoi sospettati che non mollerà mai ed è il motivo che fa loro paura. Un nuovo Maigret, sicuramente irripetibile, una grande idea più che una grande interpretazione, in una Parigi anni quaranta ricostruita con una cura quasi maniacale per il dettaglio. Scenografie e colori caldi, atmosfera crepuscolare, un film forse troppo breve se vogliamo trovare un difetto, dipinto più che fotografato.

Ci sarà un numero due? Lo spero proprio. Il Maigret di Depardieu affascina, affascinano le cose che vogliamo sapere di lui e quello che vorremmo sapere del suo passato. Veramente ottimi tutti i protagonisti, incantevoli le ragazze e molto somigliante alla nostra Andreina Pagnani, la moglie francese del commissario (un caso? Forse no…). Un film per tutti ma non da tutti. Devo essere sincero. Lo voglio tutto per me. Non andate a vederlo, sono geloso.

Alberto Garavello