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Chiude la Casa di Cura Ancelle Francescane del Buon Pastore

Un sit-in del NURSIND contro le responsabilità della proprietà

Un sit-in di protesta a firma del sindacato di categoria NURSIND contro la momentanea chiusura della Casa di Cura Ancelle Francescane del Buon Pastore, sita in via di Vallelunga a Roma. Ma facciamo un passo indietro.

La Regione Lazio ha emesso, nei confronti della Casa di Cura Ancelle Francescane del Buon Pastore, di proprietà dell’omonimo ente religioso, il Decreto n. U00294 del 24 settembre 2014 con il quale si dispone “la sospensione delle autorizzazioni all'esercizio e di accreditamento, la cessazione dell'attività e la chiusura” della suddetta Casa di cura – come spiega il sindacato di categoria NURSIND. Almeno “fino a quando non siano state rimosse le cause che hanno determinato l'adozione del presente provvedimento, ovvero, fino a quando la Regione Lazio non adotterà un analogo provvedimento di autorizzazione alla riapertura della struttura, conseguente alla dimostrazione del possesso integrale dei requisiti minimi autorizzativi previsti dalla normativa vigente”.

Preoccupazione e perplessità, dunque, nei riguardi del futuro dei lavoratori, infermieri e professionisti sanitari. Pertanto, si chiede che “la Proprietà della Casa di Cura faccia luce sulle eventuali strategie aziendali, qualora vi fossero, mettendo in chiaro una volta per tutte le scelte e il futuro occupazionale degli Infermieri e di tutti i dipendenti”.

Secondo il NURSIND, infatti, il “Decreto n. U00294 è frutto di una mancata volontà da parte della Proprietà di adeguarsi a quelle che sono da tempo i dettami impartiti dalla Regione Lazio attraverso il Decreto 90/2010 e ss.mm.ii. (approvazione dei requisiti minimi per l’autorizzazione ed accreditamento per l’esercizio delle attività sanitarie e socio sanitarie)”. Una mancanza che “potrebbe impedire la continuità lavorativa di circa 150 dipendenti (Infermieri, Fisioterapisti, Medici, O.S.S., Ausiliari, Tecnici sanitari) poiché la conseguente sospensione e dismissione delle attività di ricovero e degenza conseguenti la chiusura del presidio sanitario non garantirebbero introiti nelle casse aziendali”.

Ma la preoccupazione riguarda anche i pazienti, i quali ora saranno “monitorati della AUSL RME”, la quale “dovrà anche vigilare e monitorare sullo stato di attuazione della sospensione dell’attività fino alla dimissione dell’ultimo paziente, ricollocandoli in altre strutture sanitarie più idonee”.

L’impatto del provvedimento, dunque, “colpirebbe tutti i lavoratori, ma anche tutte le famiglie degli stessi assistiti che si vedrebbero deportare, come nel caso della Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A.), la quale conta circa 100 pazienti, i propri cari in altre strutture dedicate”.

Ma questa situazione poteva essere evitata? L’O.S. NURSIND e tutti i lavoratori “riconoscono nella gestione amministrativa e nella persona del legale rappresentante gli unici responsabili di tale disposizione, poiché attraverso una non curanza di quella che è la legislazione vigente in materia sanitaria e date le molteplici ispezioni e richiami, come riportato nel Decr. n. U00294 del 24-09-2014, da parte della Regione Lazio ad ottemperare alle gravi carenze dapprima tecniche-organizzative e in seguito strutturali, si è giunti al presente provvedimento”. Inoltre, “ad oggi la Proprietà e la Direzione Amministrativa della Casa di Cura appaiono sempre più confuse, solamente appese al filo di un ipotetico ricorso al TAR non fornendo alcuna risposta concreta sul futuro occupazionale dei lavoratori”.

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