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Campagna elettorale, lavoro “in corso” in vista delle Politiche 2022

Sulla questione occupazionale le ricette dei poli sono piuttosto varie: mentre sul sussidio chiedono tutti modifiche, con la sola (comprensibile) eccezione del M5S

Campagna elettorale, Giorgia Meloni-Enrico Letta-Giuseppe Conte-Carlo Calenda

Giorgia Meloni, Enrico Letta, Giuseppe Conte e Carlo Calenda

Continuano i nostri approfondimenti tematici sui programmi dei principali partiti e coalizioni impegnati nella campagna elettorale per le Politiche del prossimo 25 settembre. In questa occasione, sotto la lente di ingrandimento finiscono le proposte degli aspiranti chigiani su lavoro e Reddito di cittadinanza. Che, in alcuni casi, sono pressoché sovrapponibili.

Campagna elettorale, Giorgia Meloni-Enrico Letta-Giuseppe Conte-Carlo Calenda
Giorgia Meloni, Enrico Letta, Giuseppe Conte e Carlo Calenda

La questione occupazionale in campagna elettorale

La questione occupazionale è uno dei must di ogni campagna elettorale che si rispetti, e quella corrente non fa eccezione. In più, in questa circostanza la partita si incrocia con quella sul RdC, che ormai da tempo ha mostrato i suoi limiti. E che tutte le forze politiche sono intenzionate, come minimo, a modificare, con la sola – comprensibile – esclusione del suo sponsor principale, il M5S.

Fallimento del Reddito di cittadinanza
Fallimento del Reddito di cittadinanza

I grillini chiedono anzi di rafforzare lo strumento, in aggiunta allo «stop a stage e tirocini gratuiti» e all’introduzione di un salario minimo. Ma il clou, come l’ex Premier Giuseppe Conte ha illustrato a La Stampa, è la «riduzione dell’orario di lavoro [a 36 ore settimanali, N.d.R.] a parità di salario».

Lavoro “in corso”

Su tutte queste ricette si registra una convergenza assoluta con il blocco di centrosinistra guidato dal Pd. Che inoltre intende combattere lavoro nero e sommerso, precariato e caporalato, promuovere lo smart-working e la «clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile» nei pubblici appalti. Sul RdC, infine, l’ipotesi è ricalibrarlo «a partire dall’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e/o con minori» e completarlo con «l’integrazione pubblica alla retribuzione» per i redditi bassi.

Smart-working
Smart-working

Più distante la posizione del tandem Azione-Italia Viva, che auspica l’eliminazione del sussidio dopo il primo rifiuto, e la riduzione dell’importo dopo due anni. Il Terzo Polo punta poi a detassare i premi di produttività, supportare le imprese che investono in riqualificazione degli occupati e promuovere la flessibilità regolare.

Gli stessi obiettivi li ha anche il centrodestra, che però non si ferma qui. Invocando l’estensione dei voucher lavoro, la «defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro» e incentivi all’assunzione e all’imprenditoria femminile e giovanile. Nonché, genericamente, il «rafforzamento delle politiche attive per il lavoro» e la sostituzione del RdC con «misure più efficaci di inclusione sociale», formazione e inserimento nel mondo del lavoro.

Work in progress, Campagna elettorale
Work in progress

Provvedimenti, questi ultimi, che al momento l’alleanza FdI-Lega-Forza Italia lascia piuttosto nel vago – ma lo stesso vale anche per alcune idee dei competitor. Come a dire che questa campagna elettorale è caratterizzata (e non poteva essere altrimenti) da un… “lavoro” in corso.