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Brunello Cucinelli: “Lo smart working è l’uccisione della creatività”. Parla il re del cachemire

Brunello Cucinelli parla dello smart working e del lascito morale della pandemia come occasione per rivedere il rapporto uomo – merce

cucinelli smart working

Smart working

“Bisogna affrontare la pandemia convivendoci ogni giorno e avendo sempre meno paura, accettando tutto quello che il creato ci manda”, afferma Cucinelli. “Lo smart working è l’uccisione della creatività e dobbiamo tornare presto ad avere un sano rapporto con il lavoro”.

Brunello Cucinelli, il 67enne “re del cachemire” italiano, è anche presidente del Teatro Stabile dell’Umbria. Nel corso del suo intervento, durante la presentazione della nuova stagione presso il Teatro Morlacchi di Perugia, si è soffermato sul lascito morale della pandemia. Dare meno importanza agli arroganti e rivedere il nostro rapporto con le merci: “non dobbiamo consumare ma utilizzare”.

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Le Ministre Elena Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia) a sinistra e, a destra, Nunzia Catalfo (Lavoro e Politiche Sociali)

Le difficoltà dello smart working e il “Fondo nuove competenze”

Nel corso del lockdown circa 4 milioni di cittadini hanno dovuto lavorare da casa. Spesso riscontrando difficoltà legate all’interruzione della routine quotidiana e alla sovrapposizione fra vita lavorativa e vita privata. Tanti anche i casi di insufficiente preparazione tecnologica da parte delle aziende e di mancanza di un numero adeguato di dispositivi elettronici in casa. In caso di isolamento domestico? I decreti Cura Italia e Rilancio hanno stabilito che i lavoratori che hanno contratto il Covid-19 e che sono in quarantena, sia pure asintomatici, non possono lavorare in smart working.

Dato il grande cambiamento del mondo del lavoro, al fine di rilanciare le competenze dei lavoratori la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha lanciato il “Fondo nuove competenze”. Lo strumento, che al momento dispone di 730 milioni di euro, ha l’obiettivo di sostenere il raggiungimento di nuove skills da parte dei lavoratori. I quali, in questo modo, possono risultare più “appetibili” per i datori di lavoro.

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