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Berlusconi vs Meloni, la nuova versione di “Bastardi senza gloria”

Più che un messaggio a Berlusconi, quello di Giorgia Meloni è stato un chiaro monito agli oppositori e un preciso esempio ai suoi

Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni

Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni

Le vicende politiche degli ultimi giorni nella Roma ottobrina dei palazzi del potere sono già diventate una storia ucronica. Al pari della famosa pellicola di Quentin Tarantino, questa nuova versione in chiave parlamentare di Bastardi Senza Gloria (lascio libera scelta quanto alla collocazione e identificazione dei “bastardi”) appare già vincitrice designata di tutte le candidature possibili al premio Oscar.

In essa la realtà politica si miscela con la fantapolitica più impensabile, rendendo possibile qualunque genere di utopia, o peggio, di distopia.

Questo nuovo film (remake riuscito di vecchie e noiose rappresentazioni andate in scena nelle precedenti legislature), girato in presa diretta, senza filtri o trucchi cinematografici e senza la necessità di produrre costose scene di guerra (per questo bastano le immagini “gratuite” e fin troppo realistiche del conflitto russo-ucraino), non solo è sorprendentemente ispirato a fatti realmente accaduti, ma è già spunto per un multiforme revisionismo storico da parte della critica “attenta” della Sinistra, coprotagonista o semplice comparsa.

Il “pizzino” di Silvio Berlusconi

L’ “incompleto” pizzino del Berlusconi pensiero sulla donna Giorgia Meloni, per quanto “mancante “del fondamentale appunto sulla non ricattabilità della leader di Fratelli d’Italia, ha messo a nudo non solo lo stato d’animo del miliardario di Arcore (mai così stizzito e irritato per la sua lesa maestà), ma soprattutto il suo attuale stato cognitivo, apparso purtroppo ben lontano dalla vulcanica produzione del passato anche recente.

E altrettanto distante dalla dialettica semplice quanto profonda della Senatrice Liliana Segre, che nel proclamare l’avvenuta e “incredibile” elezione a Presidente del Senato di Ignazio La Russa (ndr il massimo dell’ucronìa possibile), ci ha fornito un insegnamento di stile e umanità che solo chi conserva le più profonde ferite della storia poteva regalarci.

Il crepuscolo di un “Dio minore”

Ritenendo non corretto e quasi offensivo, dedicarci a considerazioni di “pietas” nei confronti di un personaggio che nel bene e nel male ha fatto la storia d’Italia in diversi rami dello scibile, ritengo di dargli maggior rispetto nell’evidenziare suo malgrado, fatti discutibili, se non intrinsecamente negativi, che sono comunque sotto gli occhi di tutti.

Malgrado alcuni “gentili” osservatori abbiano ventilato l’ipotesi, un tempo plausibile, di una “mossa” compiuta dal Cavaliere nel “farsi pizzicare” volontariamente i preziosi appunti autografi, rimane la considerazione più disarmante sulla necessità di annotare concetti con un frasario fin troppo elementare da poter facilmente “sfuggire di mente”.

Se è vero, che la gestione patriarcale di Forza Italia, è stata spesso il segreto esposto del successo passato, è altrettanto inequivocabile il limite invalicabile che quella gestione ha messo in piedi negli anni.

Un limite che nell’ultimo ventennio ha fortemente rallentato l’avanzata elettorale dell’attuale Destra, ingabbiata dai “bisogni personali” di colui che pure con merito e lungimiranza l’aveva sdoganata da un passato di oscura retroguardia.

L’immagine crepuscolare del leader di Forza Itlaia

Le impietose immagini trasmesse dall’aula del Senato, durante l’elezione di Ignazio La Russa, ci hanno “regalato” un’immagine fin troppo crepuscolare del padrone di Forza Italia. Ormai auto ridicolizzato dall’eccessivo accompagnarsi di servi sciocchi e furbe serve che sembrano fin troppo preoccupate di ereditare il massimo possibile in concorrenza con “variegate nipotine” o “figliocce illegittime”.

Già diventato un modello di studio sociologico, oltre che personaggio storico ancora in vita dell’imprenditoria e della politica, coinvolto penalmente in miriadi di discussi e a volte discutibili procedimenti giudiziari “conditi” da condanne o intervenute prescrizioni, il Senatore Berlusconi, potrebbe aver avuto in una presunta “forma miliardaria di satiriasi” (termine scientifico per chi viene molto volgarmente definito “malato di f..a”) il maggiore limite, da molti invidiato, alla sua grandezza.

Forse, proprio questa “propensione”, decretata in tempi lontani dalla seconda ex moglie, unita ad un’eccessiva e inutile esposizione di artefatta giovinezza, contribuisce a renderlo irriconoscibile come il “padre nobile” di ipotetici figli politici, che in realtà non ha mai voluto concepire.

Dispiace che la sua eredità politica, oggi assottigliata dagli sprechi del passato, potrebbe finire per dissolversi nelle mani di “badanti” più o meno devote, ma comunque non in grado di sostenerne la gestione. Malgrado lo stesso Cavaliere nel corso della sua importante storia imprenditoriale e politica si sia avvalso certamente di importanti e ultra-qualificate professionalità.

Dispiace che la discendenza politica non possa essere paragonata a quella aziendale, sorretta con grande successo dalla “famiglia naturale”, esempio positivo e indiscusso dell’imprenditoria internazionale.

La risposta di Giorgia Meloni

A ben vedere, la risposta di Giorgia Meloni ai personali attacchi di Silvio Berlusconi, al netto della virtuosa dimostrazione di tattica politica e di tecnica parlamentare a prologo del fatto, rappresenta l’essenza dei valori base dell’essere di Destra e il peso che ne scaturisce e che ne accompagna tutte le fasi della vita.

Allo stupore dei giornalisti al seguito della politica (quella delle nomine e dei giochi di palazzo) non deve però aggiungersi la meraviglia degli attivisti o dei semplici elettori della Destra Meloniana.

Più che un messaggio al patronne di Forza Italia, quello di Giorgia Meloni va interpretato come un chiaro monito agli oppositori e un preciso esempio ai suoi.

L’incontro chiarificatore, lunedì sera, tra i due leader, nella sede di FdI, sembra aver riportato il sereno nel centrodestra.

Di certo esiste ancora chi non è disponibile a barattare un successo personale decretato dal popolo rinnegando sé stessa e trasformando in disvalore i propri principi portanti. Strano?