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Benedetto XVI non rispose a Bergoglio: Mons. Xuereb smentito dal codice Ratzinger

La versione (o meglio le versioni) del Monsignor Xuereb sulla chiamata di Bergoglio a Ratzinger appena dopo il conclave

Papa Francesco e Mons. Xuereb

Papa Francesco e Mons. Xuereb

L’episodio di cui stiamo per raccontarvi è nato da un commento sul blog di Marco Tosatti di tale “Don Pietro Paolo” forse un sacerdote, sicuramente un bergogliano, certamente specializzato in affermazioni implosive.

In una di queste, rispondendo acidamente a una commentatrice pro-papa Benedetto, il tale prete afferma: “Il papa è uno ed è Francesco. Lo stesso Benedetto, riconoscendolo tale, gli ha promesso obbedienza. Può verificarlo anche con la testimonianza del suo ex segretario Alfred Xuereb, il retroscena raccontato dall’ex segretario di Ratzinger”.

Primo errore: Benedetto non ha mai dichiarato che il papa è Francesco, come abbiamo dimostrato anche in aperta contestazione con Massimo Franco, il quale non ha smentito.

Secondo errore: Benedetto promise reverenza e obbedienza al suo successore prima del conclave invalido del marzo 2013, esattamente il 27 febbraio, congedandosi dai cardinali: quindi, non a Bergoglio. In ogni caso, anche un prigioniero può promettere di essere obbediente e riverente al suo carceriere, ovvero il papa illegittimo che è succeduto al non-abdicatario Benedetto. Infatti, papa Ratzinger è sempre rispettoso e cordiale verso Bergoglio e non si è mai ribellato alla sua sorte.

Del resto, il papa è uno solo ed è egli stesso, come abbiamo illustrato in modo enciclopedico nel libro inchiesta “Codice Ratzinger” (Byoblu ed.) oggi tra i bestseller italiani. Quanto al resto, andiamo a controllare la prima versione del maltese Mons. Alfred Xuereb, pubblicata su Korazim il 22 dicembre 2013.

Domanda: “Don Alfred, lei era con Papa Benedetto quando Papa Francesco, appena eletto, lo ha chiamato al telefono?”

“Benedetto ha vissuto con molta aspettativa il conclave e l’elezione del nuovo Papa, era ansioso di sapere chi gli sarebbe succeduto. Abbiamo pregato intensamente sentendoci uniti a tutta la Chiesa che invocava lo Spirito Santo. Il momento dell’’annuntio vobis gaudium magnum’ lo abbiamo seguito in tv. É stato molto commovente essere presente alla telefonata che il nuovo Papa ha fatto a Papa Benedetto. Gli ho passato il cordless, sentivo Benedetto XVI dire: “La ringrazio Santo Padre e -già sentire Benedetto che dice questo suscitava ammirazione- la ringrazio che abbia subito pensato a me e prometto fin d’ora la mia obbedienza e la mia preghiera.”

Siamo proprio sicuri che sia andata così? Perché il Santo Padre Benedetto XVI in “Ultime conversazioni”, libro intervista di Peter Seewald, del 2016, ce l’ha raccontata diversamente:

Domanda: “Cosa ha pensato quando il suo successore si è affacciato sulla loggia della basilica di San Pietro? E per di più vestito di bianco?”

Papa Ratzinger: “È stata una sua scelta, anche noi che l’abbiamo preceduto eravamo in bianco. Non ha voluto la mozzetta. La cosa non mi ha minimamente toccato. Quello che mi ha toccato, invece, è che già prima di uscire sulla loggia abbia voluto telefonarmi, ma non mi ha trovato perché eravamo appunto davanti al televisore”.

Peraltro, l’uso anfibologico del participio “toccato” viene utilizzato da papa Benedetto per sottintendere che la telefonata prematura e forse venata di trionfalismo dell’usurpatore Bergoglio lo aveva infastidito (dato che usa “toccato” per dire come non lo avesse minimamente “infastidito” che Bergoglio fosse uscito senza la mozzetta rossa).

Così, Mons. Xuereb, nel 2018, racconta di nuovo l’episodio, ma in una nuova versione dove le telefonate “magicamente” diventano due, come specifica perfino nel sottotitolo, la testata bergogliana Aleteia in un articolo di Gelsomino Del Guercio, giornalista che già abbiamo imparato a conoscere per il metodo scorrettissimo. Queste “due telefonate” compaiono negli stessi giorni in un articolo su La Stampa di Andrea Tornielli, oggi capo ufficio comunicazione di Bergoglio.

“Noi eravamo nella sala della televisione – è la nuova versione di Mons. Xuereb – dove il telefono è sempre silenziato, quindi non abbiamo sentito questo e ciò spiega perché il ritardo di Papa Francesco nell’uscire alla Loggia. Poi, ci hanno chiamato di nuovo durante la cena e ci hanno chiesto: “Ma voi dove eravate?” – “Eravamo davanti alla TV!…” – “Papa Francesco vi chiamerà dopo la cena”. Io ho portato con me il portatile, arriva questa telefonata e passo il telefono a Papa Benedetto e lo sento dire: “Santità, fin d’ora prometto la mia totale obbedienza e la mia preghiera”. Sono momenti che io non posso dimenticare”.

A parte il fatto che risulta un po’ difficile immaginare Bergoglio in ritardo di interi minuti per stare attaccato a un telefono che non risponde, apprendiamo che quella sera stessa ci sarebbero state due telefonate. Strano però che sempre in “Ultime conversazioni”, papa Benedetto non abbia mai menzionato questa seconda telefonata: avrebbe dovuto certamente dire qualcosa tipo “dopo la prima telefonata, in cui non mi aveva trovato, nella seconda ho potuto promettergli la mia obbedienza”.

E invece, al contrario lui specifica, con Seewald, che la sera del conclave non ha proprio avuto contatti con l’esterno, quindi, nemmeno con Bergoglio:

Domanda: “Ha seguito il conclave da lì (Castel Gandolfo) ? In che modo?”

Papa Benedetto. “Naturalmente non abbiamo ricevuto nessuno, è chiaro, né abbiamo avuto contatti con il mondo esterno, ma quello che si poteva vedere alla televisione l’abbiamo visto. Soprattutto la sera dell’elezione”.

Peraltro, con un’altra divertentissima anfibologia, papa Benedetto ci fa capire che la sera dell’”elezione” di Bergoglio lui si è completamente disinteressato del falso conclave e stava guardando tutt’altro in tv: quello che si poteva vedere alla televisione l’abbiamo visto. Soprattutto la sera dell’elezione”.

Quello che si poteva vedere… di cosa? Del conclave, o, in generale, quello che era lecito vedere in tv per un papa, cioè un film, un documentario, un talk show…?

Quindi, è oggettivo che la versione di Mons. Xuereb sia piuttosto traballante, ma siamo a sua disposizione se volesse chiarire la questione, magari scrivendoci a codiceratzinger@libero.it. Il legittimo sospetto è che al monsignore, nominato arcivescovo – proprio nel 2018 – da antipapa Francesco e nunzio apostolico in Corea, sia stato chiesto “da qualcuno” di avvalorare una certa versione dei fatti e di “mettere una pezza” dopo la pubblicazione, nel 2016, di “Ultime conversazioni”. E Mons. Xuereb, forse, proprio non ha potuto dire di no.