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Barbara Alberti, gelosia e risate: ritratto milanese di una romana irriverente

Barbara Alberti racconta a cuore aperto vecchiaia, amore, gelosia, cinema e quotidianità romana. Un ritratto vivo, umano, pieno di storie

Barbara Alberti

Barbara Alberti

La hall di un albergo vicino alla Stazione Centrale non è il luogo che ci si aspetta per ascoltare una storia piena di ricordi, battute e confidenze come quelle di Barbara Alberti. Eppure la scrittrice intervistata dal Corriere della Sera arriva, appoggia il suo telefonino anni Novanta sul tavolo, lo guarda squillare e commenta: «È mio marito. Per essere separati da quarant’anni, chiama pure troppo». Da questa immagine comincia un racconto che sembra un romanzo romano, ironico e pieno di sorprese, nonostante il paesaggio sia quello milanese.

Una vecchiaia osservata senza trucco: ironia e malinconia

Alla domanda su come sia la vecchiaia, lei risponde con la franchezza di chi non ama girarci intorno: «Fa schifo». Lo dice sorridendo, come se volesse alleggerire il peso della frase, ma poi spiega: si passa una vita ad aspettarla con timore e quando arriva, arriva senza pietà. Però la sua presenza racconta qualcosa di diverso. Ti guarda dritto, si muove rapida, parla con entusiasmo contagioso. Sembra quasi che non voglia concedere nulla alla stanchezza del tempo. E infatti scrive più di prima, tiene in piedi un flusso continuo di idee, progetti, battute, incontri.

Il marito, il cane, il gatto e una convivenza tutta romana

«Viviamo assieme, certo. Solo che ognuno dorme col proprio animale: io col gatto, lui col cane». Una frase così potrebbe uscire solo dalla bocca di una romana doc. È un modo per dire libertà, rispetto, ironia domestica. Poi aggiunge: «Ci siamo separati perché mi innamorai di un gay». Una storia che racconta con leggerezza e un pizzico d’orgoglio per la propria sincerità. Un amore fragile, un matrimonio che continua da decenni, una vita piena di amicizie, litigi, riappacificazioni. Tutto molto romano, insomma.

Rita Rusic in guêpière, il quartiere in subbuglio

Si passa a parlare del nuovo libro, “Gelosia”, e naturalmente la conversazione prende la strada dei ricordi. «Rita Rusic? L’ho vista in guêpière al Grande Fratello. Fidatevi». Poi racconta di quando l’amica andò a trovarla a casa sua e il quartiere non smise di parlarne per giorni. Immaginare la scena è facile: vicini alla finestra, sguardi curiosi, commenti sussurrati. Roma sa trasformare ogni apparizione in un piccolo evento di comunità.

La prima gelosia: una ragazzina e un’amica col moccio

Quando le chiedo la prima fitta di gelosia, racconta una storia tenera. Una compagna con cui condivideva un affetto profondo, un’attrazione non erotica ma intensa, la voglia di stare insieme. «C’aveva pure il moccio, ma era perfetta». Poi la delusione quando quella ragazza uscì con un’altra amica. Una scena da piccoli borghi, da adolescenze italiane di provincia, che in qualche modo tutti abbiamo vissuto.

Sandrelli, Morante, Vitti: personaggi che sembra di vedere camminare a Roma

Le storie si inseguono come se stessimo seduti in un caffè di Trastevere. Elsa Morante che urla in Piazza San Marco, Stefania Sandrelli che zittisce una tavolata di intellettuali con parole semplici ma potenti, Monica Vitti che riesce a rendere elegante persino il marrone sul grande schermo. Ogni aneddoto è raccontato con un calore che ti fa immaginare le scene in una Roma soleggiata, piena di voci e tavolini.

Sgarbi e il droghiere: l’Italia vista dal basso

Poi arriva una storia che sembra uscita dal cinema di Ettore Scola: «Un mese avevamo milioni, l’altro ci manteneva il droghiere». Il racconto di quel commerciante che manda il ragazzo di bottega a verificare come stessero è un’immagine così italiana che quasi commuove. Si capisce che la vita della coppia Pagani-Alberti è stata un sali e scendi continuo, ma vissuto con un’umanità che oggi sembra scomparsa.

Ladri ai Parioli: paura, rabbia e ironia

L’episodio più recente è l’effrazione nella loro casa ai Parioli. Racconta la scena con un mix di rabbia e ironia irresistibile: «Hanno buttato giù tutto, i cani terrorizzati. Poi non hanno preso niente. Mi sono pure arrabbiata. Qualcosina da portar via c’era». Una frase così la può dire soltanto chi ha un rapporto vivo con la propria città, un rapporto fatto di fastidi reali e di un affetto che non svanisce.

Una vita romana, anche quando si è in un albergo milanese

Barbara Alberti racconta la sua storia come si racconta una città. Tra risate, malinconie, battute, ricordi che si affollano. Milano è solo lo sfondo. Il cuore resta sempre a Roma, con i suoi animali, le sue telefonate del marito, i quartieri che mormorano, i ladri che entrano e i cani che non abbaiano. Una vita unica, raccontata con l’energia di chi non ha intenzione di farsi definire dall’età.