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Arrivò l’amore e non fu colpa mia

Poesia di un amore “non convenzionale”. Intervista ad Alessandra Nicita, l’autrice

Oggi, dalle 17.30 presso la biblioteca Tortora, è in corso di prensetazione il libro di Alessandra Nicita “Arrivò l'amore e non fu colpa mia”. Un libro di poesie e, guardando il resto del panorama letterario, questo potrebbe già bastare a definirlo come un atto di coraggio. 

In “Arrivò l'amore e non fu colpa mia” le sensazioni spaziano tra l’innamoramento improvviso e profondo, alla paura dell'abbandono. La passione si intreccia a segreti, a vuoti vorticosi, ad incresciosi tormenti, alle speranze prima e alle delusioni poi, nello scoprire che l'oggetto del nostro amore non era affatto come lo avevamo immaginato. Lo scontro con la realtà del vissuto diventa motivo di riscatto.

Un amore “non convenzionale” narrato in chiave poetica da un’artista eclettica e originale che vorticosamente spazia dall'amore alla vita come se questi fossero poi la stessa cosa. Con “Arrivò l'amore e non fu colpa mia”, si può affermare che comunque siano assortite le coppie, niente può sminuire la bellezza e la sincerità del sentimento, anche quando tutto finisce.

D: Perché parli di amore fra due donne?
R: Perché non parlarne?

D: Si sa che la poesia è di nicchia e giunge per questo ad un pubblico ristretto, non hai l'ambizione  comunicare ad un più ampio numero di lettori?
R: Sono totalmente soddisfatta dell'affluenza di pubblico avuta finora, e questo è già straordinario. Il pubblico può essere giustamente feroce laddove non riconosce la “verità” del lavoro di un'artista, per questo non ho alcun timore di mostrarmi “nuda” e sono certa che la verità dei sentimenti conduca di per sè ad un più grande numero di lettori.

D: Per raccontare la verità propria o degli altri ci vuole coraggio, passione, forza di vita ed estro sottile sarcastico, come tu dimostri di avere. Doti innate o acquisite?
R: Sono stata fortunata, ho avuto una nonna esuberante che da giovane ha vissuto in un castello e per questo, forse, ha imparato la sottile ribellione delle anime libere. Sapeva suonare il pianoforte e ascoltava continuamente la musica, ma sopratutto è stata lei a capire quanto amore avessi per la letteratura e l’arte in genere, e poi mi ha incoraggiata sempre dicendomi che una vita “normale” mi sarebbe stata stretta. Continuava  a ripetermi una frase bellissima: “tu sei un'artista”, a volte contro lo stesso parere della mia famiglia che, per farmi vivere con i piedi per terra, mi avrebbe voluto medico come mio padre o mio fratello. Poi sono figlia di una madre esilarante che mi mandava a scuola con la chitarra e senza grembiule perché lo riteneva “impersonale”. Di naturale ho forse il pregio, mica tanto pregio, di fare sempre tutto di testa mia.

D: Nel tuo libro “Arrivò l'amore e non fu colpa mia” le poesie sembrano costruire un mosaico dai colori a volte tenui a volte accesi, quale filo le lega?
R: L'amore è una sorta di collage che tiene insieme il bello e il brutto, i sentimenti delicati dai sentimenti violenti o passionali, la pace e la guerra. Questi aspetti hanno tutti un senso e possono trovare spazio e convivere all'interno dello stesso cuore e della stessa relazione.

D: Pessoa diceva che “l'arte è la confessione che la vita non ci basta”, che cosa ne pensi?
R: Penso che vorrei molte vite, ma che potendo averne solo una allora scrivo.

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