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A Roma lo spettacolo “I poeti armati alla Grande Guerra”

“I poeti armati alla Grande Guerra”, di Emanuele Merlino: pièce teatrale andata in scena lo scorso 24 maggio

“I poeti armati alla Grande Guerra”, di Emanuele Merlino: pièce teatrale andata in scena lo scorso 24 maggio, ideata e scritta in occasione del centesimo anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e interpretata all’interno dell’evento di approfondimento storico-politico presso i locali dell’associazione Foro753 in collaborazione con il centro studi Gymnasium.

“Raccontare l’interventismo – spiega l’autore che si è cimentato anche nella interpretazione affiancando il bravissimo Giuseppe Abramo – l’orrore delle trincee, la poesia, il coraggio e il dolore non è solo un modo per “parlare di storia” attraverso il teatro ma anche un modo per riscoprire una parte della nostra storia nazionale che può ancora dirci molto”.

Le voci di D’Annunzio e dei futuristi, di Ungaretti, Lussu e poi Nazario Sauro e Corridoni, Tolkien, Majakovskij, Junger e dei più celebri interventisti dell’epoca, si mescolano alle tante testimonianze anonime. Rintracciate, queste ultime, tra la smisurata corrispondenza – si calcolano quasi 4 miliardi di lettere scambiate tra il 1915 e il 1918 – dal fronte, unica forma di contatto tra i soldati e le loro famiglie. 

Perché “la prima guerra mondiale è stata soprattutto la guerra dei fantaccini. Soldati sconosciuti, morti e dimenticati”, ricorda Merlino. Anche a questi militi senza volto, né fama, viene riconosciuto il merito di aver forgiato l’Italia.

“In particolare – racconta Merlino – ho deciso di raccontare la storia di un ragazzo del ‘99 proveniente da un paesino della Calabria. Terra di briganti. Un ragazzo italiano soltanto per l’anagrafe che un po’ per dovere, un po’ per quella fratellanza a cui ci si aggrappa nelle tragedie, un po’ per i racconti sui martiri del Risorgimento si scopre italiano. Un contadino che rende fertile, con il suo sangue e con il sacrificio, le rive del Piave da cui l’Italia trarrà il frutto della Vittoria”.

Non si tratta di apologia della guerra, “la guerra è terribile e va evitata ma dimenticarla, sottostimare il sacrificio, l’impegno e il dolore di milioni di soldati non è soltanto irrispettoso ma anche un grave errore”, spiega Merlino alla vigilia di un tour che porterà l’epopea della trincea italiana anche nelle scuole della Penisola. 

Il primo agosto “I poeti armati alla Grande Guerra” arriverà anche in Sicilia. “La Sicilia è lontanissima dalle montagne dove si è svolta la guerra – osserva l’autore – eppure tanti eroi italiani vengono da là. Penso al generale Antonino Cascino nato a Piazza Armerina. Morto sul Monte Santo per non abbandonare i propri soldati. Ai suoi soldati disse “Siate la valanga che sale!”. In un altro tempo, in altre trincee credo sia necessario che ognuno di noi faccia il proprio dovere. La crisi economica e sociale che viviamo ci chiede impegno, coraggio e sacrificio. Esattamente come la guerra ha chiesto ai nostri nonni cento anni fa”.

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