Vino e poesia di Leonardo Manetti: “Le ore eterne dell’Attesa” racconta un legame antico e ancora vivo
La nuova silloge di Leonardo Manetti unisce poesia e vino in un percorso intimo ambientato nel Chianti, dove passione e dedizione danno voce a emozioni autentiche
Leonardo Manetti
La nuova opera di Leonardo Manetti, “Le ore eterne dell’Attesa” (WE-Italia Edizioni, 2025), conferma la forza di un autore che affonda le radici nel Chianti e nel proprio vissuto. La raccolta si muove lungo un filo emotivo che parte dalla solitudine, passa attraverso la scoperta dell’amore e arriva a una pienezza che ha il sapore delle vigne maturate sotto il sole toscano. Manetti, poeta e vignaiolo, porta sulla pagina la stessa cura dedicata ai filari che portano il suo nome, dando vita a versi diretti, limpidi e capaci di raggiungere il lettore con naturale immediatezza.
Le ore eterne dell’Attesa di Manetti come percorso nel titolo e nei suoi significati
Il nuovo libro si inserisce in una lunga tradizione che guarda al vino come compagno della parola poetica. Da Orazio a Baudelaire, molti autori hanno visto in un calice un alleato per raccontare se stessi e il mondo. Manetti segue questa traccia senza imitazioni, costruendo un ponte tra la sua esperienza personale e una sensibilità contemporanea. La Toscana dove vive e lavora offre scenari che entrano nei suoi versi con discrezione, come un paesaggio che non ha bisogno di imporsi per essere presente. Colline, odori della terra e silenzi delle vigne diventano sfondo emotivo di una voce che conosce bene la pazienza richiesta sia dalla scrittura sia dalla viticoltura.
Le ore eterne dell’Attesa e il valore delle tre sezioni
La raccolta è articolata in tre parti che seguono il ritmo interiore dell’autore: Una vita che non è vita, I giorni dell’amore, Le ore eterne dell’Attesa. Nella prima sezione emerge un senso di sospensione, un tempo in cui il poeta osserva il proprio percorso senza indulgere in toni cupi ma riconoscendo la fatica dei giorni meno generosi. La scrittura resta sobria, concentrata su immagini essenziali, con un’attenzione che ricorda la perizia di chi controlla ogni dettaglio di una vigna durante l’inverno.
Nella seconda parte il tono cambia. La consapevolezza che la relazione umana dà forma al quotidiano si fa più evidente. Manetti racconta sentimenti che non cercano effetti facili, preferendo una sincerità che arriva al lettore con naturalezza. È qui che la tradizione toscana, con i suoi ritmi lenti e il valore attribuito agli affetti, trova piena risonanza. I versi procedono come un cammino che porta verso un’apertura, senza forzature e senza eccessi lirici.
La terza sezione rappresenta l’approdo. L’attesa a cui allude il titolo non è immobilità ma un tempo che permette alla visione dell’amore di maturare. Il poeta lo racconta con un equilibrio che riflette l’esperienza di chi, lavorando in campagna, conosce bene i tempi lunghi necessari per ottenere un vino che sappia esprimere identità e calore. Le parole si dispongono in modo ordinato, come se la pagina fosse un terreno preparato con attenzione.
Il Chianti come presenza viva nell’opera
Il Chianti non è solo un luogo ma una realtà che accompagna la formazione poetica di Manetti. Le colline e la terra aggiungono sfumature a ogni passaggio della raccolta. L’autore vi coltiva il vino che porta il suo nome e questa attività, legata alla tradizione familiare, entra nel libro come testimonianza di un rapporto profondo con l’origine. Non ci sono celebrazioni folkloristiche né descrizioni leziose: il paesaggio appare attraverso piccoli dettagli, spesso legati al lavoro agricolo, e permette di percepire una dimensione fatta di silenzi, vento leggero, odori stagionali. È un ambiente che suggerisce serenità pur non nascondendo un senso di isolamento, talvolta dolce ma anche consapevole.
La conferma di una voce poetica ormai riconosciuta
“Le ore eterne dell’Attesa” non è un debutto, e questo emerge chiaramente nella solidità della scrittura. Manetti dimostra una maturità che deriva da anni di lavoro sia letterario sia agricolo. La raccolta mostra una capacità di unire tradizione e attenzione verso la parola moderna senza contrasti, con una precisione che richiama procedimenti artigianali. Questa nuova pubblicazione consolida il suo ruolo nel panorama poetico odierno, offrendo un libro pensato per essere vissuto lentamente, proprio come un calice di Chianti.
Vino, poesia e lettori: le reazioni attese
Le prime impressioni raccolte da lettori e operatori culturali sottolineano la forza evocativa della silloge. Molti osservano come la figura del vignaiolo-poeta dia un’impronta originale all’opera, rendendola riconoscibile senza artifici. L’editore WE-Italia Edizioni ha evidenziato il valore dell’intero progetto, sottolineando l’armonia tra contenuto, forma e immaginario toscano. Anche diversi critici hanno apprezzato la scelta di un linguaggio immediato, capace di parlare a un pubblico ampio senza rinunciare alla profondità emotiva.
Una raccolta da leggere e assaporare
Il libro offre la possibilità di un viaggio intimo che procede con ritmo costante. Le sue pagine invitano a fermarsi, a lasciarsi accompagnare da una voce che conosce bene la materia che tratta. Le poesie di Manetti si prestano a una lettura distesa, una sorta di degustazione letteraria che trova corrispondenza nel vino prodotto dall’autore. La sua opera dimostra come passione, dedizione e cura possano dare vita a testi capaci di restare impressi, con un calore che richiama gesti e sentimenti quotidiani.

