Lutto nel tennis, morto il grande antagonista di Sinner | La notizia scuote il mondo dello sport: nulla sarà più come prima
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Un personaggio che divideva, un’icona che non arretrava di un passo: ora il tennis perde il campione più glorioso della storia.
La notizia è arrivata come un fulmine in un giorno qualunque, interrompendo il consueto rumore di fondo del mondo dello sport e lasciando dietro di sé un silenzio carico di incredulità. Una figura che, fino all’ultimo, aveva fatto discutere, dividere, sorridere e arrabbiare, ma che nessuno avrebbe mai immaginato potesse davvero mancare. Le reazioni sono state immediate, perché non si tratta solo della scomparsa di un ex campione, ma della fine di una voce che ha incarnato un’epoca e si è misurata – spesso polemicamente – anche con quella nuova, quella di Jannik Sinner.
È morto a 92 anni Nicola Pietrangeli, leggenda assoluta del tennis italiano e internazionale, unico azzurro inserito nella Hall of Fame del tennis mondiale. Un gigante di un’altra era, un campione che ha scritto capitoli fondamentali dello sport nazionale e che, fino all’ultimo, non aveva rinunciato a dire la sua su ciò che vedeva in campo, soprattutto sul fenomeno Sinner, col quale aveva dato vita a un confronto generazionale diventato quasi un “antagonismo simbolico”.
Un mito del tennis italiano: Roland Garros, Coppa Davis e un’epopea lunga vent’anni
Per capire cosa rappresentasse Nicola Pietrangeli basta ripercorrere i numeri che lo hanno reso immortale: due Roland Garros consecutivi, 1959 e 1960, un’impresa che nessun italiano ha più eguagliato sul rosso di Parigi. Gli Internazionali d’Italia vinti nel 1961. Un record in Coppa Davis che ancora oggi fa tremare i polsi: 164 match disputati, 120 vinti tra singolare e doppio. Una figura formidabile sui campi in terra battuta, icona di un tennis diverso, con le racchette di legno e il bianco come unico colore possibile.
Nato a Tunisi nel 1933, Pietrangeli ha attraversato oltre vent’anni di tennis ad altissimo livello, partecipando a 22 edizioni degli Internazionali e 20 Roland Garros, raggiungendo quattro finali nella capitale francese e mantenendo una continuità impensabile per i ritmi moderni. Da giocatore professionista si ritirò nel 1971, ma la sua seconda vita nel tennis iniziò proprio lì: da capitano non giocatore portò l’Italia alla storica vittoria della Coppa Davis nel 1976, battendo il Cile a Santiago in un contesto politico infuocato, tra polemiche, proteste e pressioni internazionali.

L’antagonista di Sinner: tra risentimenti, stoccate mediatiche e un rispetto mai veramente negato
Negli ultimi anni Nicola Pietrangeli era tornato al centro dei riflettori non solo come monumento vivente del tennis, ma anche come il “grande antagonista” simbolico di Jannik Sinner. Il motivo non era una rivalità sportiva – troppo distanti i loro tempi – ma il modo in cui Pietrangeli aveva commentato l’ascesa del campione altoatesino. Sempre pronto al complimento, ma con quel pizzico di orgoglio antico che non gli permetteva di concedere definitivamente lo scettro.
Le sue parole rimbalzavano sui media ogni volta che Sinner vinceva qualcosa di grande. Dopo il secondo trionfo agli Australian Open e il sorpasso negli Slam vinti, Pietrangeli aveva detto: “I conti si fanno alla fine, gli auguro di fare ancora meglio… ma fino a due anni fa non sapeva nemmeno nessuno chi fosse”. Stoccate? Gelosia? Retaggi di un’epoca che non voleva cedere del tutto il passo? Probabilmente un mix di carattere e memoria storica, perché Pietrangeli amava provocare, ma sapeva riconoscere il talento: “Sinner è troppo forte, passeggia in campo. Può perdere solo se dorme male”.
Oggi quel confronto a distanza – tra il tennis che fu e il tennis che è – si chiude per sempre. Con la sua morte si spegne una voce unica, scomoda, ma necessaria per comprendere quanto lunga e profonda sia la storia del tennis italiano. E mentre il mondo dello sport piange una leggenda, resta un’eredità fatta di vittorie, polemiche, racconti e un carattere che non ha mai avuto paura di dire ciò che pensava. Nulla sarà più come prima.
