Garlasco, “Conosco la verità sul Dna sotto le unghie di Chiara”: la notizia esplode sul caso | Dopo 18 anni adesso arriva la svolta
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È bastata un’indiscrezione, filtrata prima ancora della consegna ufficiale della perizia, per riaccendere un caso che da quasi vent’anni continua a spaccare opinione pubblica e addetti ai lavori. Il fascicolo sull’omicidio di Chiara Poggi, esploso di nuovo dopo l’individuazione di un nuovo indagato, è tornato al centro del dibattito nazionale per un presunto dettaglio genetico: la compatibilità tra l’aplotipo Y isolato nel 2007 e la linea paterna del profilo biologico dell’indagato. Una notizia che, in poche ore, è diventata il fulcro di interpretazioni, sospetti, commenti e polemiche.
Ma mentre il Paese si interroga su quanto sia affidabile ciò che sta circolando, una voce si alza netta contro la narrazione che sta prendendo forma. È quella dell’ex avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, che alle telecamere di “Dentro la Notizia” decide di andare dritto al punto: “Secondo me la notizia è falsa”. Una frase che cambia completamente la prospettiva e riapre la discussione su una prassi — quella delle anticipazioni informali — che il legale non esita a definire “pericolosa”.
La posizione dell’avvocato è categorica. Non solo giudica inattendibile il contenuto trapelato, ma punta il dito contro il metodo con cui certi dettagli finiscono sui giornali prima ancora che nei fascicoli ufficiali. “Sarebbe un’anticipazione illegittima”, spiega. E se lo fosse davvero, aggiunge, avrebbe conseguenze gravissime: “Renderebbe impugnabile o nulla la perizia stessa. E potrebbe perfino comportare la requisizione del perito o del giudice”. Parole durissime, che gettano una luce inquietante sulle dinamiche che ruotano intorno al caso.
Lovati si chiede poi da dove sia partita la fuga di notizie, parlando di un vero e proprio “atto di terrorismo nei confronti dell’indagato”. Una pressione — dice — che rischia di far apparire Sempio già colpevole agli occhi dell’opinione pubblica per un accertamento che, di fatto, non è ancora avvenuto.
E non è la prima volta che accade. L’avvocato richiama alla memoria due episodi noti nella storia investigativa del caso: l’impronta 33 e il cosiddetto “Ignoto 3”. Anche allora, anticipazioni incomplete o mal comprese avevano avuto un ruolo nel piegare il clima mediatico e giudiziario. “È una strategia che non mi piace”, sentenzia.
Sempio “amareggiato”: “Lo scopro dai giornali, ma dimostrerò la mia innocenza”
Accanto alle parole di Lovati arriva anche la reazione del diretto interessato, Andrea Sempio, che ammette tutta la sua frustrazione per l’ennesima fuga di notizie. Non è la prima volta che viene a conoscenza di un pezzo della sua vicenda giudiziaria a mezzo stampa, e questa volta — confida — la sensazione è stata ancora più amara.
Nonostante questo, ribadisce la sua fiducia nel lavoro dei suoi consulenti e difensori, e la convinzione di poter “dimostrare la mia innocenza”. Un atteggiamento che mantiene da mesi, a dispetto di un vortice mediatico che sembrava ormai alle spalle e che invece è tornato a inghiottirlo all’improvviso.

Un Paese sospeso: tra verità annunciate e verità ancora da accertare
L’incidente probatorio è ancora in corso e nessuna perizia ufficiale è stata depositata, ma intorno al caso Garlasco si è riacceso un clima di ansia e confusione. Le anticipazioni — vere o presunte — stanno già numerando giudizi, ricostruzioni e ipotesi, con il rischio che l’informazione anticipata prenda il posto dell’accertamento formale.
E allora la domanda torna sempre la stessa: chi parla, perché lo fa, e con quale diritto prima che la giustizia abbia parlato? Un interrogativo che attraversa vent’anni di storia giudiziaria italiana e che oggi, di nuovo, pesa come un macigno su una vicenda ancora lontana dalla parola “fine”.
