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La leva volontaria: come cambierebbe il servizio militare per la sicurezza nazionale

Nuova leva volontaria e riserva ausiliaria: il progetto di Crosetto punta a rafforzare la sicurezza nazionale con professionisti e volontari formati

Militari alla stazione Termini

La proposta del ministro della Difesa Guido Crosetto riporta al centro del dibattito pubblico il tema del servizio militare, ma senza alcun ritorno alla leva obbligatoria di un tempo. A Palazzo Baracchini lo spiegano senza esitazioni: nessuno immagina file di giovani inesperti davanti a tecnologie che richiedono formazione avanzata, droni compresi. La visione è completamente diversa e guarda a una riserva volontaria, specializzata e pronta a sostenere il Paese in momenti critici. Un progetto pensato per rispondere alle trasformazioni della guerra, sempre più ibrida e tecnologica, e per colmare lacune strutturali evidenziate in questi anni.

Leva volontaria e riserva dello Stato: la strategia di Crosetto per una Difesa più moderna

L’idea nasce ufficialmente nel 2023, quando Crosetto, durante la festa delle Forze armate a Cagliari, ricordò come un ministro della Difesa debba considerare anche gli scenari più complessi, prevenendone gli effetti. Il contesto odierno, segnato da conflitti multifrontali, attacchi cyber e campagne di disinformazione, conferma quelle parole.

In questa cornice la nuova leva volontaria rappresenterebbe un modo per creare una “riserva ausiliaria dello Stato” composta da persone già esperte o motivate, pronte a supportare le Forze armate in casi eccezionali come calamità naturali o crisi internazionali. Non si tratterebbe di unità destinate ai combattimenti, bensì di un bacino di competenze utili per sostenere funzioni essenziali.

Da militari in congedo ai professionisti civili: chi potrà aderire

La riserva, nelle intenzioni del ministro, dovrebbe partire con 10 mila unità, numero che potrebbe variare dopo il confronto parlamentare. Verrebbero coinvolti militari in congedo, ex volontari, guardie giurate e tecnici specializzati, senza escludere figure civili qualificate.

Durante l’emergenza Covid emerse con chiarezza la fragilità di alcune infrastrutture essenziali. Crosetto ha ricordato il caso dell’acquedotto romano, rimasto con un solo tecnico operativo a causa dei contagi. Un episodio che ha evidenziato l’importanza di possedere risorse pronte e formate per garantire la continuità dei servizi vitali.

All’interno della riserva potrebbero rientrare anche esperti digitali. Il ministro cita spesso l’esempio degli hacker: difficilmente indosserebbero una divisa, ma potrebbero comunque contribuire alla sicurezza nazionale, soprattutto sul fronte cyber, dove l’Italia richiede competenze aggiuntive e presenza costante.

La guerra digitale e i limiti dell’attuale organico

Il progetto si inserisce in un dibattito più ampio sui numeri della Difesa. La legge 244 fissa un limite di 170 mila unità, ma Crosetto ritiene che sia superato dalle esigenze operative attuali. Nei suoi interventi pubblici ha dichiarato che l’organico andrebbe aumentato di 30-40 mila persone.

Nel documento presentato al Consiglio supremo di Difesa lo scorso novembre, ha parlato di un fabbisogno immediato di 10-15 mila nuove figure formate sulle tecnologie emergenti. Solo nel settore cyber, secondo il ministro, ne servirebbero almeno 5 mila. Dati che mostrano un distacco evidente rispetto alla realtà odierna, influenzata da attacchi digitali sempre più frequenti.

Giovani e cultura della sicurezza: il ruolo della leva volontaria

La nuova leva sarebbe anche un modo per coinvolgere i più giovani in un percorso civile e formativo legato alla sicurezza nazionale. Non un obbligo, non un ritorno nostalgico al passato, ma un’opportunità rivolta a chi vuole mettersi alla prova in un ambito utile al Paese.

Crosetto cita spesso il modello svizzero: una riserva ampia che si estende su diverse fasce d’età e che affianca l’esercito professionale secondo necessità. L’Italia non punta a replicarlo, ma a creare una struttura flessibile che valorizzi capacità già presenti nel tessuto sociale, senza imporre percorsi forzati.

L’approdo in Parlamento e il confronto politico

La proposta approderà in Parlamento, dove si definiranno criteri e competenze della nuova riserva. Crosetto insiste sul fatto che il tema riguardi l’intero Paese e non solo l’attuale maggioranza. Per il ministro la sicurezza nazionale è una responsabilità collettiva, che richiede scelte condivise e una visione ampia.

Il progetto di leva volontaria si colloca così in una fase di trasformazione della Difesa, chiamata a reagire a un contesto internazionale fluido e a una crescente Dipendenza da tecnologie complesse. L’obiettivo è dotare l’Italia di uno strumento più robusto e dinamico, capace di intervenire rapidamente quando il Paese ne avrà bisogno.