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Tra il silenzio dei monti, declamando le Odi di Orazio

E se decidessimo di affrontare un altro breve tratto di strada? Ma si, perché no? Tutti pronti allora, per raggiungere Civitella di Licenza

La storia che vi racconto oggi, comincia da un nome, questo nome è Nino. In realtà, all’anagrafe era Antonio ed era il padre di Giuseppe, il mio migliore e più caro amico d’infanzia. Nino, era un uomo di media altezza, abbastanza in carne, di media altezza, sempre elegante con i suoi completi e l’immancabile cravatta. Lo osservavo attento, curioso e ammirato quando dava un ultimo ritocco alla sua persona, affondando le dita nella brillantina solida, per ungersi i residui capelli  superstiti, modellando con il pettine la forma di una chioma decorosamente presentabile.

L’ultima azione per completare la toletta era costituita dal bagno vero e proprio di acqua di colonia col quale, sbruffandosi letteralmente il viso detergeva le gote rasate di fresco, nonchè il collo e la nuca. Nino era questo, al secolo Antonio, amante della buona cucina, il signore elegante come il “Vecchio frac” di Modugno, l’uomo raffinato che non passava mai inosservato, il chierico adulto che serviva la messa a San Giovanni con l’amico di briscola Gianni Colonna.  

Nino era questo… Conosciuto come “Il segretario” e persino sua madre, mamma Agata, lo chiamava così. “Il segretario”, prestò per anni servizio presso il comune di Licenza. Talvolta, riportava a casa un enorme tomo, sul frontespizio del quale c’era scritto: LIBRO MASTRO. Mi affascinava quel volume maestoso e misterioso, somigliante ad un reperto storico nascosto per secoli e secoli sotto le rovine di un castello fatato.

Fu Nino “Il segretario” a farmi conoscere Licenza. Mi ci portò da bambino, insieme a Giuseppe naturalmente, poi, a pranzo, ce ne andammo a mangiare in una trattoria e lui ordinò anche per noi i bucatini, i bucatini all’amatriciana che gli piacevano tanto. Licenza, come già accennato, è una località situata a 475 metri s.m. sulle propaggini di monti Lucretili e conta, pensate,(almeno per quanto riguarda gli ultimi aggiornamenti), 1001 abitanti.

Licenza, fa parte della Comunità montana dell’Aniene e conserva diversi monumenti di interesse storico e archeologico, tra i quali, il Palazzo Baronale, la Biblioteca Oraziana, il castello Orsini, appartenente all’omonima famiglia romana.  Nelle vicinanze del territorio, si trova la Villa di Orazio, celeberrimo autore latino che decanta nelle sue ‘Odi’, la Fonte Bandusia con questi versi: “O fons Bandusiae, splendidior vitro, dulci digne mero non sine floribus, cras donabens haedo, tui frons turgida comibus.”

Ho vissuto diversi e indimenticabili momenti di riflessione, a stretto contatto con la storia, mentre il tempo presente mi donava in quei frangenti un’emozione ancora più intensa, ma aver appreso che la Villa non è visitabile nei giorni di domenica, non può che generare un sentimento di tristezza, ma mai disperare, questo no. Ritorneremo nel più breve tempo possibile a dare buone nuove a tal proposito.

 Licenza è terra di olio di straordinaria qualità… superfluo quasi,  sottolineare l’assoluta meraviglia delle bruschette da sublimare con una colata di autentico oro liquido. Licenza è anche accoglienza e cortesia da parte della sua gente e il ricordo di cui un giorno fui fatto partecipe, mi commosse profondamente. Il ricordo di un medico, un benefattore, un amico a cui affidare i propri pensieri, ogni preoccupazione. Un uomo straordinario, dal nome dolce come  melodia del passato: il Dott. Mandolini.

E se decidessimo di affrontare un altro breve tratto di strada? Ma si, perché no? Tutti pronti allora, per raggiungere Civitella di Licenza, un borgo piccolo piccolo, una bomboniera dalla quale gustare la bellezza di un panorama imperdibile, sul quale posare lo sguardo fino a quando l’occhio può vedere, cercando l’occasione propizia per smarrirsi del tutto nelle pagine del tempo e della storia, cullando i ricordi tra le rime e le odi di Orazio, nella frescura e nel silenzio delle acque “Bandusiae”: “O fons Bandusiae, splendidior vitro…..”

Foto di Adriano Di Benedetto

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