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Strage del Circeo: in ricordo di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti

La strage del Circeo è stato il punto di non ritorno, il simbolo estremo dell’efferatezza umana, il segno della giustizia negata

Strage del Circeo

Strage del Circeo

Da sempre, il tratto di costa che va da San Felice Circeo a Terracina, ha rappresentato il luogo delle mie vacanze estive. Vacanze che fino ai 18 anni duravano ben quattro mesi, in cui di fatto si viveva un’altra vita, lontana dalla città. Eppure, nella spensieratezza di quelle vacanze, ogni volta che, con la variegata comitiva degli amici dell’estate si decideva di andare a Punta Rossa (il tratto di costa più selvaggio immerso nel Parco Nazionale del Circeo, un vero e proprio giardino botanico con varietà di piante tropicali che degrada dolcemente fino agli scogli adagiati su un mare cristallino), rimanevo turbato ed impaurito al ricordo sinistro di quanto era successo nella notte tra il 29 ed il 30 Settembre 1975.

Il ricordo di quelle foto in bianco e nero

Le immagini in bianco e nero sgranate dalla carta stampata dei quotidiani dell’epoca, paradossalmente contribuivano ancora di più a rendere l’idea dell’immane sofferenza patita da Rosaria Lopez prima di morire, ma ancor di più quelle immagini preannunciavano solo l’inizio di un calvario esistenziale per Donatella Colasanti, sopravvissuta miracolosamente alla strage e diventata successivamente ulteriormente vittima di una giustizia “distratta”. Le vicende giudiziarie connesse al delitto, per anni sono state oggetto di attenzione ed interesse per tutti coloro che in qualche modo ogni estate entravano in simbiosi con il luogo della strage.

Nessuno di noi era pronto, all’epoca ad accettare e ammettere che quanto accaduto alle due giovani donne non sarebbe stato un caso isolato.

In troppi avevano pensato che quell’orrore della fine di settembre del 1975, che aveva segnato un punto nella storia d’Italia e spinto a profondi per quanto insufficienti cambiamenti nelle stesse leggi per punire la violenza sulle donne non si sarebbe mai più ripetuto.

Purtroppo, sappiamo che così non è stato

Una lunga scia di sangue con un fitto corollario di violenze di vario genere e natura ci porta fino ad oggi. Mentre scrivo, sono consapevole che in qualche parte d’Italia, si sta consumando l’ennesimo crimine contro le donne. Un crimine contro l’umanità intera, il suicidio dell’essere umano che distrugge l’origine di sé.

Un crimine che non siamo in grado di contrastare, di punire giustamente e che ci ostiniamo a configurare al pari di altri reati. Le donne non sono uguali agli uomini, sono molto di più. Sono il bene massimo della vita che tutti ci dovremmo sentire di dover tutelare, donando attenzione massima, dedizione estrema, applicazione continua. Quindi, se la donna è speciale, per salvaguardarla occorre una Legge Speciale, con mezzi di attuazione speciali, con risorse dedicate importanti ed immediate.

Una legge speciale a tutela delle donne

E poi, piantiamola con l’ipocrisia delle Istituzioni, dei Centri di Potere e delle Chiese che cercano di propagandare un’eguaglianza di genere che è francamente inesistente nella concreta applicazione. Meglio ammettere la diversità delle due umanità ma agire per difendere quella più preziosa. Se nello “stato di natura” preesistente alla civiltà, possiamo forse accettare il concetto hobbesiano “homo homini lupus”, non possiamo accettare che l’uomo, in quanto genere a se stante, possa essere un lupo per la donna.

Il “Massacro del Circeo” è stato il punto di non ritorno, il simbolo estremo dell’efferatezza umana, il segno della giustizia negata malgrado la condanna all’ergastolo dei responsabili, il marchio dell’inadeguatezza culturale e dell’impotenza investigativa che ha permesso ad uno dei mostri, Andrea Ghira di non scontare neanche un giorno di carcere e ad Angelo Izzo di rapire e uccidere altre due donne nel 2005.

Rosaria, Donatella e tutte le altre

Rosaria , Donatella e tutte le altre hanno pagato e stanno pagando il prezzo del fallimento della nostra civiltà contemporanea. Ho voluto ricordarle oggi, mentre dal terrazzo di casa che si affaccia sul mare del Circeo, le Isole Pontine di Ponza, Palmarola e Ventotene sembrano essere raggiungibili ad una stesa di braccia. Punta Rossa da qualche tempo è diventata la mia casa, la villa della strage in Via della Vasca Moresca è poco distante dal luogo in cui adesso vivo.

Non ho mai superato il disagio e la paura nel ricordare e immaginare le ore strazianti vissute dalle due ragazze in balìa dei mostruosi “lupi”. Neanche il rumore del mare che nelle giornate meno serene entra con prepotenza nella percezione dei sensi. Riesce a cancellare le urla di dolore che sembrano permanere nella selva naturale di uno dei luoghi più mitologici e straordinari d’Italia. Ma forse, proprio il non dimenticare è la prima cosa giusta da fare.

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