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Si dimette capo Dipartimento immigrazione del Viminale: indagata la moglie per caporalato

L’inchiesta ha fatto emergere le condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti i braccianti che lavoravano sui campi di pomodoro

Braccianti, foto di repertorio

Braccianti (foto di repertorio)

Tra le sedici persone indagate nell’inchiesta per caporalato dei Carabinieri e della Procura di Foggia, c’è anche la moglie di Michele Di Bari, capo del Dipartimento per le libertà civili e immigrazione del Viminale. L’inchiesta, denominata Sotto padrone, ha portato all’arresto di cinque persone, di cui due in carcere. Come fatto sapere dal Viminale, il prefetto ha rassegnato le proprie dimissioni.

Cinque euro per ogni cassa riempita

Per i restanti undici indagati, tra cui la moglie di Di Bari, è scattato l’obbligo di firma. L’inchiesta ha rivelato il duro lavoro a cui erano sottoposti i braccianti nel foggiano, i quali lavoravano per circa 13 ore al giorno sui campi di pomodoro. Il loro guadagno si aggirava intorno ai cinque euro per cassa riempita. Un gambiano di 33 anni poi annotava le quantità di pomodoro raccolta da ognuno e trasportava il carico nella baraccopoli di Borgo Mezzanone.

Verifica giudiziaria su oltre dieci aziende agricole

L’indagine, oltre a sottoporre al vaglio degli inquirenti la condizione di sfruttamento a cui erano sottoposti i braccianti extracomunitari di nazionalità africana, ha portato anche a una verifica giudiziaria su più di dieci aziende agricole riconducibili ad alcuni degli indagati.

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