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Scuola Viva onlus, battaglia contro la chiusura

L’intervista alla direttrice Serenella Pocek

Serenella Pocek è una donna sobria ed elegante, con la dolcezza negli occhi. Occhi che, a tratti, si riempiono di lacrime, che però non escono, rimangono lì, un po’ strozzate.
Entro a Scuola Viva Onlus e ad accogliermi c’è questa donna, sobria ed elegante, con una forza che le leggi in quegli occhi dolci e delicati, e nelle parole, ferme e decise. Vibranti.

Questa mattina, presso la sede della Onlus Scuola Viva si è svolto un incontro con i genitori dei pazienti in cura e con gli stessi operatori, tutti con la stessa preoccupazione: che succederà se Scuola Viva non dovesse riaprire?

Scuola Viva Onlus, infatti, dallo scorso 15 gennaio non è più operativa, con la conseguenza di aver lasciato a casa pazienti, affetti da gravi patologie, e operatori, tutti professionisti. I quali, come ci dice la direttrice Serenella, proprio mossi da elevata professionalità, stanno valutando di seguire i loro pazienti gratuitamente presso i domicili, finché non si prenderà una decisione sulle sorti dell’Associazione romana, che da 40 anni presta servizi di elevata qualità ai loro pazienti.

A determinare la chiusura della Onlus, il mancato rilascio di un nulla osta idraulico da parte dell’Autorità di bacino del Tevere, a cui l’Ardis ha richiesto un parere. Il rilascio del nulla osta era stato richiesto dalla stessa Associazione già nel 2010 e mai concesso. A causa di questo mancato rilascio, all’Associazione non è stato concesso l’accreditamento definitivo.

"Da tutti i colloqui tecnici è venuto fuori – ci spiegano da Scuola Viva – che è possibile delineare un piano di emergenza dettagliato, che possa risolvere il problema che ci contestano".
Senza considerare che l’area, definita a rischio, tanto a rischio poi non è: attorno all’area in cui sorge Scuola Viva ci sono 13 metri di argine. Tecnicamente, quindi, l’area non è nemmeno classificabile come golenale. L’argine di 13 metri, tra l’altro, è lo stesso argine di tutta via della Magliana. "Il fiume qui – ci spiegano – non è mai arrivato".
Non solo. "Lo abbiamo già detto e lo ripeteremo: ci sono 2 ospedali proprio dentro al Tevere. Di questi, 1 ha ricevuto l’accreditamento dalla nostra stessa Asl (la RMD, ndr)".

Asl che – come Scuola Viva ha appreso direttamente dai suoi utenti – da tempo sta invitando i pazienti a rivolgersi ad altre strutture per ricevere assistenza sanitaria.
Ciò che a Scuola Viva proprio non va giù: “Ci opporremo con tutte le forze allo smembramento dell’utenza. Non lo vogliamo noi, non lo vogliono loro”.

Sono tanti altri gli elementi di questo puzzle che non combaciano. Serenella Pocek ci ha spiegato come gli edifici di Scuola Viva siano in concessione sanatoria dal 1986 e che, essendo adibiti alla riabilitazione, ospitano l’utenza solo per un breve periodo.
"Perché all’ente di bacino – si chiede la direttrice – non hanno comunicato questo sin dall’inizio? Essendo questa la situazione, se lo avessero appreso subito, saremmo potuti arrivare prima a definire le linee di un piano di evacuazione efficace".
Si chiede questo Serenella Pocek, perché la richiesta del parere di nullaosta idraulico è stata formulata dall’Ardis senza spiegare bene di cosa si occupi l’Associazione, e che i fabbricati dell’Associazione sono forniti proprio di queste concessioni in sanatoria, e quindi autorizzabili.

"La chiusura improvvisa della struttura – ci spiegano ancora – per i pazienti rappresenta qualcosa di grave, una situazione tragica e traumatica".
Se la chiusura dovesse essere permanente, o protrarsi ancora a lungo, i pazienti ne risentirebbero. L’area, inoltre, è immersa nella natura e quindi rappresenta un ambiente stimolante per gli utenti.
Non solo. Tutti gli operatori operano in modo che siano sviluppate a pieno le potenzialità dei pazienti.

Motivi, questi, per i quali il livello di eccellenza conseguito da Scuola Viva in 40 anni di attività è riconosciuto anche oltre i confini italiani. Ma anche in Regione. Tanto che dal 2008 Scuola Viva è un ente certificato per la qualità.
"Non è possibile – ci dicono – pensare che la soluzione sia chiedersi dove mandare i nostri pazienti. Perché loro hanno scelto di stare qui, e allora va salvaguardata la struttura".

"Inoltre – continuano – noi operiamo nel quartiere della Magliana, e in tutte le zone limitrofe. Non è un quartiere facile, lo sanno tutti. Eppure noi qui, nel tempo, siamo diventati un punto di riferimento. Lo stesso Municipio si è espresso nei nostri confronti al fine di tutelare la nostra presenza in questo territorio".
Territorio sul quale a breve sarà realizzato il Parco del Tevere, che ad oggi è solo un progetto. Il presidente del Municipio, comunque, ha dichiarato che la presenza di Scuola Viva è assolutamente compatibile con la realizzazione del Parco. Anzi, Scuola Viva si è anche messa a disposizione per collaborare alla manutenzione dell’area.

Non si capisce bene, effettivamente, come in un’area definita a rischio – tanto che Scuola Viva al momento è chiusa – si possa pensare di realizzare un parco. Ma questo è solo uno dei tanti pezzi del puzzle che non combaciano con gli altri. Senza considerare che Scuola Viva non è una struttura residenziale e poi è a finalità pubblica.

L'Associazione, inoltre, ogni 6 mesi invia sia l’elenco delle attrezzature che del personale alla Asl RMD, e non vi sono mai state note negative di nessun genere, come pure nei numerosi controlli avvenuti in tutti questi anni che sono sempre stati positivi per la struttura.
Solo ultimamente la Asl ha iniziato a sollevare problemi di carattere formale. Come la mancanza del nulla osta idraulico, richiesto e mai rilasciato.
Ciò che Scuola Viva non capisce è anche la mancanza di chiarezza da parte della Asl: "Se ci avessero comunicato subito che il problema era determinante, ci saremmo mossi all’epoca delle prime ispezioni e non avremmo certo aspettato oltre".

In realtà, il problema formale potrebbe anche non sussistere. Serenella Pocek infatti ci mostra un documento sui requisiti minimi strutturali di carattere generale per l’accreditamento definitivo, in cui si stabilisce che per le nuove costruzioni l’area "deve rispettare le norme urbanistiche a la compatibilità ambientale" mentre "per le strutture esistenti l’adeguamento ai requisiti strutturali di cui al presente documento costituisce presupposto per la richiesta di deroga alla normativa di carattere urbanistico edilizio".

L’importante, chiedono da Scuola Viva, è che la chiusura non prosegua oltre. E non solo per le conseguenze che potrebbero pagare (anzi, che già stanno pagando) i pazienti e gli operatori. Ma anche perché strutture come queste, vivono sul quotidiano.
"Noi ogni mese stiliamo la contabilità – dichiarano – poi provvediamo ad inviarla e chiediamo alle banche che ce la anticipino. Perché se aspettassimo di essere pagati, smetteremmo di esercitare l’attività. Vantiamo crediti dal 2000 non ancora onorati".
Questo stop rischia di compromettere anche il rapporto di Scuola Viva con le banche. C’è anche un profilo contabile, quindi, che va tenuto in considerazione.

Una risposta, comunque, potrebbe arrivare già lunedì. La direttrice Pocek, infatti, è stata convocata dalla Cabina di Regia della Sanità. E si mostra fiduciosa Serenella, direttrice di Scuola Viva e mamma di un paziente della stessa Associazione.

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