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Roma, lo scandalo degli autisti malati in massa blocca per un giorno la ferrovia

Protesta selvaggia dei conducenti della Termini – Centocelle: 37 assenti su 43 previsti nei turni

Nella Capitale alle prese col Coronavirus, nessuno nel palazzone che fa da quartier generale all'Atac, sulla Prenestina, ha voglia di scherzarci. Però la battuta, in qualche modo, circola: «Riecco l'epidemia, sarà sempre quella dei vigili a capodanno?». Perché la vicenda di ieri, con i conducenti della ferrovia per Centocelle malati in massa e i romani lasciati a piedi, assomiglia molto al forfait dei pizzardoni del 2014, quando la notte di San Silvestro, per schivare il turno, arrivarono all'ufficio del comandante generale dell'epoca, certificati medici in batteria. Un improvviso malanno colpiva tutto il Corpo dei caschi bianchi. Ora tocca ai macchinisti della linea Termini-Centocelle, la ex Roma-Giardinetti che collega la periferia Est dell'Urbe alla stazione.

La ferrovia, gestita dall'Atac, dovrebbe essere riconvertita in tramvia. Con una differenza, per chi guida: lo stipendio da tranviere, a differenza di quello da macchinista del treno, è più leggero. Si passerebbe da 2mila a 1.500-1.600 euro al mese. Ecco perché i conducenti hanno deciso di ammutinarsi con uno sciopero bianco. Anche se in realtà il rischio di perdere soldi in busta paga – e tanto più il pericolo di perdere il lavoro – non sembra davvero mai esistito. La società dei trasporti ha già fatto capire agli interessati di volerli riconvertire a macchinisti della metro, appena il progetto del tram sarà formalizzato, con tutti i permessi ministeriali, attesi per giugno. Addirittura c'è già un accordo che prevede a stretto giro il trasferimento dei primi 7 addetti. Ma a quanto pare non è bastato.

Ecco allora la protesta selvaggia di ieri: 37 assenti su 43 previsti nei turni (altri 5 erano di riposo, già stabilito). L'86% dei conducenti, in sostanza, non si è presentato al lavoro. Risultato: la ferrovia che trasporta ogni giorno 30mila romani, è rimasta paralizzata per 13 ore. Dalle 5.30, quando avrebbe dovuto partire la prima corsa, alle 6 e quaranta di sera. Proprio nelle ore di punta.

Gli ammutinati dovrebbero cavarsela senza nemmeno una multa. L'ufficio del Personale di Atac ha subito attivato i controlli, sono partite anche le visite fiscali. Ma tutti si erano premuniti di un attestato: in 13 avevano il certificato medico, quasi tutti per un'improvvisa «influenza»; altri 15 avevano un referto del dottore in cui si parlava della malattia dei figli piccoli. Altri 6 hanno sfruttato il congedo della legge 104, che in teoria dovrebbe servire ad assistere parenti invalidi o malati. In tre erano assenti per la «donazione del sangue». La municipalizzata dei trasporti sta ancora finendo le proprie indagini, ma dai riscontri che si avevano ieri sera, gli assenti avrebbero tutti una giustificazione. Niente sanzioni.

Il Codacons ha annunciato che presenterà un esposto per interruzione di pubblico servizio, chiedendo ai magistrati di indagare sul blocco della tratta.

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