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Nuvola di Fuksas, storia di ordinari ritardi

Nel giorno dell’annuncio del salvataggio della Nuvola, ripercorriamo in sintesi la storia dell’opera

Roma capitale? Sì: dei cantieri avviati, ma mai completati. La Regione Lazio vanta infatti un primato notevole, ovvero quello del maggior numero di opere incompiute. Secondo recenti stime, apparse lo scorso gennaio su AskaNews, in un articolo con un titolo che già parlava da solo – ‘In Italia censite 693 opere incompiute: servono 1,5 mld. Sono già stati spesi 3 miliardi. Tra le Regioni, il Lazio quella con il maggior numero di opere incompiute’ – i cantieri ancora incompleti sarebbero ben 82. Per completarli, secondo le stime, servirebbero 78 milioni, circa. 

Nel novero di queste opere mai realizzate, anche la Nuvola di Fuksas, nel cuore del quartiere romano dell’Eur. Che, da oggi, però, potrebbe avere nuova vita. Il Centro Congressi, infatti, potrà essere completato grazie all’acquisto, da parte dell’INAIL, di 4 palazzi per un introito di oltre 260 milioni, con i quali l’opera potrà finalmente essere ultimata.

Una storia che parte dalla fine degli anni ’90, quella della Nuvola di Fuksas: il Comune di Roma, infatti, aveva avviato il concorso internazionale nel 1998; dopo due anni, Fuksas veniva proclamato vincitore. Quindi, nel 2001, veniva indetto il bando di gara per la progettazione e costruzione dell’opera. Sebbene la società vincitrice avesse firmato per una concessione trentennale, nel 2005 il veniva risolto il contratto tra Eur Spa e la ditta costruttrice a causa dell’aumentare dei costi per un totale (aumento compreso) di circa 250 milioni. I giorni passano, e quindi solo nel 2007 viene approvato il progetto esecutivo dell’archistar; i lavori, però – come ricorda l’Huffington Post in un articolo dello scorso febbraio (Nuvola Fuksas, Eur Spa pronta a vendere 3 musei e l’Archivio di Stato per coprire i debiti e completare l’opera a metà 2016) – inizieranno solo nel febbraio dell’anno successivo.

L’idea era quella di inaugurare la Nuvola compatibilmente all’inizio di Expo 2015, ma non è stato possibile. Ritardi e lungaggini hanno infatti scandito la cronistoria del nuovo Centro Congressi; la stessa Procura della Corte dei Conti del Lazio ha avviato delle indagini per chiarire come sia stato possibile che in 6 anni siano state approvate 10 varianti dell’opera. Varianti che si sono portate dietro ritardi e che quindi hanno influito “sui tempi di realizzazione e comportato l’insorgere di un contenzioso tra stazione appaltante ed appaltatore”.

Nemmeno i 100 milioni, da restituire in 30 anni, stanziati col Patto di Stabilità del 2013 si sono rivelati sufficienti. E’ così che, infine, si è giunti alla decisione di vendere parte del patrimonio immobiliare di Eur Spa, così da poter colmare i debiti e permettere la realizzazione della Nuvola. La vendita è stata però scongiurata dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: sarà quindi, come ufficializzato oggi, l’INAIL a dare gli oltre 260 milioni – 264 per la precisione – a Eur Spa, che potrà quindi colmare i debiti verso banche e fornitori e chiudere i cantieri rimasti incompleti.

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