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Nuovo Dpcm, prove tecniche di rivolta. Strategia del terrore invece di strategia organizzativa

Gli italiani sono un popolo paziente, persino disciplinato e rispettoso delle regole sul nuovo Dpcm del Governo, ma tutto ha un limite

mascherine al chiuso

Mascherine al chiuso

Nuovo Dpcm. Gli italiani sono un popolo paziente. In tempi di Covid persino disciplinato e rispettoso delle regole fissate dal Governo per combattere la pandemia. Ma tutto ha un limite. Come le corde, anche la pazienza ha un punto limite e se la tiri troppo si spezza. Un’ovvietà, che evidentemente non è chiara ai nostri governanti.

La pazienza degli italiani

La pazienza del popolo italiano è stata stressata per anni, a partire dall’entrata in vigore della moneta unica europea. Il cambio ufficiale (1936,27 lire per 1 euro) fu un errore politico e contabile, che rese più povera l’intera classe lavoratrice. Il ceto medio, quasi benestante, vide trasformare stipendi sontuosi in stipendi da sopravvivenza. Chi aveva un reddito mensile di 3 milioni di lire, uno status da quasi benestante, si ritrovò una busta paga di 1550 euro, mentre i prezzi, una volta spariti i cartellini col doppio prezzo in lira ed euro, seguirono un diverso andamento e in breve tempo ciò che costava mille lire venne a costare un euro. I Governi che si sono succeduti dal 2001 al 2005, anziché controllare i prezzi lasciarono che il mercato libero seguisse le sue implacabili regole, facendo ridurre in un attimo il potere di acquisto delle famiglie, rendendo più povera gran parte della popolazione.

Le paure del certo medio

Il ceto medio, che per le ragioni sopra accennate è ormai parte integrante del popolo, quando si sente minacciato, invoca un “uomo forte”, un Governo che lo difenda e lo rassicuri. Il popolo italiano si sente minacciato da tempo: nel suo potere di acquisto, nelle opportunità lavorative, nelle speranze di un futuro migliore per i propri figli e, da ultimo, anche nei confini nazionali, “invasi” e violati quotidianamente da disperati in fuga dalle guerre e dalla fame, mentre l’Europa degli affari (quella politica ancora non esiste) osserva indifferente. Tanto il problema è nostro.
Eppure, il popolo italiano ha “tenuto botta”, sopportando pazientemente gli errori di Governi, di destra e di sinistra, inetti a livello nazionale e deboli a livello europeo. Una pazienza che in qualche modo è stata favorita dall’enorme risparmio delle famiglie che, in qualche modo, ha fatto finora da paracadute.

Il Covid cambia le carte in tavola

L’arrivo del Covid-19 ha però cambiato le carte in tavola. Il lungo lockdown primaverile ha prostrato intere categorie sociali, sospendendo contemporaneamente i diritti costituzionali di libertà individuale e di scelta. Probabilmente non si poteva fare altrimenti. L’emergenza iniziale ha trovato impreparati tutti i Governi del mondo, costretti a prendere decisioni urgenti e drastiche per tutelare la salute pubblica. Siamo stati tutti d’accordo, nonostante le doverose critiche alla ridicola passerella televisiva dei tanti sedicenti esperti e alla decisione del Governo di escludere il Parlamento dalle decisioni strategiche sul destino del Paese.

Sole ingannatore

Con l’arrivo dell’estate sembrava che il peggio fosse passato. Ma gli esperti del Governo ci avvertivano che in assenza del vaccino, illusoria panacea di tutti i mali, in autunno ci saremmo trovati nuovamente in trincea. Molti di noi, tuttavia, non accettavano quella visione catastrofica, nella convinzione che ormai avessimo sufficiente conoscenza del virus e dei problemi che esso comporta, per arginarlo e combatterlo. In ogni caso confidavamo nel fatto che coloro che presagivano la sventura stessero quantomeno organizzando la “campagna d’inverno”.

Le inutili Task Force

Immaginavamo che le Task force di super esperti, avvalendosi delle risorse messe a disposizione dall’Europa, stessero organizzando il tracciamento dei contagi, prevedendo migliaia di punti di prelievo dei tamponi, riorganizzando la capillare rete territoriale dei medici di base, per prestare le prime cure in casa o in luoghi dedicati e sicuri, evitando il rischio che i Pronto Soccorsi e gli Ospedali venissero presi d’assalto e messi in crisi dalla prevedibile ondata di contagiati.

Il ritorno del pressappochismo

Nulla di tutto questo. Il pressappochismo e la superficialità, tipiche delle nostre Istituzioni, hanno nuovamente preso il sopravvento. L’aumento vertiginoso dei tamponi non poteva che produrre un aumento proporzionale dei positivi. Li chiamano nuovi contagi, ci dicono che sono in rapida crescita e quindi siamo nuovamente sotto attacco. Qualche terrorista dell’informazione, specializzato in previsioni catastrofiche, ma senza alcuna competenza medica, invoca addirittura provvedimenti più drastici, prevedendo un futuro con centinaia di morti al giorno. La loro previsione si basa sui dati numerici di una curva in costante crescita. Ma sono in malafede, perché sanno bene che non è così. Crescono certamente i contagiati asintomatici, d’accordo, e allora?

Uno strano virus, veloce ma non troppo

Stranamente questo virus, che si dice sia a rapida diffusione, ha fatto finora meno di un decimo dei contagiati dei normali virus influenzali. Siamo molto lontani dai 6 milioni di contagi registrati statisticamente dall’Istituto Superiore di Sanità per le influenze degli ultimi anni. Eppure, si invocano provvedimenti drastici. Non oso immaginare cosa accadrebbe se arrivasse davvero – e purtroppo succederà prima o poi – un virus veramente letale e incontrollabile. Certo, anche il Covid-19 può essere letale, soprattutto per le persone molto anziane o con uno stato di salute già precario. Ma questo deve spingerci al suicidio economico o ad organizzare meglio ed in modo efficace le nostre difese?

La follia collettiva

Il terrore, indotto immotivatamente nella popolazione da molti organi di informazione ufficiale, spinge alla paura persino persone dotate di una media intelligenza e di una buona preparazione culturale di base. Ma è evidente che siamo di fronte a una follia collettiva. Molti sottolineano che essa accomuna la quasi totalità dei Governi del mondo. E’ vero. Ma non tutti nella stessa misura, perché qualcuno, più capace e più attento, si è saputo organizzare per salvaguardare contemporaneamente sia l’economia che la salute pubblica. Anche alcuni Governatori, quello del Veneto su tutti, hanno dimostrato di essere più capaci di altri.

La strategia del terrore preferita alla strategia organizzativa

Ma il nostro Governo e alcuni Governatori regionali che amano fare gli sceriffi, sono capaci solo di proporre chiusure illogiche. Ma non sono stati capaci di organizzare un decente servizio di trasporto pubblico in sicurezza. La gente si ammassa negli autobus, diffondendo il virus, ma non può sedersi al tavolo di un bar o ristorante dopo una certa ora. Non potevano utilizzare le migliaia di pullman delle tante aziende di trasporto privato messe in crisi dall’assenza di turisti per dare un servizio più sicuro? Non potevano utilizzare le migliaia di posti letto delle strutture ricettive, chiuse per mancanza di lavoro, per trasformarle temporaneamente in residenze protette, per gli anziani o per i positivi da tenere in quarantena fuori delle famiglie? Provvedimenti emergenziali semplici e banali, ma di sicura efficacia. Ma potevamo aspettarci l’organizzazione seria della difesa dal Covid-19 da un Governo che ancora non riesce a pagare la Cassa integrazione a coloro che sono disoccupati e ridotti alla fame da molti mesi?

Il non senso di alcune scelte

Sanno solo decidere chiusure, a macchia di leopardo e spesso illogiche al punto da sembrare demenziali. Tutto questo perché vengono diffuse cifre casuali e confuse, di contagiati, di ricoverati e di decessi in aumento. Cifre peraltro modeste, senza dire mai dire di cosa effettivamente siano malati i ricoverati o da cosa siano realmente causati i decessi. Persino Bruno Vespa, che certo non è un negazionista né un sovversivo, in un delle sue ultime trasmissioni ha mostrato insofferenza e fastidio per questo clima di terrorismo ingiustificato.

Cui prodest?

Ma perché avviene tutto questo? Qualcuno sostiene che sia il frutto dell’incapacità politica di chi governa, unita al desiderio di tenere nelle proprie mani il potere, indiscusso e indiscutibile, che è assicurato dall’emergenza senza fine. Se l’attenzione dei cittadini rimane focalizzata sul Virus non rimane spazio per discutere gli altri importanti e decisivi problemi dell’Italia. L’emergenza consente persino di sospendere la democrazia parlamentare. Un fatto gravissimo. Ma l’impoverimento della Nazione e la disperazione di intere categorie sociali e produttive, apre le porte a scenari altrettanto preoccupanti, nella misura in cui ci vengono imposti provvedimenti casuali e contraddittori “un tanto al chilo” privi spesso di qualunque logica. Provvedimenti privi persino del coraggio politico della decisione, perché vengono adottati facendosi scudo dei suggerimenti degli esperti sanitari i quali, diciamolo chiaramente, non avendo il compito di fare valutazioni di opportunità politica, indicano la via, comprensibile sotto il profilo medico, ma insensata sotto quello politico, della massima cautela possibile. Dunque, torniamo alla chiusura di scuole e attività produttive e istituiamo il coprifuoco notturno.

Prove tecniche di regime e di ribellione

Il coprifuoco richiama alla mente i Regimi; un sapore amaro e insopportabile, a mala pena attenuato dal gusto, troppo leggero per essere prevalente, della democrazia formale. Negli anni ’60 Rita Pavone, nei panni di Gianburrasca, personaggio amato dai bambini dell’epoca, cantava: “la storia ci ha insegnato che un popolo affamato fa la rivoluzione”. I tempi delle rivoluzioni sono finiti, ma il popolo affamato prima o poi si ribella. E quando alla ribellione popolare si associano il ceto medio e la piccola borghesia, iniziano i guai seri. Possibile che non lo sappiano i nostri governanti? Il segnale forte di Napoli e quello più debole ma altrettanto significativo di altre città è un segnale che non va sottovalutato. La corda della pazienza, stressata da anni di indebolimento del tessuto sociale ed economico, può spezzarsi da un momento all’altro con conseguenze imprevedibili. E scherzare con il fuoco, indebolendo la democrazia, come stanno facendo i nostri governanti, non è mai consigliabile.

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