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Laziali-Giardinetti, l’azienda apre ma con riserva

Incontro tra Atac e Scua: le soluzioni sembrano esserci. I lavoratori però aspettano i fatti

Clima disteso sulla ferrovia Laziali-Giardinetti: ieri pomeriggio, infatti, Atac e le Scua metroferro hanno raggiunto una prima intesa per rendere decente il Posto Movimento di Ponte Casilino, diventato indispensabile da quando è stato sospeso l’esercizio tra Porta Maggiore e la stazione di testa Roma Laziali. Richieste sacrosante, s’intende, invocate a più riprese dai rappresenti sindacali del personale di stazione (capistazione, manovratori e agenti di stazione).

Stando alle indiscrezioni, l’Azienda avrebbe accettato di sostituire l’attuale fabbricato della Dirigenza Locale (DL), un bugigattolo di pochi metri quadri, rovente d’estate e ghiacciato d’inverno, con uno più accogliente, e di montare un gabbiotto confortevole per i manovratori. Le parti avrebbero, inoltre, trovato la quadra sulla rimodulazione dei turni, necessaria per contenere l’esposizione del personale di stazione alle polveri, rilasciate dai convogli sia della Giardinetti che di Trenitalia.

Per vedere qualcosa di concreto occorre, però, attendere venerdì, almeno così si dice, giorno in cui lo stato maggiore di Atac, dovrebbe sciogliere la riserva e presentare alle parti sociali l’accordo, messo nero su bianco. E fino a quel momento, il personale di terra sarà costretto a marciare “a vista”, senza una minima organizzazione, perché la Direzione di Centocelle ha preso la malsana abitudine di metterli a conoscenza del turno di servizio, solo il giorno precedente a quello di svolgimento della prestazione lavorativa. Un fatto anomalo che, oltre a violare le normative vigenti (Sentenza della Corte di Cassazione n. 12962 del 21 maggio 2008), contribuisce a rendere instabile la situazione.

Resta ben inteso che qualora l’Azienda dovesse rimangiarsi tutto, ricorrendo al consueto gioco delle tre carte, la protesta ricomincerebbe, e più veemente di prima, con buona pace del Direttore Claudio Scilletta, autore della disposizione operativa n. 169 del 18 luglio scorso, con la quale ha, di fatto, messo alla pubblica gogna il personale di stazione e creato malumore tra questi e i macchinisti (dividi et impera).

«La salute del lavoratore è la priorità assoluta», fanno sapere i lavoratori, «e non saranno minacce di ferie d’ufficio, di chiusura parziale o addirittura di qualche “pennivendolo”, che ad arte tratta dei nostri problemi sui giornali in modo del tutto falso e tendenzioso, a intimorirci; non passerà mai il concetto che siamo noi gli artefici della situazione economica dell’Azienda. Le cause vanno ricercate in altri ambiti».

«Ancora una volta Atac», tuona Roberto Terziani, Segretario Regionale settore autoferro del sindacato Fast Confsal, «scarica le proprie inefficienze gestionali sui lavoratori. Questa è la reale causa dei disservizi subiti dai cittadini romani, che ad esempio non riescono a fruire di un servizio decente sulla ferrovia ex concessa Laziali – Giardinetti». E ancora: «Solo il senso di responsabilità dimostrato dalle lavoratrici e lavoratori ha permesso finora l'erogazione del servizio, pertanto non accetteremo nessuna minaccia verso i dipendenti da parte dell'Azienda».

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