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L’angolo dell’umanista: l’Oriente della Ragione

“Un tempo firmavano le loro lettere, come Kant e Hume, ‘servo umilissimo’ e intanto minavano le basi del trono. Oggi danno del tu ai capi di governo e sono sottomessi”

Quando c’è in ballo Kant, il nome dell'autore è quasi una garanzia. Così, anche nel caso di “Che cosa significa orientarsi nel pensiero” (Adelphi 1996), è possibile dire che non si tratta di un libro semplice, perché Kant facile non lo è mai. Si tratta di brevi saggi di messa a punto, scritti durante la grande stagione critica – la “Critica della ragione pura” era uscita, in prima edizione, nel 1781, la “Critica del Giudizio” uscirà nel 1790. Siamo, fra l’altro, a cavallo dello scoppio della Rivoluzione francese.

Introdotti da Franco Volpi, brillante storico della filosofia dell'Università di Padova, prematuramente scomparso, recano, in appendice, una scelta di lettere tra Kant e la sua cerchia, a proposito della controversia su spinozismo e panteismo e di quella, successiva, sull’ateismo, che coinvolsero tutto il mondo culturale tedesco. Sorprendente, in questo Kant 'minore', è la sobrietà, la modestia, l'asciuttezza, la precisione

Un piccolo-grande aspetto, può essere notato, in questa corrispondenza, a proposito del rapporto tra cultura passata e pseudo-cultura presente. Nel capitolo sull’industria culturale della “Dialettica dell’illuminismo” (1947), Horkheimer e Adorno osservano: “un tempo essi firmavano le loro lettere, come Kant e Hume, ‘servo umilissimo’ e intanto minavano le basi del trono e dell’altare. Oggi danno del tu ai capi di governo e sono sottomessi, in tutti i loro impulsi artistici, al giudizio dei loro principali illetterati” (p. 140).

Ora, nella lettera del 7 aprile 1786 a Marcus Herz, Kant si firma “il Suo umile e fedele servitore e amico”. In quella a Jacobi, del 30 agosto 1789, si firma “quale Suo devotissimo servitore”. Fa una certa impressione leggere queste cose, in un’epoca prigioniera della propria meschinità come la nostra.

In riferimento all'attualità, viene in mente questa considerazione: i social sono forme di pseudo-pensiero collettivo in grado di mobilitare grandi masse, sia in senso sovranista, ossia Salvini, sia in direzioni che oltrepassano il piano politico. La lezione di Kant è di tipo opposto, coerentemente alla sua fede illuministica: pensa con la tua testa, impara ad andare controcorrente, soprattutto di fronte al conformismo imperante.

Ciò che appare drammatico, è il livello in cui le persone sono schiacciate sul presente. Senza i grandi voli dell'animo, la fede, la poesia, la filosofia, la follia, non solo non ci sarà un futuro, democratico o meno…non ci sarà nessun futuro.
 

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