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Il Museo della Shoah se ne va all’Eur e Roma perde 21 mln di euro

Dal M5S Roma un’interrogazione in Campidoglio sul trasferimento da Villa Torlonia all’Eur

IL MUSEO DELLA SHOAH SI TRASFERISCE ALL'EUR. Quella di spostare il Museo della Shoah da Villa Torlonia all’Eur, in un palazzo rimasto vuoto in piazzale Marconi, viene additata da Gad Lerner come una scelta imputabile alla “leadership personalistica” di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma, colpevole, secondo il giornalista, di aver “bruciato un progetto culturale con dietro anni di lavoro” – così si legge in un posto sul sito www.gadlerner.it. Dietro, però, c’è anche il beneplacito dell’assessore ai Lavori Pubblici di Roma Capitale Paolo Masini: “Abbiamo avviato un lavoro di interlocuzione tra le parti interessate per conciliare i desideri esternati dai sopravvissuti come Piero Terracina che ha chiesto di vedere realizzato il museo in tempi più stretti” – facevano sapere agli inizi di settembre dall’assessorato.

E se inizialmente dalla nota degli Uffici di Masini non arriva nessuna conferma sulla nuova destinazione, ci pensa Repubblica a riportare le dichiarazioni di Pierluigi Borghini, presidente di Eur Spa, tramite le quali si conferma che il trasferimento del Museo da Villa Torlonia all’Eur “è molto più di un’ipotesi”.

LA STORIA DEL MUSEO, DAL 2006 AD OGGI. La scelta di trasferire la sede, quindi, risponderebbe a delle esigenze pratiche, per accelerare i tempi. Dal lontano 2006, quando per la prima volta l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni ne propose la costruzione, ad oggi, nemmeno un mattone della struttura è stato depositato. La scelta di Villa Torlonia non sembrava casuale: non solo quella è stata la residenza di Benito Mussolini fino al 1943, ma lì ci sono anche due catacombe ebraiche. 15milioni: tanto è costato al Comune di Roma rilevare il terreno, con permute e compensazioni.

Dopo un anno, nel 2007, l’amministrazione di Veltroni approva il progetto, firmato da Luca Zevi e Giorgio Tamburini. Gli anni che seguono, però, rappresentano per la realizzazione del progetto un vero e proprio viaggio all’insegna delle lungaggini burocratiche. Fino al 2013, quando arriva il bando europeo per la gara d’appalto per la realizzazione del museo e l’aggiudicazione dei lavori. Siamo a maggio. Come poi ricostruisce il Corriere della Sera, l’amministrazione Marino decide di prolungare i termini per la presentazione delle offerte di altri due mesi, oltre quelli già stabiliti. Nel frattempo, nell’ottobre dello scorso anno, si insedia la Commissione per la valutazione delle offerte, che  si prende in tutto altri 7 mesi di tempo.

E del Museo, oggi, nemmeno l’ombra. È quindi Piero Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio, che contro i ritardi chiede che venga posata la prima pietra il 27 gennaio 2015, nell’anno del settantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz. La proposta, è anche quella di individuare soltanto una sede alternativa, fino a completamento dei lavori a Villa Torlonia. Di tutta risposta, invece, si sceglie l’Eur. Contro questa ipotesti, anche Paolo Coen, della Rete Universitaria per il Giorno della Memoria che su Firmiamo.it ha lanciato una petizione con la quale si rivolge al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al sindaco di Roma Ignazio Marino affinché rispettino il progetto originario.

IPOTESI DANNO ERARIALE? M5S PRESENTA INTERROGAZIONE IN CAMPIDOGLIO. A chiedere conto delle lungaggini per la realizzazione della struttura, anche il Movimento 5 Stelle di Roma che ha presentato un’interrogazione in Campidoglio. I 5 stelle della Capitale, introducono un altro elemento a discapito della scelta di trasferire il Museo all’Eur. “Al di là delle considerazioni sulla sua ubicazione, va fatta una riflessione sull'aspetto economico: i 21,7 milioni di euro che Cassa Depositi e Prestiti erogherebbe a Roma Capitale per coprirne i costi di costruzione (e che il Governo di Mario Monti ha escluso dai vincoli del Patto di stabilità) non sarebbero più utilizzabili nel caso di altra location” – spiegano dal M5S Roma.

Pertanto, si chiede al sindaco di spiegare quali siano i motivi alla base dei ritardi, e “cosa si intenda fare per evitare il rischio di incorrere in un danno erariale di 15 milioni di euro spesi per il terreno, ed evitare di perdere i 21,7 milioni di finanziamento da parte della Cassa Depositi e Prestiti” – come si legge nel testo dell'interrogazione.

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