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Il caregiver familiare: una figura preziosa, senza diritti. Ecco la proposta

Quando il familiare non autosufficiente viene messo in RSA, allo Stato costa 4.184 euro al mese: garantiamo al caregiver 1,300 euro al mese

Familiare spinge una carrozzina per disabile

La figura del caregiver familiare, preziosa quanto non considerata

Tra i provvedimenti a sostegno della famiglia nessuno è dedicato all’attività del prestatore di assistenza familiare. Non sono previste risorse economiche, nessuna modalità sarà erogata al fine di sostenere gli interventi a favore della figura del caregiver familiare. Eppure, è un ruolo che coinvolgerà tutti nell’alternarsi delle generazioni.

Le cure domestiche

“Ci sono quattro tipi di persone nel mondo: quelli che sono stati caregiver, quelli che attualmente sono caregiver, coloro che saranno caregiver e coloro che avranno bisogno di caregiver,” è il pensiero dell’ex First Lady americana Rosalynn Carter. E ha ragione.

L’80% delle cure domestiche a persone non autosufficienti sono garantite da coniugi, parenti di primo, secondo e di terzo grado. Sono i cosiddetti ‘caregiver’, una parola presa in prestito in Italia solo per denominarli ma non per inquadrarli come negli altri Paesi che hanno un welfare ben più attento e civile.

Chi è il caregiver? È la persona di famiglia, che in modo volontario e informale assiste e cura quotidianamente il parente stretto o il coniuge non autosufficiente. In Italia sono milioni, con difficoltà enormi nel conciliare i tempi di lavoro con quelli di vita familiare o sono genitori inoccupati per prendersi cura del minore.

È una scelta domestica fatta nell’ombra per necessità e per lunghi periodi di tempo. E’ un impegno gravoso che sottrae opportunità lavorative e di reddito. Il caregiver ha contraccolpi negativi sulla vita personale ed è senza alcuna previdenza. A tentoni colma ciò che non ha ricevuto in formazione, in informazioni sulla cura, sulle manovre, sugli ausili spesso costosi, sul conoscere la malattia della persona cara, sui servizi possibili e non ha le opportunità di aiuto offerti dal territorio. Non ha alcun diritto nonostante la gran parte di loro spenda ben oltre 6 ore al giorno.

Lo Stato aiuti chi aiuta

Uno Stato è maiuscolo quando non fa una politica di carta ma scrive provvedimenti con l’esperienza di chi la vive e non fa gelide non misure. La legislazione italiana dovrebbe farne cardine del welfare: aiutare chi aiuta. Il forfait fino ad oggi ha fatto registrare all’Istat una bassa posizione dell’Italia in tutti gli aspetti del settore e molto bassa nel confronto con gli altri Stati europei. Qui da noi, in sei anni, ogni anno sono stati presentati disegni di legge diversi, con incomprensibile frantumazione degli interventi restando ben lontani dal dare una risposta, infatti è tutto fermo. Nell’agosto 2019 è stato depositato in Senato il disegno di legge 1461, fortemente criticato per i continui schiaffi in faccia come dice una mamma qui.

Il mondo del volontariato

Una Nazione, la nostra, che ha insegnato al mondo ad essere ‘volontario’ e a fare società. Oggi ne ha oltre sei milioni, è forse in virtù di questo che la politica ha pensato di non fare nulla per il caregiver e lo ha definito “volontario”? Maria Simona Bellini, la presidente dell’associazione familiari disabili, ha avuto modo di esprimersi sul termine: “Volontario? Siamo volontari perché ci rifiutiamo di sottostare all’unica alternativa che ci viene offerta, e cioè il ricovero dei nostri cari”, condannando di fatto i non autosufficienti a un prematuro ‘dopo’.

Sì, questa è la politica della tigre di carta, disegnano il faccione di una tigre con le fauci aperte, i denti in primo piano e il bruito insonorizzato che non impressiona nessuno. Sarebbe così semplice rimodulare il settore con il diretto intervento di ciò di cui avrebbe bisogno il caregiver: farglielo fare.

Perché non introdurre il reddito per l’assistenza all’invalidità? È un’eccellente occasione come una sezione specifica del reddito di cittadinanza, quello che si vorrebbe migliorare.

Ecco la proposta: reddito per l’assistenza all’invalidità

Uno Stato che li considera avrebbe un risparmio notevole per le casse, migliorerebbe la qualità di vita di una buona parte della popolazione perché non in struttura ma a casa propria, avrebbe spazi residenziali pubblici più giusti per chi rimane solo, avvierebbe il corollario di diversi posti di lavoro per la gestione integrata delle necessità.

Quando il familiare non autosufficiente viene messo in RSA, allo Stato costa circa 4.184 euro al mese. Al caregiver con tutti i documenti specifici può essere garantita una entrata mensile di tra i 1.300 e i 1.400 euro mensili.

È una proposta in termini di risparmio economico per lo Stato che aiuta davvero, facile e veloce da introdurre e l’Italia avrebbe un’ottima posizione nel confronto delle politiche sociali internazionale ma soprattutto innalzerebbe il livello di civiltà.

È un’idea utopica? Affatto.

Nunzia Latini

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