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Giovedì 29 gennaio nasce a Roma ‘La Gramigna’

La cooperativa sociale come modello economico alternativo all’impresa capitalistica

La cooperativa sociale come modello economico alternativo all’impresa capitalistica, perché il lavoro non sia schiavitù ma mezzo di autodeterminazione dell’individuo.

Giovedì 29 gennaio, ore 20.30, presso il ristorante “I Meloncini” in viale di Tor di Quinto 55, si terrà la presentazione pubblica della Cooperativa “La Gramigna”. La cena organizzata dai primi soci fondatori, sarà un momento per condividere con i presenti la progettualità futura, e occasione per raccogliere i fondi necessari all’avvio delle prime attività ordinarie.

I motivi fondanti della Cooperativa “La Gramigna” sono ben espressi dalle parole della presentazione pubblicata sulla pagina web ufficiale www.gramigna.org. “Valorizzazione del lavoro individuale, socializzazione, riscoperta della terra come habitat naturale dell’uomo”.  “La Gramigna” vuole diventare “un punto di riferimento per chi intende il lavoro come forma di sostentamento e realizzazione personale nell’ambito esclusivo di una comunità, dove alla condivisione dei mezzi di produzione corrispondano gli ideali di solidarietà e di mutuo soccorso verso cui tendere l’azione individuale, e da cui solo può nascere una socializzazione autentica”.

“Da un punto di vista squisitamente economico, i promotori della cooperativa La Gramigna – che a partire da oggi per il futuro a venire si riterranno soci alla pari di ogni nuovo arrivato, ritengono convintamente che solo dall’unione degli intenti e delle forze, possano liberarsi quegli spiriti animali che John Maynard Keynes riteneva essere l’unico vero motore del progresso, economico e sociale”.

Parole confermate dal presidente, Niccolò Fracchia, il quale, intervistato da Romait, auspica che questa nuova realtà economica possa diventare un punto di riferimento per quanti nel lavoro cercano la naturale forma di sostentamento, ma allo stesso tempo un ambiente dove riscoprire il senso di comunità. “Il profitto non è un fine ma un mezzo per rendere libero l’individuo dai suoi bisogni primari legati alla sopravvivenza e alla continuazione della specie. Il fine esistenziale dell’uomo culturale, invece, è la sua realizzazione personale, la sua crescita, un continuum che non ha una meta definita se non quella di un’accettazione serena del proprio destino. A nostro avviso, solo nella socialità libera dal bisogno materiale attraverso il lavoro non coatto, e nel riconoscimento critico dei valori della comunità di appartenenza, risiede la vera libertà dell’individuo”.

“Dalla terra può iniziare la rifondazione dell’uomo sociale attraverso la riscoperta delle sue radici. Non è una metafora, bensì la constatazione dell’imprescindibilità del legame dell’uomo con il suo habitat naturale. La terra può così considerarsi un concetto astratto posto al vertice dell’intero discorso della vita”. 

Concretamente, i progetti in cantiere sono la realizzazione di un’azienda agricola con annessa fattoria sociale rivolta a ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva e relazionale, su ampi terreni alle porte della città in aree ancora incontaminate dall’urbanizzazione selvaggia. Inoltre, lo staff de “La Gramigna” è già al lavoro per l’organizzazione di una serie di eventi culturali nell’ambito della prossima Estate Romana, dove saranno coinvolti parimenti anche i soci lavoratori appartenenti alle cosiddette classi sociali svantaggiate. 

La Cooperativa “La Gramigna” rappresenta un unicum nel suo genere. Se le prerogative dichiarate dai suoi promotori troveranno fondamento nella concretezza realizzativa, questa esperienza imprenditoriale potrebbe diventare un modello replicabile dalla forte valenza politica oltre che sociale. Il vero aspetto rivoluzionario rispetto all’ordinamento economico attuale in cui la Cooperativa andrà ad operare, è rappresentato dal sistema redistributivo degli utili. In una visione autenticamente comunitaria, tutti i lavoratori della gramigna percepiranno la stessa retribuzione oraria, a prescindere dalla mansione svolta. 

“In ogni attività della Cooperativa, saranno impiegati tutti i soci aderenti, adattando alle abilità richieste le singole abilità personali” – ci spiega Jacopo Borghini, responsabile degli affari legali della Gramigna. “Il lavoro possiede dignità in quanto tale, non secondo un parametro monetario. Ognuno lo svolge secondo le proprie attitudini e inclinazioni. Personalmente ho scelto di studiare e quindi specializzarmi in diritto, non per una questione meramente speculativa. Non sceglierei mai di fare il facchino, anche se fossi pagato il doppio o il triplo, riconoscendone allo stesso tempo la medesima dignità. Ma se è nel lavoro che ritrovo gran parte della mia realizzazione di individuo, sono altrettanto consapevole che non saprei che farmene di quell’eventuale surplus monetario, se non spenderlo in antidepressivi, o forse peggio, per affogare la frustrazione e il malcontento di dover fare quello che non voglio fare”. 

Premesse di intenti che non hanno la presunzione di essere invece promesse, ma che tuttavia sconcertano, abituati come siamo al piattume dei discorsi di politici e imprenditori di ogni rango ed estrazione, i quali, nella maggior parte dei casi, alla fine di ogni discorso verboso e magniloquente, tradiscono sempre e solo la banale difesa del proprio piccolo orticello personale.

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