Prima pagina » Politica » Giorgia Meloni lancia da Roma l’iniziativa ‘4 Firme per l’Italia’

Giorgia Meloni lancia da Roma l’iniziativa ‘4 Firme per l’Italia’

Famiglia, Marò, Primarie e Scaricatutto: questi i 4 punti delle petizioni di Fratelli d’Italia

No alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso; ritorno dei Marò o ritiro dalle Missioni internazionali; primarie a tutti i livelli per la selezione dei candidati; ‘Scarica tutto’: ogni spesa deducibile o detraibile dalla dichiarazione dei redditi. Sono questi i 4 punti dell’iniziativa di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, ‘4 Firme per l’Italia’, che prende il via oggi e che è stata inaugurata a Roma, in via del Corso, con un banchetto a disposizione di tutti i cittadini.

Presente anche il leader del partito, Giorgia Meloni, prima firmataria dei 4 punti. “Vogliamo intervenire con delle petizioni su questioni che sono, secondo noi, dirimenti” – fa sapere a Romait proprio Giorgia Meloni.

LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. Prima di tutto, “c’è la questione fiscale – continua il presidente di FdI-An – Con una proposta di legge di iniziativa popolare, vogliamo puntare l’attenzione sul tema del cosiddetto ‘Scarica tutto’, questione che per molti rappresenta una soluzione efficace al problema dell’evasione fiscale, e quindi, di conseguenza, comporterebbe un abbassamento delle tasse”.

Secondo Giorgia Meloni, infatti, “se quando gli italiani comprano qualcosa, hanno poi la possibilità di scaricare gli acquisti dalle tasse, con più facilità chiederanno uno scontrino fiscale. Così si combatte l’evasione, e così si ha modo di ottenere maggiori introiti da destinare al complessivo abbassamento delle tasse”.

NO ALLE ADOZIONI DA PARTE DI COPPIE DELLO STESSO SESSO. La battaglia di Fratelli d’Italia riguarda anche i temi etici. “Noi – sentenzia Giorgia Meloni – crediamo che uno Stato giusto si debba occupare del più debole, e il più debole, tra il desiderio, legittimo per carità, di una coppia omosessuale di avere un figlio, e il diritto del figlio ad avere un padre e una madre, è senz’altro quest’ultimo. Uno Stato giusto, ripeto, si preoccupa del bambino, un gesto sicuramente meno remunerativo in termini di consensi elettorali, ma che è senza dubbio la cosa giusta da fare”.

A Romait, Giorgia Meloni ha spiegato anche la posizione in merito alla recente decisione del Tribunale dei Minori di Roma che ha riconosciuto l'adozione di una bimba che vive in una coppia omosessuale formate da due donne. I giudici romani, per la prima volta, hanno riconosciuto la cosiddetta 'stepchild adoption'. Un caso, questo, in cui “la Magistratura – così la Meloni – ha pensato di potersi sostituire al legislatore. La differenza sostanziale tra i magistrato e il legislatore, però, è  che quest’ultimo è un rappresentante del popolo italiano, in quanto scelto dagli italiani, mentre il magistrato è semplicemente una persona che ha vinto un concorso. E certe questioni dovrebbero essere definite solo da chi rappresenta il popolo italiano, e cioè dal popolo italiano stesso”.

Si tratta quindi di una sentenza illegittima? Secondo Giorgia Meloni sì, “come tante altre, ad esempio la sentenza della Corte Costituzionale, costituita interamente di pensionati d’oro, che dichiara incostituzionale il prelievo proprio sulle pensioni d’oro”. Ma la decisione del Tribunale di Roma, secondo il leader di FdI, nasconde un altro “rischio” e cioè “quello di non mettere, come invece la Costituzione prevede, l’interesse del bambino al centro delle decisioni che la politica e lo Stato assumono”.

MARO’ A CASA SUBITO. È di questa mattina la notizia del possibile rientro di Massimiliano Latorre, accordato dal governo indiano, all’indomani dell’ischemia che lo ha colpito. “Il governo Renzi esulta – continua la Meloni – ma fa finta di non vedere che quei due militari italiani sono stati detenuti in India per più di 2 anni, in piena violazione di qualunque norma del diritto internazionale”.

Una situazione, questa, che si sarebbe potuta evitare se solo, “come abbiamo proposto da tempo” – fa sapere la Meloni – “il governo italiano avesse chiesto la convocazione del Consiglio della Nato per annunciare il ritiro delle proprie truppe da tutte le Missioni di Pace in cui sono impegnate”.

Sarà discusso nei prossimi giorni, alla Camera, la legge di conversione del decreto legge sulla proroga delle Missioni Internazionali. “Noi voteremo contro” – annuncia il presidente di FdI – “Abbiamo presentato gli emendamenti abrogativi dei vari articoli, perché crediamo che l’Italia, a questo punto, debba solo ritirare i suoi militari”. Anche perché, “noi non andiamo in Afghanistan o in Somalia per difendere i nostri interessi: spesso, ci andiamo solo perché facciamo parte di organizzazioni internazioni e sovranazionali e a loro prestiamo la nostra opera”. Ma la deputata è chiara: “Se quando i nostri militari sono in pericolo, questi organismi si voltano dall’altra parte, allora è necessario che l’Italia riveda la sua permanenza al loro interno”.

Dietro il caso Marò, insomma, si cela “un’incapacità di fondo di far valere il diritto”. Anche se, su questa tematica, “il governo Renzi ereditava una situazione già molto compromessa. Ma è lo stesso governo che si dice coraggioso e altamente innovativo, e sorprende allora che sui Marò abbia portato avanti la stessa identica linea dei già fallimentari governi precedenti, quello Monti e quello Letta”.

Giorgia Meloni, quindi, accusa il presidente del Consiglio Renzi di essere il terzo capo di governo ad aver paura di imporsi: “Ha più volte detto di non alzare la voce sulla vicenda Marò altrimenti il governo indiano se ne sarebbe potuto risentire. Ma questa tendenza a chiedere il permesso ad un governo che sta illegittimamente tenendo prigionieri due nostri militari è stata ed è, come dimostrano i fatti, del tutto fallimentare”.

Perché, “quando si vuole ottenere un risultato, bisogna avere qualcosa da scambiare o da minacciare. E quindi, o Renzi in qualità di presidente del Consiglio e Giorgio Napolitano come capo supremo delle Forze Armate si propongono per andare in India al posto dei Marò, facendo capire che l’Italia non abbandona i suoi soldati; oppure, si minaccia di abbandonare le Missioni di Pace. Ma chiedere il permesso no, non si può, soprattutto di fronte ad una evidente violazione di norme”.

“Se una Nazione consente che i suoi soldati vengano esposti ad un rischio perché il governo è incapace, non solo si perde credibilità sullo scacchiere internazionale, ma si espone allo stesso rischio qualunque altro uomo o qualunque altra donna indossi una divisa militare italiana. Perché se il bersaglio non è coperto, è un bersaglio facile, e così facendo, noi, stiamo mettendo in pericolo tutti gli altri nostri soldati” – conclude Giorgia Meloni da via del Corso, dopo aver firmato i 4 punti della petizione del suo partito.

E intanto, Fratelli d'Italia rimanda all'appuntamento più prossimo: sabato 20 Settembre, nell'ambito della tradizionale manifestazione Atreju – quest'anno presso l'Isola Tiberina, dal titolo L'isola che c'è –  si svolgerà la 2,5 km non competitiva dal titolo Marò a casa di corsa, un'iniziativa per chiedere, ancora una volta e a gran voce, il ritorno a casa dei due Fucilieri di Marina. Appuntamento ore 14.00; da piazza della Repubblica si arriverà all'Isola Tiberina. 

Lascia un commento