Prima pagina » Cronaca » Feti sepolti, l’incredibile vicenda di una donna romana. In 3 ore segnalati 4 casi

Feti sepolti, l’incredibile vicenda di una donna romana. In 3 ore segnalati 4 casi

“In molti Comuni d’Italia esiste la pratica di seppellire il ‘prodotto abortivo’ senza il consenso della donna e senza che ne sia informata”

feti sepolti

Cimitero dei feti

“Come Avvocati dello studio Wildside-Human First, di Cathy La Torre, abbiamo deciso di fornire informazioni legali alle donne che, dopo un aborto, hanno subito lo shock di scoprire che il feto era stato seppellito in cimitero a loro insaputa. L’incredibile vicenda di una donna romana che ha denunciato il suo caso alla stampa, ha scoperchiato un sistema in cui, sebbene la legge sia chiara, gli abusi sono frequenti.

Per questo poche ore fa abbiamo attivato l’indirizzo mail (tutelaliberascelta@gmail.com) a cui le donne possono scrivere per ricevere informazioni sulla normativa vigente e su come fare segnalazione al Garante della Privacy in casi del genere.

Altri 4 abusi raccontati da quattro donne

In tre ore hanno già scritto quattro donne chiedendo come segnalare la croce col proprio nome in un cimitero di feti”. Così fanno sapere in una nota gli Avvocati di studio Wildside-Human First di Cathy La Torre in seguito al caso di Marta. Marta è la donna che in un post pubblicato sul suo profilo Facebook, aveva raccontato di aver interrotto la sua gravidanza qualche mese fa. Successivamente aveva verificato che al cimitero Flaminio il feto era stato sepolto sotto una croce bianca. Sulla croce era indicato il suo nome, in violazione della sua privacy e senza il suo consenso.

Il suo feto è stato inumato nell’area chiamata “Giardino degli angeli”, riservata ai feti sepolti. Sulla tomba è stata apposta una piccola croce bianca con una targhetta nera sulla quale è riportata “la data dell’espulsione” e il suo nome e cognome, quello della madre.  

“Quello che è venuto a galla – continuano i legali – è che in molti Comuni d’Italia esiste la pratica di seppellire il ‘prodotto abortivo’. Senza il consenso della donna e senza che ne sia informata.

Regolamento Europeo sulla Privacy

Eppure il Regolamento Europeo sulla Privacy 679/16 è chiaro. Indica testualmente che ‘È vietato trattare dati personali che rivelino l’origine razziale o etnica. Come pure le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, o l’appartenenza sindacale, nonché trattare i dati genetici. E anche i dati biometrici intesi a identificare in modo univoco una persona fisica, dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all’orientamento sessuale della persona. Naturalmente le donne che desiderano seppellire il feto abortito possono farlo, come indica il Regolamento della Polizia Mortuaria”

In sintesi, chiariscono gli avvocati: “I prodotti del concepimento sino alla 20esima settimana vengono sepolti solo su richiesta dei familiari. In assenza di questa richiesta sono considerati ‘prodotti abortivi’ e trattati come rifiuti speciali ospedalieri dalle Asl competenti.

Violazione privacy e violenza sulle donne

Invece i ‘prodotti del concepimento dalla 20esima alla 28esima settimana oppure i feti oltre la 28esima settimana, vengono sepolti su richiesta dei familiari o, comunque, su disposizione della Asl’. Tutto ciò che si discosta da questo – concludono – è una violazione e una violenza nei confronti delle donne”.

Sulla vicenda della donna romana aveva già scritto ieri sulla sua pagina Facebook proprio Cathy La Torre. In un post che in poche ore aveva raccolto oltre 5mila reazioni. “È giusto che chi lo desideri ottenga la sepoltura del feto ma è una violenza imporre una sepoltura a chi non lo vuole. Rende le donne colpevoli per aver praticato un aborto, persino quello involontario”. (Com/Ara/ Dire) 

LEGGI ANCHE:

Feto sepolto cimitero Flaminio di Roma, Ama: estranei a vicenda, noi semplici esecutori

I medici di Roma: Tamponi ai bambini per ogni starnuto? Non abbiamo altre soluzioni

Lascia un commento