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Covfefe, il neologismo che non esiste

di Massimo Persotti

Il caso "covfefe" dovrebbe forse farci riflettere sul mondo dei social media e di come si possa creare un 'caso' su qualcosa che non esiste. E' certa superficialità che spesso viene imputata a Facebook o Twitter dove scorrono "fiumi di parole" sovente inutili. Ma è anche, potrebbero replicare altri, uno straordinario mezzo di comunicazione e propaganda che può cambiare la prospettiva su personaggi o eventi.

Ma partiamo dal principio. Il presidente americano Donald Trump twitta intorno alla mezzanotte americana (le sei del mattino in Italia) questo messaggio: «Despite the constant negative press covfefe» che in italiano suona più o meno "Nonostante la costante negativa 'covfefe' della stampa". Tweet enigmatico per la presenza di quel «covfefe» che non compare in alcun dizionario. Sul social media si scatena la corsa all'interpretazione. Per gran parte degli utenti Trump è caduto in un refuso: avrebbe in realtà voluto scrivere "coverage", parola che avrebbe reso il messaggio più chiaro e coerente con certa narrativa trumpiana non tenera verso il mondo dei media: «Nonostante la costante copertura negativa della stampa». Ma il tweet non viene cancellato o modificato e rimane in rete per diverse ore. Una strategia o una disattenzione?

Sta di fatto che il messaggio viene ritwittato da oltre 102.500 utenti e più di 35mila rispondono a Trump, molti con ironia, e "covfefe" diventa un trending topic mondiale, arrivando al primo posto tra gli hashtag più usati su Twitter a livello internazionale. Gif animate, meme, fotomontaggi, battute, giochi di parole: web e social media si scatenano. In Italia, in molti riesumano la 'supercàzzola' di Amici miei, quindi il trionfo del nonsense, la frase priva di senso logico.

Sta storia del #Covfefe è una supercazzola evidente: "Cosa facciamo con la Korea del nord?" "Prematuriamo una Covfefe come se fosse antani" (@JacketGuy1)

Altri invece notano l'evidente contraddizione tra realtà e futilità.

Non è colpa di #Trump se tutti dai media in giù fanno più attenzione a un tweet scritto male che ai suoi atti di governo #covfefe (@mazzettam)

Dopo sei ore di animata e partecipata discussione, Trump, alle sei del mattino ora di Washington, cancella il tweet. Ma, confermando il suo spirito da istrione, il presidente non manca di scherzare e cavalcare, a suo vantaggio, anche le prese in giro della Rete: "Chi può scoprire il vero significato di 'covfefe'? Divertitevi", scrive in un nuovo tweet. Se da un errore Trump ne possa ricavare un vantaggio in termini di simpatia, ciascuno può trarre le proprie conclusioni. Ma è già certo che da un errore, il non-neologismo "covfefe" si è già in qualche modo imposto.

L’australiana Abc titola che Trump "potrebbe aver inventato la parola dell’anno (anche se per errore)”, e il portale americano Fusion ha lanciato via Twitter un sondaggio sull’ipotetica pronuncia di covfefe. Con il 37% di voti su circa 38mila, la favorita per il momento è “Cov-Fee-Fee” (cov-fi-fi in italiano), con l’accento sulla seconda sillaba.

Su Urban Dictionary, il dizionario online che raccoglie le definizioni e i termini slang o giovanili, è già stata aggiunta una voce per il neologismo di Trump: secondo un utente, covfefe è "una parola usata per finire un tweet che non avrebbe mai dovuto essere cominciato".

E, forse come solo gli americani sanno fare, si è già scatenato lo sfruttamente commerciale dell'errore presidenziale. Sul web c’è già chi vende magliette, berretti, tazze e altri prodotti con la scritta "Covfefe", slogan del tycoon vengono riveduti e corretti (invece di "Make America great again" si legge "Make America covfefe again") e i più lesti come la comica Cristina Wong chi si è già assicurata il dominio covfefe.com

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