Prima pagina » Cronaca » Coronavirus, Ignazio Marino: i soldi per la Sanità sono investimenti non spese

Coronavirus, Ignazio Marino: i soldi per la Sanità sono investimenti non spese

“E’ ingiusto che i livelli di efficienza del Sistema Sanitario Nazionale varino di Regione in Regione”

Ignazio Marino

"Spero che, una volta superata l’emergenza, governi e parlamenti che si succederanno terranno presente quanto sia importante investire in sanità e in ricerca. I soldi destinati alla sanità sono investimenti e non
spese.

Anche perché rispetto a tanti altri Paesi spendiamo molto poco nei settori di ricerca e sanità". A lanciare l'appello in un'intervista al quotidiano online Open è il prof. Ignazio Marino, ex sindaco di Roma e oggi Professore di Chirurgia e Executive Vice President presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia, l'istituto americano nel quale, ricorda Marino, "si sta cercando da qualche anno di realizzare prontamente un vaccino per ogni nuovo agente patogeno che dovesse comparire".

Secondo il prof. Marino il governo italiano ha fatto bene "a fidarsi dei proprio esperti e ad agire di conseguenza. L’Italia è fortunata a potersi avvalere di esperti capaci che nei loro diversi e specifici campi sono vere eccellenze".

Quanto alle diverse modalità di gestione della sanità che in Italia è affidata alle regioni, sottolinea Marino
che "è ingiusto che i livelli di efficienza del Sistema Sanitario Nazionale varino di Regione in Regione. Ogni persona presente nel nostro Paese, ovunque sia, dovrebbe avere accesso agli stessi standard di cura. Sappiamo che non è così e che troppo spesso la responsabilità dei disservizi e della mancata trasparenza in sanità è della politica".

Infine, un passaggio sulla questione del Forlanini di Roma: "quando lo visitai, anni fa, era già chiuso da tempo e in profondo abbandono. La vera questione è come sia stato possibile ridurre in quello stato una struttura monumentale al centro della capitale d’Italia. Certamente, non è una struttura che possa essere utilizzabile in 10 giorni", conclude Marino.

Lo comunica in una nota l'Ufficio Stampa del prof. Ignazio Marino.
 

Lascia un commento