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Caso Orlandi, Capaldo: “Il Vaticano promise di rivelare dove fosse il corpo di Emanuela”

Nuove scottanti dichiarazioni emergono dall’ex magistrato, il quale ha rivelato di aver conferito con due personaggi importanti del Vaticano

Giancarlo Capaldo

Giancarlo Capaldo

Sono passati ben trentotto anni da quel 22 giugno 1983, giorno in cui sparì sotto l’ombra del Vaticano la giovane Emanuela Orlandi. Dopo numerose ipotesi, ricerche, e presunti collegamenti addirittura con la Banda della Magliana, continuano a emergere nuovi retroscena legati alla scomparsa dell’allora quindicenne.

Nel corso dell’ultima puntata di Atlantide, condotta da Andrea Purgatori, in onda su La7, è stato intervistato l’ex procuratore di Roma, Giancarlo Capaldo, il quale ha rilasciato importanti rivelazioni sul caso.

“Due personaggi importanti del Vaticano chiedono di conferire con me”

“Dopo il caso della sepoltura di De Pedis (boss della Banda della Magliana la cui salma fu inizialmente tumulata nel cimitero del Verano per poi essere trasferita all’interno della cripta della Basilica di Sant’Apollinare, ndr), accade che io mi ritrovo a essere procuratore reggente di Roma. Chiedono di conferire con me due personaggi importanti del Vaticano. Siamo nel periodo de papato Ratzinger tra il 2011 e il 2012.

Le due figure vengono ricevute in procura e si lamentano con me perché il Vaticano è a loro avviso sottoposto a una sorta di discredito giornalistico per il suo presunto coinvolgimento nella vicenda Orlandi e nella sepoltura di De Pedis. Chiedevano che le indagini si concludessero al più presto andando così a risolvere il problema del Vaticano e del pericolo quindi di essere additato come bestia nera”.

“L’importante era ritrovare il corpo di Emanuela”

“Quindi – prosegue l’ex magistrato – per il Vaticano era importante riesumare il corpo dalla tomba per eliminare da Sant’Apollinare un cadavere troppo ingombrante. Gradiva quindi la riesumazione rapida di De Pedis. Feci loro presente che non era una priorità delle indagini perché era difficile immaginare che il corpo di Emanuela fosse nella stessa tomba di De Pedis, vista la distanza dei due episodi (’83 e ’90). L’importanza in questi casi però è che i parenti delle vittime trovino pace anche quando arrivano purtroppo ad avere il cadavere del proprio caro. Quello è un passaggio troppo importante e l’ho capito anche nelle mie indagini in Sud America sui desaparecidos“.

“Le die figure promisero di rivelare dove fosse il corpo”

“Le due persone presero atto così del mio punto di vista e si riservarono di sentire alcune persone più in alto nella gerarchia e di darmi una risposta. La risposta avvenne qualche settimana dopo e fu positiva. Per cui a quel punto aspettavo e speravo di trovare una soluzione e un passo avanti. La disponibilità del Vaticano era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza per arrivare a ritrovare il corpo di Emanuela Orlandi. Va da se, ma questa è una deduzione che ho fatto anche io in quel momento, che se dai questa disponibilità sei anche a conoscenza di dove sia il corpo. È però una deduzione che nasceva da quello che c’eravamo detti.

In quel momento storico in Vaticano c’era stato un cambiamento, nell’epoca di Ratzinger. Io poi termino la mia reggenza perché a capo della Procura viene nominato Giuseppe Pignatone (oggi presidente del Tribunale Vaticano, ndr) e dall’altra parte in Vaticano si iniziano una serie di grandi manovre o di scontri sotterranei, come è costume probabilmente in quel contesto, intorno a Papa Ratzinger. E sappiamo poi che Papa Ratzinger da lì a un anno neppure si dimetterà”.

Pietro Orlandi: “Convinto che Capaldo farà i nomi di queste persone”

 In seguito alle dichiarazioni scottanti di Capaldo, come fa sapere il Corriere della Sera, la famiglia Orlandi ha presentato richiesta ufficiale di interrogatorio dell’ex magistrato presso Promotore di Giustizia Vaticano e il Consiglio Superiore della Magistratura. Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, infatti, ha commentato: “Sono contento di questa posizione che ha preso il dottor Capaldo dopo tanti anni. Sono convinto che farà i passi giusti nelle sedi opportune e sono convinto che farà i nomi di queste persone perché così ci sarà finalmente qualcuno a fare giustizia a Emanuela“.

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