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Roma, chiusura totale: nessuno potrà stare sui marciapiedi | Dal 2026 la città cambierà volto

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Una decisione destinata a incidere su bar, ristoranti e locali: dal prossimo anno il sistema delle occupazioni di suolo pubblico sarà completamente riscritto.

A Roma sta per chiudersi definitivamente una stagione che per anni ha regolato in modo disomogeneo l’uso di dehors, tavolini e sedie negli spazi pubblici. A partire dal 1° gennaio 2026, i cosiddetti piani di massima occupabilità verranno superati quasi ovunque, lasciando spazio a un unico riferimento normativo: il nuovo regolamento comunale sull’occupazione di suolo pubblico.

Si tratta di un cambiamento strutturale che punta a rendere le regole più uniformi e trasparenti, mettendo fine a un sistema che nel tempo ha prodotto differenze marcate tra quartieri e situazioni difficilmente giustificabili. La scelta arriva dopo anni di applicazione di strumenti nati con l’obiettivo di tutelare lo spazio pubblico, ma che in molti casi hanno finito per creare squilibri.

Dal 2026, quindi, la gestione delle occupazioni sarà basata su criteri comuni e aggiornati, con l’obiettivo dichiarato di riportare ordine soprattutto nelle aree più congestionate della città.

Addio ai piani di massima occupabilità, restano solo alcune eccezioni

I piani di massima occupabilità erano strumenti che fissavano percentuali e limiti di utilizzo dello spazio pubblico, variabili da zona a zona. Dal prossimo anno, questi piani verranno cancellati nella quasi totalità del territorio cittadino. A restare in vigore saranno soltanto quelli previsti dalla delibera del 2006, approvata durante l’amministrazione Veltroni.

Queste regole continueranno ad applicarsi esclusivamente a 54 piazze e aree del centro storico, tutte comprese nel I Municipio. Si tratta di zone considerate particolarmente sensibili, che continueranno a godere di una tutela rafforzata, in aggiunta alle limitazioni già previste dal regolamento generale sull’occupazione di suolo pubblico.

Nel resto della città, invece, i piani di massima occupabilità non avranno più alcun valore dal 1° gennaio 2026. Questo passaggio dovrebbe rendere la gestione di tavolini e dehors meno frammentata e più coerente, eliminando differenze che negli anni hanno favorito situazioni di squilibrio tra operatori.

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Nuovo regolamento Osp e tempi di adeguamento per le attività

La cancellazione dei piani è stata stabilita tramite un emendamento approvato dall’Assemblea capitolina. Secondo l’assessora alle Attività produttive Monica Lucarelli, la misura consente di superare strumenti ormai superati che, in alcuni casi, hanno finito per favorire rendite di posizione. Il meccanismo, basato su percentuali massime per quartiere, ha spesso funzionato secondo la logica del “chi prima arriva, meglio alloggia”, consentendo a pochi soggetti di occupare una parte consistente degli spazi disponibili.

Con l’entrata in vigore del nuovo assetto, questo principio non sarà più applicabile. Tutti gli operatori dovranno fare riferimento esclusivamente al nuovo regolamento Osp, pensato per superare definitivamente le norme emergenziali introdotte durante il periodo del Covid-19 e per riportare ordine nel proliferare di arredi all’aperto, soprattutto nelle zone centrali.

L’emendamento stabilisce anche una scadenza precisa per l’adeguamento alle nuove regole. Le attività avranno tempo fino al 31 marzo 2026 per presentare la domanda di conformità. Chi non rispetterà questo termine decadrà automaticamente. Secondo Lucarelli, la proroga consente di accompagnare le imprese in modo graduale e di mettere fine alle incertezze legate alle precedenti ipotesi di proroga delle norme emergenziali fino al 2027.

Il nuovo regolamento divide la città in tre grandi zone, con ulteriori sottocategorie. L’area più tutelata è il sito Unesco, che comprende il tessuto dei Fori, i Colli dell’antico insediamento di Roma, il Tevere, il Circo Massimo e le Terme di Caracalla. Seguono i tessuti T1 (origine medievale), T2 (espansione rinascimentale) e T3 (aree ottocentesche e novecentesche all’interno delle mura aureliane). In tutti i casi, la superficie occupabile viene calcolata in base alle dimensioni interne del locale.

L’Assemblea capitolina ha inoltre recepito una sentenza del Tar del Lazio che, pur confermando l’impianto del regolamento, consente l’installazione di pedane anche nel sito Unesco, inizialmente vietate. L’autorizzazione, però, non sarà automatica: serviranno i pareri delle sovrintendenze e della Polizia Locale. Non un via libera generalizzato, ma una valutazione più flessibile, pensata per bilanciare le esigenze delle attività con la tutela del patrimonio storico.

Dal 2026, dunque, per dehors e tavolini di Roma si apre una nuova fase. Regole più chiare, meno eccezioni e un sistema pensato per riportare equilibrio tra spazio pubblico, decoro urbano e attività economiche.