Roma, il caso del Giulio Cesare riaccende il tema dell’educazione sesso-affettiva nelle scuole
Al liceo Giulio Cesare emerge la “lista degli stupri”: famiglie e studenti chiedono corsi di educazione sesso-affettiva e un intervento delle istituzioni
Il liceo Giulio Cesare torna al centro dell’attenzione dopo il ritrovamento della cosiddetta “lista degli stupri”, un episodio che ha turbato studenti e genitori e che ha riportato in primo piano la necessità di un intervento educativo serio e continuativo. Le famiglie delle otto ragazze e dell’unico ragazzo citati nell’elenco hanno chiesto subito un incontro con la preside Paola Senesi per avviare un percorso capace di affrontare il nodo culturale da cui, secondo molti, nasce un gesto tanto violento. L’obiettivo è chiaro: evitare che qualcosa di simile possa ripetersi e creare un ambiente scolastico più consapevole, dove il valore del consenso e del rispetto sia compreso da tutti.
Giulio Cesare, il caso che riporta l’attenzione sull’educazione sesso-affettiva
Le parole di M. T., madre di due studentesse coinvolte, hanno dato voce a una richiesta condivisa da gran parte dei genitori: “La scuola predisponga corsi di educazione sesso-affettiva per tutti, soprattutto per i ragazzi”. Una richiesta che arriva dopo anni segnati da episodi che, pur diversi, mostrano una fragilità evidente nella capacità di affrontare i temi della violenza di genere. Gli striscioni bruciati lo scorso anno in occasione del 25 novembre e i fogli della raccolta firme strappati quest’anno non sono considerati incidenti isolati, ma segnali di un malessere culturale che merita attenzione.
Gli stessi studenti lo hanno percepito. Molte ragazze hanno interpretato la comparsa dell’elenco come una minaccia diretta, non un semplice gesto vandalico. Matilde P., 16 anni, lo ha espresso con chiarezza: “L’ho vissuta come una minaccia scritta nero su bianco”. Un sentimento condiviso anche da altre studentesse citate nel testo, spesso attive nel dibattito scolastico e sui social, convinte che la mancanza di un percorso educativo strutturato lasci terreno fertile ad atteggiamenti machisti normalizzati.
Giulio Cesare, il caso e la mobilitazione di studenti e genitori
Dopo la denuncia sui social da parte del collettivo Zero Alibi, il cortile dell’istituto si è riempito di studenti decisi a far sentire la propria voce. Venerdì, dalla ricreazione in poi, centinaia di ragazzi si sono riuniti per chiedere un’azione immediata, sia sul piano educativo sia su quello disciplinare. “Serve individuare il responsabile ed espellerlo”, ha dichiarato Andrea R., una delle studentesse coinvolte, rifiutando l’idea che tutto possa essere liquidato come una goliardata.
La gestione iniziale dell’episodio da parte della dirigente non ha convinto tutti. Nella nota pubblicata sul sito della scuola, la preside Senesi ha definito l’accaduto «ottusi graffiti vandalici», una frase che molti hanno giudicato insufficiente rispetto alla gravità percepita. Da qui la richiesta dei genitori di un incontro formale, fissato per mercoledì, dove verrà valutata anche l’ipotesi di un esposto contro ignoti.
A livello istituzionale, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha parlato di «fatto da indagare e sanzionare duramente», mentre molte famiglie chiedono di accompagnare le eventuali misure disciplinari con un percorso educativo lungo e ben articolato, non limitato a un singolo ciclo di incontri.
Giulio Cesare, il caso e il sostegno delle istituzioni romane
Anche il Campidoglio intende seguire da vicino quanto accaduto. L’assessora alle Pari opportunità, Monica Lucarelli, ha annunciato la volontà di incontrare la scuola per capire come il Comune possa contribuire sia sul piano educativo sia su quello della prevenzione. Secondo l’assessora, è dai giovani che occorre ripartire per costruire una cultura del rispetto e della responsabilità.
La richiesta di introdurre corsi di educazione sesso-affettiva in modo stabile, sostenuta da genitori e studenti, viene considerata un punto di partenza indispensabile. Il percorso, sostengono le famiglie, deve coinvolgere figure competenti, affrontare il tema del consenso, analizzare la pervasività degli stereotipi e aiutare i ragazzi a comprendere il peso del linguaggio, dentro e fuori la scuola.
