Famiglia nel bosco, pubblicato il dossier su cos’hanno davvero trovato in quella casa | Solo adesso esce la verità sconvolgente
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La storia della famiglia che vive nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, riemerge dopo oltre un anno di verifiche, ispezioni e valutazioni discordanti. Tutto iniziò quando un’intossicazione da funghi costrinse i genitori e i tre figli al ricovero in ospedale: fu allora che il personale sanitario segnalò presunte condizioni igieniche non adeguate, avvisando carabinieri e servizi sociali. Da quel momento le visite al casolare si sono intensificate, dando vita a un fascicolo che oggi divide istituzioni, tecnici e opinione pubblica.
Secondo due relazioni redatte tra settembre e ottobre 2024, la situazione familiare sarebbe critica: si parla di presunto abbandono dei minori, di un’abitazione definita non salubre e di una presunta negligenza dei genitori, accusati di aver cresciuto i figli in isolamento e senza la necessaria assistenza sanitaria. Una ricostruzione severa, contestata dai legali della famiglia e da diversi testimoni che hanno fornito una versione molto diversa della realtà quotidiana.
Casa fatiscente o semplice casolare rurale? Le valutazioni tecniche a confronto
Le prime relazioni dei magistrati descrivono il casolare come un rudere pericolante, privo di collaudo statico e inadatto alla crescita dei minori. Tuttavia, una perizia tecnica presentata dalla difesa certifica che l’edificio è stabile e dotato di condizioni strutturali discrete, benché abbia bisogno di interventi agli impianti. Chi ha visitato la casa parla di un tipico casale di montagna in pietra: spartano, sì, ma non a rischio crollo.
Sul fronte dei servizi essenziali emergono contraddizioni simili. Le relazioni parlano di assenza di acqua e gas e di un rischio igienico elevato; il sopralluogo eseguito in difesa della famiglia descrive invece una casa piccola ma ben riscaldata grazie a stufa e camino, con temperatura intorno ai 22 gradi. L’acqua, pur non arrivando tramite acquedotto, proviene da un pozzo che la famiglia considera parte di una scelta di vita sostenibile. Segnalate criticità, certo, ma non tali da indicare un rischio sanitario immediato secondo chi ha effettuato la verifica.

Bagni, vaccini e scuola: i nodi più delicati del fascicolo
Uno dei punti più contestati riguarda il bagno: all’esterno, a secco, ritenuto inadeguato per bambini piccoli. La famiglia difende la scelta come ecologica e diffusa in molte zone rurali. È già stato presentato un progetto per realizzare un bagno interno, misura che gli esperti ritengono possa risolvere rapidamente la principale criticità igienica. Anche sul fronte sanitario gli elementi non coincidono. Secondo le relazioni iniziali i genitori avrebbero ostacolato gli accertamenti medici; la difesa replica che i figli risultano in buona salute e che mancherebbe solo un richiamo vaccinale. Una pediatra dei servizi sociali, in una comunicazione scritta, avrebbe confermato la crescita regolare dei minori.
Ancora più complesso il tema dell’istruzione. Il decreto parla di bambini privi di scuola, ma la documentazione ufficiale attesta che la famiglia pratica homeschooling, pienamente legale in Italia se accompagnato da verifiche annuali. La figlia maggiore ha superato con successo l’esame di terza elementare e per l’anno scolastico 2025-2026 la famiglia risulta regolarmente autorizzata all’istruzione parentale, come confermato dal Ministero dell’Istruzione. Resta aperta la questione della socializzazione: i servizi parlano di isolamento, mentre amici e vicini descrivono bambini socievoli, abituati a frequentare coetanei e attività del paese.
Adesso spetta ai giudici decidere se le carenze riscontrate, unite a una scelta di vita alternativa, configurino un reale pericolo per i minori o se si tratti di una valutazione eccessivamente severa da parte dei servizi sociali. Tra relazioni discordanti, testimonianze contrapposte e nodi interpretativi, il caso di Palmoli continua a interrogare il Paese sul difficile equilibrio tra tutela dell’infanzia e libertà familiare.
