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16ª Festa del Cinema di Roma – “Vitti d’Arte…”: i 90 anni di Monica Vitti alla festa di Roma nel bel film-tributo di Fabrizio Corallo

Un’asciutta tenerezza, e la consapevolezza di star celebrando una gigantessa del cinema, animano il film col quale Fabrizio Corallo, e con lui la Festa, omaggia questo italico mostro sacro

Monica Vitti

Monica Vitti

Sezione “Omaggi
VITTI D’ARTE, VITTI D’AMORE
documentario, Italia 2021, durata 80’. Regia: Fabrizio Corallo.

Il prossimo 3 novembre Monica Vitti compirà 90 anni. Ormai distante dagli schermi è presente nei nostri cuori oggi più che mai, quando la scena cinematografica continua a non darle eredi in grado di consolarci della sua lontananza.
Questo lo si è visto ieri sera, quando in una sala Petrassi piena piena pubblico e ospiti hanno tributato un prolungato applauso al film omaggio alla diva-antidiva dal femminismo gentile, ed un altro, caloroso, a Fabrizio Corallo regista di Vitti d’Arte, Vitti d’amore. Un’anteprima, vista la buona notizia che il film andrà in prima serata su Rai3 venerdì 5 novembre a celebrare questo compleanno.

Vitti per sempre

Vitti tosta, Vitti fragile; Vitti puntigliosa, Vitti generosa; Vitti disciplina, Vitti ribellione. Vitti drammatica, Vitti champagne: chi per età ha potuto seguire in diretta almeno parte della carriera di Monica Vitti ha sempre amato i personaggi da lei incarnati sul versante leggero, ed ammirato la sua capacità di dare spessore – su tutt’altro versante – a quelli problematici e inquieti della cosiddetta tetralogia esistenziale o “dell’incomunicabilità” legati alla figura di Michelangelo Antonioni.
La ammiravamo al tempo delle sue fortunatamente continue performance; tanto che ce ne eravamo abituati, era normale la sua bravura; oggi ci accorgiamo che non ci basta: i 30 anni trascorsi dall’ultimo film uscito, Scandalo segreto diretto proprio da lei nel 1990, non le hanno messo la sordina bensì hanno lavorato all’edificazione in vita del mito. E quanto è bella. La amano pure i giovani, che non erano nati quando uscivano i suoi film. Vitti è senza tempo.

Il film

Il film di Corallo ci ricorda che lei, unica donna, guadagnò sul campo i gradi che la insediano fra i “colonnelli” di quella lunga stagione d’oro della commedia italiana, a fianco a Sordi, Mastroianni, Gassman, Tognazzi e Manfredi. A questo proposito, viene ripescato dagli archivi televisivi un momento bello e curioso, direi emozionante, in cui tutti loro si ritrovano riuniti e intervistati insieme. Già quella vista ci commuove, ma poi parla Alberto Sordi – suo partner in titoli leggendari – che fa alla Vitti una dichiarazione d’amore. Potrebbe essere un gesto galante, un’uscita a beneficio dello spettacolo; ma la scelta delle parole, e l’espressione di Alberto nel pronunciarle, e un certo sguardo di lei che nell’ascoltarle si abbassa per un secondo, ci fanno chiedere se lì sia stato detto qualcosa di più profondo e intimo, ancorché platonico; e ci turbano.
Se le testimonianze di tanti colleghi ce ne restituiscono qui l’umanità, il colore, l’affidabilità, sul fronte dei critici sono particolarmente le parole di Valerio Caprara – mai di manica larga col nostro cinema – a metterne in luce ruolo e significatività nel panorama artistico del suo tempo.
E poi c’è la voce di Monica stessa. Non molti sanno che ha scritto due romanzi, Sette sottane e Il letto è una rosa; Corallo, sapientemente, ai molti frammenti di film e interviste presenti ne intercala dei brani.

Qualcosa di più di un documentario

Vastissimo il materiale raccolto, soprattutto presso Teche Rai, Mediaset e Archivio Luce; ben scelto nel vasto mare che fortunatamente abbiamo di lei; aggregato con intelligenza, arricchito di bei contributi e testimonianze, del passato e del presente. Grande il lavoro tecnico fatto sulla normalizzazione audio-video, indispensabile a rendere omogenei e nitidi spezzoni di qualità e grado di conservazione diversissimi; brillante il recupero e talvolta la creazione della pulizia del suono (voci in particolare) e la valorizzazione della sua corposità, affidati alla maniacale maestria di Stefano Di Fiore.


I documentari non sono fatti per emozionare; sono, come suggerisce il termine, documenti, fatti per conoscere e approfondire. Questo è di quelli che ci mettono qualcosa in più.

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