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Tv. E se a causa del Coronavirus, ci accorgiamo che per fare ascolti basta…

E che per ottenere rilevanti risultati di share, non ci fosse poi tutta questa necessità di ricorrere a conduttori strapagati milioni di euro…

E se per caso, involontariamente,a causa di una disgrazia di dimensioni planetarie come il Coronavirus, capace di coinvolgere drammaticamente il mondo intero, ci si rendesse conto che per ottenere rilevanti risultati di share, non ci fosse poi tutta questa necessità di ricorrere a conduttori strapagati milioni di euro, così come di proporre format costosissimi, in relazione ai quali spesso i ritorni economici non sono all’altezza delle esose somme sborsate per produrli. Se il mondo della televisione e i professionisti che le gravitano intorno, dovessero rendersi improvvisamente conto dell’innegabile realtà, secondo la quale per ottenere degli ottimi risultati di share, sia sufficiente una quotidiana e capillare informazione, capace di cavalcare l’onda del momento, specie se in una situazione di calamità mondiale, sicuramente il mercato televisivo subirebbe una giusta e automatica calmierazione. Assistiamo ultimamente ad una continua e quasi esclusiva messa in onda di talk televisivi sul coronavirus, al punto che alcuni programmi in onda da anni, subiscono addirittura la variazione del loro nome.

E’ il caso di Mattino 5, che negli ultimi giorni, oltre ad essere condotto da un giornalista di esperienza, Francesco Vecchi, che condurrà il format al posto della Panicucci, almeno fino a quando non sarà dichiarata la fine dello  stato di emergenza, ha visto variare il titolo originale del format in “Mattino 5 speciale coronavirus”. Alla fine, speriamo imminente di questa piaga mondiale , qualora gli strateghi della tv si accorgessero che per riuscire a calamitare l’attenzione di milioni di telespettatori non ci sia tutto questo bisogno assoluto di investire decine di milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di questo o di quel conduttore / conduttrice, ognuno dei quali ovviamente al pari degli allenatori di calcio, con il proprio staff lavorativo, facendo così lievitare costi già enormi, cosa potrebbe accadere? Analoga cosa potremmo dire per molti programmi che spesso nonostante le sinergie economiche profuse per le loro produzioni e messe in onda non rasentano neanche il minimo indispensabile in relazione alle aspettative di share.

Cosa dovrebbero augurarsi i produttori televisivi? Che ci siamo continue sciagure da dover raccontare e per le quali risulta sufficiente qualche collegamento via Skype al fine di ottenere risultati performanti senza dover investire nulla o quasi, oppure auspicarsi che ci sia un totale rinnovamento di addetti ali lavori e sopratutto di idee, al punto di poter produrre e sfornare spettacoli e programmi di buon livello a costi congrui con ottimi risultati. Siamo sicuri che potrebbe non essere così difficoltoso, specie se si concedesse fiducia non solo ai soliti noti.

di Marco Vittiglio, giornalista, critico televisivo

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