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Roma strizza l’occhio a Duchamp

Il degrado brulica d’arte “incompresa”

A Roma l'arte è cambiata anche se il Colosseo non si è mosso e il Cupolone ancora irraggia della sua solenne santità. Ce ne rendiamo conto solo osservando alcuni fenomeni come farebbe Sgarbi, aguzzando spirito critico e irriverenza, virtù capaci di afferrare e intendere i nuovi linguaggi della realtà.

Sono i collassanti spaccati sociali della Capitale a raccontarsi in nuovi modi, come quelli da cui proviene l’uomo senza fissa dimora che ieri si è esibito in un bidet live all’aperto, con vista Palazzo delle Esposizioni, vittimizzando un nasone. Il pubblico, diviso a metà, tra disgusto e divertimento.

La performance in questione, solo una tra le tante di cui si può fruire aggirandosi per l’Urbe, sembra strizzare l’occhio al compianto Marcel Duchamp, scomparso da oltre un secolo, e alla rifunzionalizzazione artistica dettata dal ready-made. Tramite la rifunzionalizzazione, ovvero il posizionamento dell’oggetto in una situazione diversa da quella di utilizzo, è possibile fare di questo un’opera d’arte. Si pensi quindi alla latrina capovolta che l’artista intitolerà “Fontana”.

Ecco, ripensando all’uomo del bidet, così come Duchamp, costui ha esplicitamente rifunzionalizzato un segmento di città facendone il suo bagno. Roma è un cesso, il sotto testo, artisticamente parlando… S’intende…

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