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Roma. Ribadito il no del Comune sui 18 milioni: bilancio AMA da rifare

Lo scontro è sul credito vantato dalla municipalizzata. Si rischia la crisi finanziaria e il fermo delle attività

Finora era una discussione in corso: con posizioni contrapposte ma, almeno in teoria, qualche margine di accomodamento. Adesso siamo alla rottura totale.

In base a quanto riferito dall’Agenzia Dire, il Comune di Roma ha inviato al cda di AMA una lettera ufficiale, firmata dal dg di Roma Capitale, Franco Giampaoletti, nella quale si rigetta in via definitiva il credito di 18 milioni vantato dalla municipalizzata per lavori cimiteriali. Intimando, perciò, di riformulare il bilancio. Che, come abbiamo già spiegato pochi giorni fa, è stato dapprima approvato nel marzo scorso e poi bloccato a causa del dissidio sulla fondatezza del suddetto credito.

La diatriba, per chi non conosca e accetti la logica delle holding, sconfina nella follia. Il Comune di Roma, infatti, è l’unico socio di AMA, per cui il problema è tutto interno. Se la municipalizzata non fosse un’azienda a sé, che nel 2000 è stata costituita come Società per Azioni, si tratterebbe di una mera questione di qualificazione contabile: il “Dipartimento AMA” ha svolto determinate attività e i relativi costi vengono inseriti nel bilancio complessivo. Anziché un debito con un soggetto esterno, sarebbero delle spese come tutte le altre.

Questo per dire, e per chiarire, che si tratta palesemente di una guerra intestina tra i rispettivi amministratori. Una guerra che, essendo nell’ambito di enti pubblici, è di natura politica. Nel mirino c’è il presidente e ad di AMA, Lorenzo Bagnacani, e l’obiettivo è metterlo con le spalle al muro: o si adegua all’ultimatum della Giunta, oppure va dritto dritto incontro alla destituzione. Stante che il proprietario unico di AMA è il Comune di Roma, altre possibilità non ci sono. Esclusi, si intende, i più che probabili strascichi legali successivi.

Stop bilancio AMA: a cosa andiamo incontro

Al di là delle sottigliezze societarie, comunque, ciò che interessa di più i romani sono le ripercussioni di una rottura definitiva. La mancata ratifica del bilancio di AMA da parte del Comune innesca una spirale di effetti negativi. E sostanziali. Sorvolando per un momento sui profili tributari (ritardi e inadempienze nel deposito del bilancio e nell’inoltro della dichiarazione dei redditi), l’aspetto più critico è quello finanziario. Attualmente le banche hanno prorogato le linee di credito fino al 10 dicembre, ma se decidessero di non concedere un ulteriore rinnovo la situazione precipiterebbe. Mettendo ad altissimo rischio i rapporti con i fornitori e compromettendo, per mancanza di liquidità, il pagamento degli stipendi.

I sindacati, fatalmente, fanno il loro mestiere e hanno già preannunciato due giorni di sciopero, per il 6 e il 7 dicembre. Considerato che subito dopo ci sono due festività, l’Immacolata Concezione e una domenica, significherebbe uno stop prolungato nella raccolta dei rifiuti, che già in condizioni normali non va proprio benissimo.

Ribadiamolo: a essere sbagliata è la logica delle holding pubbliche in cui il proprietario è unico. Gli sdoppiamenti giuridici diventano il presupposto di questi cortocircuiti. E la schizofrenia si abbatte sui cittadini.

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