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Ratzinger stavolta non cede: no ai preti sposati, “Celibato indispensabile”

Le posizioni diverse del Papa in carica e di quello emerito si scontrano sul celibato

papa bergoglio e papa ratzinger

Bergoglio e Papa Benedetto XVI

Le ultime indagini statistiche ci raccontano di un clero in drastica diminuzione e di sacerdoti sempre più anziani, una vera crisi numerica quella che negli ultimi decenni vede estinguersi i pastori delle nostre parrocchie. Probabilmente anche per questo, oltre che per una certa vocazione riformista, Papa Francesco ha proposto di aprire le porte della Chiesa anche a coloro che sentono una vocazione verso Dio, ma non vogliono rinunciare alla famiglia.

Il sinodo sull’Amazzonia svoltosi in Vaticano aveva dato il suo sì ai preti sposati, fissando però che il celibato sarebbe rimasto il migliore e auspicabile “Dono di Dio”. Quasi duecento padri avevano in questa occasione aperto la possibilità di prendere i voti anche ai viri probati, uomini sposati che diventano preti senza lasciare la loro famiglia.

Oggi, 13 dicembre, arriva invece dal più austero Papa emerito Joseph Ratzinger il rifiuto del celibato che in un libro scritto a quattro mani con il cardinale Sarah, dal titolo “Dal prondo dei nostri cuori” definisce “Indispensabile” e scrive “Non posso tacere: no a compromessi”. Papa Benedetto XVI motiva questa sua posizione dicendo che il celibato “ha grande significato, necessario perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita”. E inoltre “Si può dire che, l’astienza sessuale, che era funzionale, si è trasformata in un’astinenza ontologica“, ossia nel linguagio filosofico e teologico, un’astinenza dai piaceri e dalle tentazioni mondane di tutta l’essenza e l’essere della persona che ha deciso di servire Dio.

Il voto di castità, ricordiamo, nasce dal principio secondo il quale, per amare tutti gli uomini, fratelli nel Signore, occorre non amarne nessuno più degli altri. Gli altri due voti suggeriti nel Vangelo sono la povertà e l’obbedienza. San Paolo apostolo scrisse nella prima epistola ai Corinzi che la castità è da preferirsi, ma laddove invece la persona arde di desiderio, conviene scegliere il matrimonio. Insomma, l’astinenza è superiore, èerché consente di concentrare ed elevare tutte le proprie forze, pensieri ed emozioni a Dio, ma laddove ogni sforzo di continenza fosse vano, è allora meglio accettarlo e prendere moglie. La castità non è propriamente il celibrato e non vanno confusi.

Cosa ne pensate? preti sposati o celibato? 

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