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Raffaello, il Parmigianino e Barocci ai Musei Capitolini

La mostra, dal titolo “Raffaello, Parmigianino e Barocci: metafore dello sguardo”, prende spunto da un confronto a distanza che due artisti vissuti in epoche e luoghi diversi, instaurarono nei confronti di Raffaello

"Di natura gentile" e dotato di "ornamento bellissimo", così appariva agli occhi dello storico dell'arte Giorgio Vasari (1511 – 1574), Raffaello Sanzio, l'artista nato ad Urbino nel 1480, maestro nella pittura , nel disegno, nella scultura e architettura. Urbino in quel periodo era un centro artistico di primaria importanza, che irradiava in Italia e in Europa gli ideali del Rinascimento. Il volto efebico dell'Urbinate, dai tratti aggraziati e dallo sguardo etereo, risponde a certi canoni che ben convivono con un contesto culturale particolarmente attento all'immagine intesa come specchio di virtù interiori. Nel Cinquecento Raffaello assurge a modello ideale di artista fornito tanto di rare qualità estetiche quanto di altre doti morali e indiscusse abilità artistiche. A Palazzo Caffarelli, nei Musei Capitolini, è stata allestita un'interessante esposizione che vuole presentare Raffaello attraverso gli occhi di due suoi colleghi, Francesco Mazzola, detto il "Parmigianino" e Federico Barocci, l'uno più giovane di una generazione e l'altro attivo nella seconda metà del Cinquecento, ricordati nelle testimonianze cinque – seicentesche come eredi di Raffaello e reputati tra i più magistrali disegnatori della loro epoca.

La mostra, dal titolo "Raffaello, Parmigianino e Barocci: metafore dello sguardo", prende spunto da un confronto a distanza che due artisti vissuti in epoche e luoghi diversi, instaurarono nei confronti di Raffaello. Il Parmigianino, descritto come Raphael Redivivus, in quanto si diceva essere "trasmigrata" in lui l'anima dell'Urbinate, attraverso la sua originale ricerca artistica si trasforma in un alter Raphael; Barocci declina l'eredità raffaellesca, dovuta alla comune provenienza urbinate, in una sintesi tra tradizioni culturali diverse. Fonti e opere in mostra illustrano sguardi incrociati: quello degli autori antichi sui tre artisti e quelli di Francesco Mazzola e Federico Barocci verso Raffaello. Ad essi si aggiunge lo sguardo dell'artista sulla sua opera, considerata come specchio di se stesso. Oltre a disegni e stampe provenienti dai musei italiani, la maggior parte dagli Uffizi di Firenze, ed europei – Londra, Amsterdan, Francoforte, Vienna, Chatsworth – sono esposti 10 antichi volumi sulle arti della pittura, scultura e architettura e sulle vite dei pittori, scultori e architetti del tempo, dove risaltano i nomi eccellenti dei protagonisti della mostra. Da non perdere, inoltre, l'incisione a bulino "Melancholia I" (1514) di Albrecht Durer, considerato il massimo esponente della pittura tedesca del rinascimento, opera proveniente dal British Museum di Londra. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e Sport, in collaborazione con il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, a cura della Dott.ssa Marzia Faietti – Organizzazione: Associazione Culturale Metamorfosi e Zètema Progetto e Cultura, fino al 10 gennaio 2016, Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli, tutti i giorni dalle 9:30 alle 19:30.

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