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Ostia e spiagge del Lazio: stagione fiacca e i bagnini vogliono essere pubblici ufficiali

I bagnini chiedono l’equiparazione a pubblici ufficiali, simile a quella prevista per gli ausiliari del traffico

Spiaggia, Lido di Ostia (Dal sito del Comune di Roma)

Spiaggia, Lido di Ostia (Dal sito del Comune di Roma)

Negli stabilimenti balneari del litorale laziale si registra una stagione segnata da flessione: secondo il Sindacato Italiano Balneari (Sib) di Tarquinia, il calo delle presenze a luglio nei lidi è stato intorno al 20 %, con località come Montalto di Castro ancora più penalizzate. L’analisi di Marzia Marzoli, presidente del Sib Lazio, raccolta dal Corriere della Sera, fotografa una realtà divisa: un giugno sorprendentemente positivo, un luglio frustato dal meteo capriccioso — vento, pioggia, mare agitato — e un agosto vissuto da molti come “tutto esaurito” fisicamente, ma ridotto nei consumi.

Il caro-vita che cambia le abitudini

Dietro il calo dei flussi balneari si nasconde la stretta nei bilanci familiari: meno aperitivi, meno consumi, e un’imprenditoria balneare a corto di margini per pagare baristi, cuochi o addetti alle pulizie. Il drastico ridursi del “giro d’affari” ha alterato lo scontrino medio: molti ospiti preferiscono portare il pranzo da casa o ordinare un’insalatona, privilegiando il contenimento delle spese. In alcune località, come Sperlonga o San Felice Circeo, i clienti si orientano verso scelte più discrete, abbonamenti o prenotazioni ridotte, mentre le spiagge libere restano affollate solo nei fine settimana.

Non è una crisi, ma un cambiamento del modello di vacanza

Secondo la Federbalneari: “Gli italiani riducono i soggiorni lunghi, frammentando le vacanze in weekend o “mordi e fuggi”. Le destinazioni apprezzate oggi non sono solo il mare, ma anche montagna, laghi, città d’arte o estero. Il mare rimane meta privilegiata, ma vissuta con tempi diversificati. Inoltre, nonostante i costi di gestione siano lievitati, i prezzi per i clienti sono cresciuti moderatamente: circa il 20 % in more di 13 anni, contro un’inflazione post-Covid ben più elevata”.

I bagnini chiedono riconoscimento come pubblici ufficiali

La tensione crescente di questa stagione balneare non è fatta solo di numeri in contrazione e consumi ridotti: sul litorale romano – e in molte altre realtà costiere – emerge con forza la voce dei bagnini, che reclamano non solo migliori condizioni di lavoro ma anche un riconoscimento istituzionale della loro funzione. Attualmente, come chiarisce la normativa italiana, il bagnino di salvataggio è un esercente di servizio di pubblica necessità ai sensi dell’art. 359 del Codice Penale, ma non è né pubblico ufficiale, né incaricato di pubblico servizio: un vuoto giuridico che espone pesantemente questi operatori sul piano civile e penale.

I bagnini chiedono l’equiparazione a pubblici ufficiali, simile a quella prevista per gli ausiliari del traffico, con l’obiettivo di garantire protezione e responsabilità differenziata.

Questa rivendicazione non è isolata: lo scorso 9 agosto a Rimini circa cento bagnini hanno marciato lungo la battigia – indossando magliette e bandiere rosse, simbolo del loro ruolo – per chiedere più sicurezza e dignità. Una manifestazione simbolica ma carica di significato: volevano attirare l’attenzione su condizioni di lavoro insostenibili, come turni estesi, carenza di personale e pause pranzo negate, sottolineando che la sorveglianza sulle spiagge non può comprimersi sotto il ricatto della precarietà