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Orphans, la spietata ma divertente “Utopia” urbana di Dennis Kelly

Fino al 3 marzo il capolavoro di Dennis Kelly, portato in scena da Monica Nappo, Lino Musella e Paolo Mazzarelli per la regia di Tommaso Pitta

Un'occasione imperdibile per i fan di Dennis Kelly l’adattamento di “Orphans”, in programmazione fino al 3 marzo al teatro Eliseo. Kelly, drammaturgo oltreché sceneggiatore cinematografico e televisivo britannico noto al grande pubblico soprattutto per la geniale follia di Utopia, serie televisiva britannica diventata ormai oggetto di culto, ha confezionato un complesso gioco a incastro che trascina lo spettatore in quella zona grigia dove gli ideali incontrano i pregiudizi, smontando pezzo per pezzo, attraverso le angosce crescenti dei tre protagonisti di questo atto unico, la fragile architettura del perbuonismo sociale.

E non a caso è un omaggio al testo quello di Paolo Mazzarelli (Danny) al termine dello spettacolo: “Penso che in questo momento si possa ripartire solo dalla drammaturgia, dalla scrittura e dalle idee che nella scrittura sono comprese. Questo testo è un capolavoro, che parla del presente in modo straordinario e pone domande del presente in modo spietato ma anche divertente e non moralista. Per questo penso che anche solo per il testo questa opera meriti di essere vista”.

Spietato senza dubbio. La regia di Tommaso Pitta trasforma questa discesa nell’abisso in una matrioska, ruotando la scena per creare scenari uguali ma diversi, ciascuno per ogni livello di consapevolezza di Helen (Monica Nappo) e Danny, tipica coppia piccolo-borghese alle prese con quell’omaggio alla normalità che è il rito serale della cena, interrotto dall’irrompere in casa di Liam (Lino Musella), fratello di Helen, coperto di sangue e in stato di shock. Vero omaggio all' “unknown” pinteriano e primo passo verso una catena di verità cadenzate dalle giustificazioni che di volta in volta Liam farfuglierà per spiegare alla sorella e al cognato perché ha bisogno del loro aiuto. Motivazioni sempre diverse e che, ad ogni cambio di scena, sempre più inquietanti. E a ogni scenario la reazione di Helen e Danny cambia, sgretolando etiche, ideali, certezze e soprattutto incertezze. Ridisegnando il concetto stesso di “società” dall'utopica entità universale a cerchia tribale. “Al giorno d’oggi il mondo è ridotto esattamente così: chi conosciamo e chi non conosciamo. Mi dispiace” dirà Helen a un attonito Danny.

Uno schiaffo agli ideali, alle morali che sono però anche quelle dello spettatore, obbligato a guardarsi dentro, a riflettere su quanto lui sia disposto a fare, o a non fare, per mantenere la sua normalità, per proteggere gli strati esterni della propria matrioska al cui livello ultimo potrebbe anche albergare qualcosa che neanche lui sa di avere. Cosa c’è, per dirla con Pinter, oltre il conosciuto e l’ignoto?

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